Il primo passo nella ricerca di un lavoro – e sicuramente anche il più delicato – è la stesura del curriculum vitae. Ecco i consigli di un autorevole esperto.
La foto la metto oppure no? Meglio essere sintetici o allungare il brodo? È utile allegare anche una lettera di presentazione? Quando si tratta di scrivere o aggiornare il proprio curriculum vitae, i dubbi fioccano. Naturalmente l’obiettivo di ogni lavoratore, o aspirante tale, è quello di redigere un documento che sia in grado di distinguersi dagli altri, magari senza esagerare, per avere maggiori probabilità di fare centro. Almeno nella prima fase della selezione, infatti, colpire nel segno e farsi notare è fondamentale.
Quali sono i trucchi e i metodi per scrivere un curriculum vitae che possa avere ottime probabilità di successo? Quando si tratta di redigere un curriculum, occorre innanzitutto avere ben chiaro in testa gli errori da evitare. L’elenco è lungo, ma i principali sono tre. Ecco le “dritte” di un esperto come Nolan Church, ex reclutatore di Google.
Secondo Nolan Church, il primo errore da evitare è la prolissità. “La cosa numero 1 che non voglio vedere su un curriculum sono sicuramente i blocchi di testo“, dice l’esperto. O meglio, “flussi infiniti di testo che hanno molte parole ma pochi contenuti“. Sì invece ai punti elenco per ogni titolo di lavoro, per esempio.
Ma ogni punto elenco dovrebbe essere costituito solo da una frase che spiega il succo del ruolo rivestito. E invece in molti continuano a scrivere 3-4 frasi per esperienza di lavoro, osserva Church, che ora è CEO del recruiter di talenti Continuum. Ciò dimostra che “non si ha la capacità di articolare rapidamente ciò che si è fatto“, il che è fondamentale in un mondo di comunicazione testuale H/24.
Ci sono altre “red flags” nella stesura del curriculum che potrebbero compromettere il buon esito di un processo di selezione. Church è un pignolo sulla grammatica e crede che tutti dovrebbero esserlo. “È facilissimo usare strumenti come ChatGPT“, dice, per ripulire eventuali errori di battitura, punteggiatura errata, frasi ripetute e così via.
Questi strumenti sono gratuiti e dovrebbero essere usati regolarmente per assicurarsi che il curriculum sia privo di errori. Altrimenti, il candidato darà l’impressione di essere una persona sciatta, pigra e imprecisa. Secondo Church è utile anche far leggere il proprio curriculum ad altre persone prima di inviarlo. “Fondamentalmente credo che almeno 5 persone dovrebbero dare un feedback, ma so sono 10 è ancora meglio“, dice. Rivolgiamoci ad amici e colleghi puntigliosi, in grado di individuare errori anche “veniali”. Per Church, un curriculum con errori è sinonimo di “mancanza di attenzione ai dettagli“, dice. “È forse la cosa che mi dà più fastidio“.
Un’altra cosa da evitare, secondo Church, sono le “esperienze brevi senza spiegazione“. Spieghiamoci meglio: se abbiamo svolto un dato lavoro per meno di un anno, dovremmo anche esplicitare per quale motivo. Le ragioni possono essere naturalmente le più svariate, ma dobbiamo farvi almeno un cenno. Soprattutto se il lavoro non è durato per cause indipendenti dalla nostra volontà.
Magari l’azienda è fallita o, perché no, ci siamo accorti che un certo ruolo non era adatto a noi. Senza una spiegazione di ciò che è successo, chi legge il CV ha “l’impressione che il candidato non si si impegni abbastanza nel lungo termine“. Basta una frase stringata, del tipo: “Lasciato a causa della riduzione del personale“.
Church critica anche i CV con “interruzioni inspiegabili tra i ruoli“. I periodi di “vuoto” tra un’occupazione e l’altra richiedono una spiegazione. “In realtà penso che le pause siano fantastiche“, dice. “Ma voglio sapere cosa hai fatto“. Supponiamo che il candidato si sia preso una pausa di un anno tra un ruolo e l’altro per seguire uno o più corsi o per viaggiare. In quel caso, è opportuno scrivere “interruzione della carriera” come se fosse il titolo di una mansione, specificare la durata di quella pausa e dare qualche indicazione su quel che si è fatto in quel periodo.
Insomma, bisogna dare un’idea di come ci si sia arricchiti anche durante il proprio tempo libero. “Mi sforzo di lavorare con persone che migliorano costantemente se stesse “, dice Church. Quindi usa il CV per spiegare se e come hai migliorato in qualche modo la tua cultura o le tue abilità. Se c’è un evidente gap di carriera e “non mi dici nulla” sul perché, “posso presumere che tu abbia giocato ai videogiochi per tre anni“, conclude.
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