Comunicare in famiglia non sempre è facile: a volte bisogna ‘spingere’ un po’ la mano, ecco perché vogliamo svelarvi 5 trucchi comunicativi super efficaci!
La famiglia è il cuore pulsante del nostro carattere, o meglio, di ciò che è diventato nel momento in cui siamo cresciuti. Nella stragrande maggioranza delle volte, ciò che siamo diventati in età adulta ha dipeso e dipende ancora ad oggi in base al modo in cui siamo stati educati, ma anche nelle modalità comunicative del rapporto interpersonale tra genitori-figli.
Sarebbe impossibile classificarle tutte, poiché non esiste una famiglia tipo e anzi, non dovrebbero affatto sussistere. Tuttavia è indubbio come le nuove generazioni in particolar modo, trovino sempre più difficoltà a comunicare con i parenti. Che siano essi madre o padre, nonni, zii o fratelli. Certamente una buona parte di responsabilità va data agli smartphone e all’uso spropositato dei social, eppure non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Specialmente in un’età evolutiva importante adolescenziale, imparare a comunicare meglio con la propria famiglia farà sì che, a nostra volta, si possa costruire un rapporto sano con quella che sarà un domani la nostra stessa famiglia, o ancor di più, nel caso in cui si viva già in un contesto familiare costruito da noi stessi. Ecco perché oggi vogliamo svelarvi 5 trucchi comunicativi facili, d’impatto, anche divertenti per fondersi ancor di più tra familiari, anche se ovviamente rimangono semplici nozioni basilari. Ma scopriamoli subito insieme!
I trucchi migliori per imparare a comunicare in famiglia: non solo conversazione, ma anche ‘trasformazione’
Nell’ottica di comunicazione familiare si potrebbero scrivere trattati su trattati, e nella maggior parte dei casi nessuna regola potrebbe funzionare. Diciamo volutamente potrebbe poiché se, da una parte, troviamo alcune ‘nozioni‘ basilari e generali, da tutt’altra parte troviamo invece schemi per nulla pre-impostati, anzi, personalizzati e che seguono una scia unica.
Un nucleo familiare trova sempre difficoltà, o meglio dire, trova spesso incapacità nella gestione dei rapporti, sia con figli in età adolescenziale, sia con figli in età adulta, che si interfacciano con il mondo del lavoro, delle tasse, dell’amore e così via. Nonostante(rullo di tamburi) la famiglia della Mulino Bianco sia già oltrepassata da tempo, possiamo comunque affermare che un equilibrio lo si possa trovare.
Ognuno di noi vive i rapporti con madre, padre ed eventuali fratelli secondo ciò che ci è stato insegnato, eppure esistono alcune(se così vogliamo chiamarle) tecniche per imparare a condurre conversazioni sane, specialmente nel caso in cui negli ultimi periodi gli scontri siano più degli incontri. Scopriamoli insieme di seguito!
Imparare a mettere da parte il giudizio
Sembra scontato, ma non lo è affatto e mai abbastanza: per imparare a conversare con i nostri figli e i nostri genitori c‘è bisogno di allenarsi al ‘non pregiudizio‘. Facciamo un esempio pratico: se mamma e papà sono nati e cresciuti in un contesto poco diplomatico, composto a loro volta da padri padroni, con relazioni rigide e fredde, credere di poter ottenere qualcosa di diametralmente opposto è assurdo. Può sembrare un archetipo costruito, ma non lo è affatto.
Per iniziare una conversazione sana dobbiamo porci non solo dall’altra parte, ma ‘sull’altra parte‘. Fondamentale diremmo, quasi primordiale. Se io mi impegno a considerare il punto di vista altrui posso farlo mio pur non appoggiandolo. Le idee possono rimanere tali, ma allo stesso tempo possiamo instaurare un rapporto in cui ci si riconosca per quello che siamo. Questo è di vitale importanza e sopravvivenza.
Sforzarsi di riconoscere l’altro come ‘amico’
Sarà capitato a tutti noi, almeno una volta nella vita, di considerare un nostro familiare spesso un ‘nemico‘. Parola forte, che tuttavia può farci comprendere lo stato d’animo provato. La famiglia è composta principalmente da persone, con un loro vissuto passato, con una storia definita ed in continua evoluzione, pertanto imparare a vedere una mamma o un papà come ‘amici‘ a cui far capire il nostro punto di vista è quanto mai importante.
Potremmo anche non ottenere i risultati sperati, sia chiaro. Spesso i genitori non riescono a capire il nostro punto di vista, ciononostante non è scritto su nessun papiro antico che non possano apprezzare lo sforzo nel comprenderli, così come a loro volta sforzarsi di farlo nei nostri confronti.
Giocare al ‘gioco delle parti’
Anche in questo caso può sembrare banale, un atto fatto, ma può essere di grande aiuto. Giocare allo scambio dei ruoli, soprattutto in età adolescenziale, garantisce la comprensione di alcuni ‘No‘, di alcuni ‘Devo decidere‘, così come al contrario, anche noi più adulti potremmo imparare a comprendere meglio richieste da parte dei figli che consideriamo folli, incomprensibili, automaticamente negative.
Lasciamo invece che sia il gioco stesso a condurre le dinamiche, impostiamo una modalità scherzosa. Questo non solo garantisce genuinità nei rapporti, ma possiamo garantirvelo, inconsciamente avvicina e rafforza i rapporti.
Creare le proprie regole
Come dicevamo, ogni famiglia costruisce e costituisce il proprio nucleo secondo norme personalizzate, eppure a volte queste possono essere comprese male o peggio, del tutto rifiutate. Ecco perché potrebbe tornare utile l’ipotesi di costruire con i propri figli delle regole, anche nel caso in cui siano adulti e condividano con voi lo stesso tetto.
Ponendosi in un atteggiamento di reciprocità, si crea automaticamente un ponte tra ciò che noi pensiamo sia giusto e ciò che per loro sia altrettanto. Questo non vale solo per i figli, ma anche per le nostre mamme, i nostri papà, i nostri fratelli o i parenti che frequentiamo più spesso. Legittimiamo ciò che secondo il nostro punto di vista sia consono e discutiamolo con l’altra parte, trovando infine un compromesso e una ‘regola‘ familiare.
Lasciamoci guidare da chi non capiamo
Sembra sempre più facile opporsi a ciò che ci risulta difficile comprendere, rispetto al contrario. Ma il segreto per una buona comunicazione familiare sta proprio qui: imparare a vedersi negli occhi degli altri, provare a vivere un po’ i panni di chi al momento ci sta facendo intuire ‘Non riesco a comunicare con te‘. Tale discorso può essere in realtà applicato a qualsiasi età, in qualsiasi famiglia e in qualsiasi nucleo.
Pensiamo ad esempio a tutti i genitori ormai nonni che, involontariamente, si intromettono nell’educazione dei nostri stessi figli. A lungo andare questo può creare attriti, discussioni e rotture. Lasciarsi guidare invece dal punto di vista che ci risulta lontano può non solo insegnarci qualcosa di nuovo, ma anche creare complicità. In fondo, il senso stesso della famiglia è proprio questo: la capacità di tenersi legati nonostante la diversità, ritrovandoci complici in un mare di caratteri diversi.