Abbandonare gli animali non è solo una pratica disdicevole, è anche un reato per il quale è previsto il carcere.
Quando si decide di accogliere in casa propria un animale da compagnia o domestico, lo si deve fare con la consapevolezza che questa è una decisione che può impattare sulla propria vita. La cura e la gestione di un animale domestico comporta dei sacrifici, degli obblighi e delle responsabilità ben precise. Dunque è necessario che prima di prendere in custodia un cucciolo di cane o di gatto si sia consapevoli che la loro vita dipende da voi e che ci sono delle leggi che tutelano i diritti di questi animali.
Per legge chi adotta un animale domestico deve occuparsi dei vaccini, delle spese veterinarie, della nutrizione, della riproduzione e di fornire delle condizioni di vita adeguate alle sue necessità. In tal senso l’obbligatorietà di impiantare il chip nell’animale è una tutela in più nei confronti di questi amici a quattro zampe e anche nei confronti della comunità stessa. Grazie al chip è infatti possibile risalire al proprietario dell’animale e dunque punire comportamenti illegali come l’abbandono.
L’abbandono degli animali può costituire un pericolo per la comunità
Bisogna infatti sapere che abbandonare un animale domestico non è solamente un atto disdicevole e unanimemente disprezzato, è una violazione della legge che consiste nel commettere un reato penale. Qualora dunque vi doveste macchiare di un simile reato potreste anche essere condannati a scontare una pena in carcere. Tale misura è stata presa proprio allo scopo di ridurre il fenomeno degli abbandoni – specialmente quelli dei cani – che comporta una serie di problematiche non solo per gli animali, ma anche per la comunità in cui si vive.
Va considerato, infatti, che l’animale abbandonato è costretto al randagismo e dunque a procacciarsi il cibo. Finché si trova da solo, cercherà di farsi “adottare” dalla gente che si trova in zona, ma nel caso in cui dovesse fare branco potrebbe costituire un problema di sicurezza. I cani in branco possono essere aggressivi, specialmente se affamati, e costituire dunque un problema per i residenti della zona che hanno deciso di occupare. Va anche considerato che la presenza di un cane libero di circolare in strada può anche causare incidenti stradali letali per l’animale e per gli automobilisti.
Cosa prevede la legge
Il reato di abbandono è sancito dalla legge 727 del Codice Penale, la quale recita: “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro“. La decisione in tal senso parte dalla considerazione del sentimento umano e dunque dal disprezzo di ogni forma di violenza e maltrattamento.
Nella società odierna infatti, grazie all’evoluzione dei costumi e delle istanze sociali, risulta necessario offrire un diritto di tutela agli animali in caso di abbandono, maltrattamenti e uccisioni gratuite, visto che si tratta di esseri viventi capaci di reagire e percepire il dolore. Chiunque oggi è dunque concorde con quanto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’animale che al comma 6 stabilisce che l’abbandono è un atto crudele e degradante.
La legge n.189 del 20 luglio 2004, aggiunge inoltre che chi si macchia di abbandono non commette solo lo specifico reato penale, ma potrebbe anche rendersi colpevole di omicidio colposo. Questo perché in seguito al reato commesso, l’animale potrebbe involontariamente causare un incidente stradale mortale.
Al fine di scongiurare una simile eventualità, il Ministero della Salute ha stabilito anche che il proprietario di un animale domestico deve: “Compiere un’attenta gestione della vita riproduttiva del proprio animale, per non incrementare il numero degli abbandoni determinati da cucciolate indesiderate e di difficile collocazione”.
Chi possiede un cane o un gatto ed ha vissuto la gravidanza di questi animali sa che non è possibile stabilire il numero esatto dei cuccioli che nasceranno, dunque non può sapere con certezza se sarà in grado di occuparsi di tutte le nuove vite. Con attenta gestione, dunque, s’intende che prima di far riprodurre un animale bisogna essere certi di poter accogliere tutti i cuccioli, o alternativamente provvedere alla sterilizzazione per evitare gravidanze indesiderate.
Quando si commette abbandono
Potrebbe sembrare una cosa scontata, ma ci sono stati dei casi in cui è stato necessario l’intervento del giudice per stabilire che si trattasse effettivamente di abbandono. Una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito ad esempio che consiste in abbandono anche il lasciare in custodia gli animali a soggetti che non sono in grado di prendersene cura.
La sentenza in questione riguarda il caso di una donna che era andata in vacanza e aveva lasciato la custodia dei gatti ai figli minorenni. Questi si erano totalmente disinteressati dei felini e li avevano dunque costretti a vivere in condizioni di malnutrizione e scarsa igiene. Pertanto i giudici hanno stabilito che la donna doveva lasciare i gatti ad una struttura competente e che il suo comportamento era stato negligente, dunque paragonabile ad un abbandono.
Un’altra sentenza della Corte Suprema ha stabilito che si configura l’abbandono anche nel caso in cui il proprietario del cane lascia l’animale ad un canile e successivamente si scopre che la struttura non è adeguata alla cura dell’animale o in quello in cui il canile decida di lasciare per strada il cane qualora il padrone non torni a riprenderlo. Infine sempre la Cassazione ha stabilito che si tratta di abbandono nel caso in cui il cane fugga di casa ed il proprietario non si adoperi nel denunciare l’accaduto.
I maltrattamenti equivalgono all’abbandono dell’animale per la legge
Sebbene non esista una legge specifica a riguardo, anche i maltrattamenti nei confronti degli animali costituiscono reato. La stessa legge 727 del Codice Penale prevede infatti che: “Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.
La pena dunque è sempre di un anno di carcere e l’ammenda va dai 1.000 fino ai 10.000 euro anche in questo caso. Ma cosa vuol dire “detenere gli animali in condizioni incompatibili con la loro natura”? La legge fa riferimento a quei casi in cui l’animale adottato non possiede sufficiente spazio per vivere in maniera felice e serena nell’habitat casalingo.
Un esempio può essere quello del cane tenuto in balcone o quello di un gatto tenuto in uno spazio angusto buio e privo delle corrette condizioni igieniche. Ma anche il caso in cui un allevamento bovino o ovino viene tenuto in un recinto troppo piccolo per il numero di animali al suo interno.
Il reato ricorre insomma ogni volta che il proprietario degli animali si macchia di negligenza nella tutela e nel rispetto dei diritti dell’animale. Questo ovviamente riguarda i casi in cui gli animali siano malnutriti, non abbiamo sufficiente acqua, oppure non ricevano le necessarie cure mediche.