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Addio vino in Italia: si prevede l’eliminazione delle coltivazioni di vite

Il vino in Italia è sempre più a rischio, e sta subendo attacchi da ogni dove. Ecco le inquietanti prospettive che riguardano tra l’altro tutta l’agricoltura.

Forse ci siamo persi quell’istante in cui il vino italiano, eccellenza rinomata in tutto il mondo, è diventato improvvisamente nocivo per la salute. Come la carne, i latticini e i salumi. E in tutto questo c’entra il cambiamento climatico.

Il vino in Italia è sempre più a rischio e non è l’unico – Grantennistoscana.it

Oggi gli esperti di qualsiasi ambito diffondono le loro teorie dando messaggi molto allarmanti. Parliamo di virologi, medici, ma anche di climatologi. Le dichiarazioni fatte a La Stampa da un esperto del clima, Luca Mercalli, sono diventate virali. Ma ciò che sta dietro all’ambiente, alla sostenibilità e al “green a tutti i costi” è qualcosa che forse dovrebbe preoccupare ancora di più.

Partiamo dalle dichiarazioni del climatologo, che con fare provocatorio ha dichiarato che presto, in Italia, al posto dei vigneti coltiveremo datteri. Il motivo di questa affermazione è chiaro: si vuole far capire alla popolazione che ormai il surriscaldamento globale ci sta portando verso un cambiamento radicale. La scelta delle coltivazioni ne sarà una conseguenza diretta. Ma il discorso purtroppo è molto più ampio.

Perché il vino in Italia è a rischio e cosa c’entra la UE

Indipendentemente dalle previsioni – catastrofiche – del climatologo, dobbiamo riflettere su tutto ciò che l’UE ha in mente nei confronti dell’agricoltura europea e anche italiana. In risposta alle affermazioni sui datteri al posto delle viti sono ovviamente intervenuti gli esperti del settore, come ad esempio Enrico Allasia, Presidente di Confagricoltura Cuneo.

Palme al posto dei vigneti? Forse accadrà davvero – Grantennistoscana.it

Sicuramente alcuni cambiamenti sono innegabili e le estati degli ultimi anni sono più siccitose e più calde. Ma prima di stravolgere un intero comparto di eccellenze italiane si potrebbe agire per tutelarle. Non mancano infatti i mezzi per rendere l’agricoltura sostenibile, e basterebbe una precisa volontà politica per tutelare le peculiarità italiane. Così come quelle di tutti gli altri Paesi europei.

Scendendo più nel concreto, un altro esperto (Stefano Pesci, il direttore della cantina Terre del Barolo) ha ad esempio sottolineato il fatto che le temperature più elevate hanno reso il vino migliore. Semmai la preoccupazione è rivolta ai fenomeni atmosferici “estremi”, come le grandinate. Ma per proteggere i vigneti basta adottare sistemi che esistono di già.

Dunque perché immaginare una realtà dove passivamente si va a sostituire una peculiarità senza lottare per preservarla? Forse perché dietro agli attacchi al vino ci sono anche le considerazioni medico scientifiche. Ultimamente l’Europa, l’OMS e il Ministero della Salute italiano hanno deciso che bere il vino fa male, punto e basta. E stanno promuovendo campagne informative che vogliono informare i consumatori dei gravi rischi cui vanno incontro. Ma non è tutto: uno dei punti dell’Agenda 2030 è anche quello dell’abbattimento del consumo di alcolici.

Laddove non arriverà il messaggio sanitario, si provvederà a tassare di più le bevande con alcol e ad alzare i prezzi, così che le persone volenti o nolenti non potranno più gustarsi un calice di buon rosso o di vino bianco. E siamo solo all’inizio del programma che l’UE ha in mente per tutti i Paesi. Ecco le ultime novità e le leggi che sono state recentemente approvate.

Cos’è la Legge sulla Natura e quali sono le prospettive che ci aspettano

Il nome è molto bello e sembra che la Legge appena approvata a Strasburgo abbia fatto “vincere la Natura”. Ma forse non è propriamente così. Il claim che ormai sentiamo ripetere all’infinito sull’esigenza di trasformare il mondo in un luogo completamente sostenibile sta prendendo forma concreta. Lo dimostra la recente approvazione – per un pungo di voti, tra l’altro – della “Nature Restoration law”, la prima legge che va a voler regolamentare la vita della natura, vegetale e animale.

Ecco come la UE intende ripristinare la natura da qui al 2050 – Grantennistoscana.it

Le norme approvate saranno vincolanti per gli Stati Membri, e prevedono una serie di misure su cui dovremmo quantomeno approfondire e riflettere, pur non essendo esperti in agricoltura, editing genetico o economia.

Le linee guida prevedono un ripristino degli spazi verdi, dei mari e dei territori in percentuali crescenti: il 30% entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90-100% entro il 2050. Ma cosa significa ripristino della natura? Secondo quanto ideato dalla UE significa cambiare ciò che è stato fatto fino ad ora, agricoltura compresa. Uno dei tantissimi punti prevede la realizzazione di 25 mila km di fiumi che dovranno tornare com’erano prima, scorrendo liberi.

Ripristinare la natura per salvaguardare l’umanità – grantennistoscana.it

Dopo ciò che è successo in Emilia Romagna, causato in gran parte dalla sempre più scarsa manutenzione dei territori, dighe e pulizia dei corsi d’acqua, come si fa a pensare che lasciando la natura selvaggia otterremo maggiori benefici? La risposta risiede nella volontà di abbattere le emissioni di Co2, gradualmente fino a che non dovranno scomparire totalmente.

Lo scenario sembra quello di voler tornare ad uno stato di forestazione come ai tempi dei dinosauri. Con un’agricoltura praticamente scomparsa. Ovviamente, se c’è qualcuno che si sta chiedendo cosa mangeremo – datteri a parte – ha già la risposta: carni sintetiche, insetti e organismi vegetali ingegnerizzati che saranno capaci di crescere anche nelle condizioni più impervie, e senza nemmeno bisogno di pesticidi.

Ma la Legge sulla Natura prevede anche di arrivare a controllare il numero di farfalle nei prati, di incrementare il numero di uccelli, di controllare quanto carbonio sarà nei terreni e addirittura di ripristinare le torbiere (praticamente le paludi ndr). Sembra sempre di più uno scenario a metà tra il Paradiso raffigurato nella Bibbia e Jurassic Park.

È difficile credere però che i Governi sapranno controllare perfettamente la Natura, usando regole rigide e parametri stringenti che vanno a cozzare, di fatto, con le esigenze umane e della Natura stessa. Ampliare il verde farà solamente scomparire l’agricoltura, che è ciò che ha permesso agli umani di evolversi e proliferare.

Ma forse gioverà molto a quelle multinazionali, case farmaceutiche e filantropi che stanno investendo miliardi di dollari in semi geneticamente modificati, alimenti sintetici e farmaci a mRNA che ci dovrebbero proteggere dalle nuove (e certe) malattie che si svilupperanno con questo stravolgimento del creato.

Stefania Stefania Guerra

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