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Motori

Adesso anche le batterie avranno un passaporto: a cosa serve e come possiamo leggerlo

Passaporto “green” per le batterie dell’auto, ecco come la tecnologia monitorerà ogni mossa e comportamento virtuoso degli automobilisti. 

Dopo il Green Pass sanitario, arriva anche il passaporto digitale delle batterie, e funzionerà tramite QR Code; servirà tra le altre cose anche a valutare la “salute” delle stesse.

Le batterie avranno un passaporto green e digitale – Grantennistoscana.it

Quando si parla di transizione green non si intende solamente l’adozione di comportamenti virtuosi per ridurre l’inquinamento, ma di una serie di nuove procedure e controlli. Tra questi, l’UE ha ideato anche il passaporto digitale europeo batterie auto.

Grazie alla tecnologia già utilizzata per altri strumenti, come l’accesso a informazioni univoche tramite QR Code, si potranno avere tutte le informazioni in tempo reale sulla vita della batteria. Ecco come funzionerà e a chi potrà essere utile questo nuovo strumento di monitoraggio.

Passaporto per le batterie, quali informazioni verranno scambiate e tra chi

La missione della UE è ovviamente quella di tutelare l’Ambiente. L’iniziativa è partita in origine dal Bundesministerium für Wirtschaft und Klimaschutz (BMWK), che sarebbe il Ministero federale dell’economia e della protezione del clima tedesco.

Sono già stati stanziati almeno 8 milioni di euro per il progetto e il passaporto digitale servirà a rendere più trasparente la gestione di questi dispositivi, che saranno sempre più fondamentali in futuro. Basti pensare a quelle delle auto elettriche.

Il passaporto digitale per le batterie è stato fortemente voluto dalla Germania – Grantennistoscana.it

Il passaporto sarà così un mezzo per certificare la sostenibilità, in tutta la catena produttiva, delle batterie. Tra gli elementi che saranno disponibili come informazioni, infatti, ne troviamo di fondamentali, come ad esempio:

  1. la composizione, provenienza e caratteristiche dei materiali usati per la produzione, anche in caso di materiali riciclati;
  2. se tra i materiali sono presenti sostanze potenzialmente tossiche;
  3. le caratteristiche delle prestazioni;
  4. le opzioni di riutilizzo, recupero e/o smaltimento delle batterie;
  5. il luogo di fabbricazione e le emissioni di Co2 durante tutte le fasi produttive.

Su quest’ultimo punto vale la pena soffermarsi poiché oramai la strada intrapresa dall’UE è molto chiara; ad ogni azione dell’uomo verrà calcolata l’impronta di carbonio. Una volta che ogni oggetto, prodotto o servizio avrà un suo impatto ben preciso scatteranno inevitabilmente le misure obbligatorie di compensazione. Le aziende, e anche i consumatori, presto dovranno fare i conti quotidianamente con i “carbon credit”, anche se adesso siamo solo agli albori di questa modalità green.

Ricordiamo, tra l’altro, in riferimento al punto numero 1, che esistono già i livelli minimi di materiali riciclati da rispettare per costruire le batterie. Sul Litio, del 50% entro il 2027, mentre la percentuale salirà all’80% entro il 2031; sul Cobalto, Rame, Piombo e Nichel si dovrà arrivare al 90% entro il 2027 e al 95% entro il 2031.

Grazie a tutte le informazioni tracciate, disponibili in tempi velocissimi grazie alla tecnologia dei Codici QR, tutto sarà monitorato attentamente. Ovviamente le informazioni non saranno sempre tutte disponibili e a chiunque, per ovvi motivi legati alla concorrenza tra aziende.

La differenza tra informazioni pubbliche e informazioni accessibili alle autorità

Come accennato poco sopra, le informazioni tecniche relative alle batterie non saranno visibili a chiunque. Saranno suddivise in modo che non si creino conflitti d’interesse.

Le informazioni sulle batterie saranno totalmente disponibili solo alle autorità – grantennistoscana.it

I produttori dovranno immettere nel mercato solamente batterie (per motori termici e per i veicoli elettrici) con il passaporto valido e aggiornato. Le informazioni presenti saranno leggibili dagli utenti, ma solamente alcune. Altri tipi di informazione, accessibili a vari livelli, saranno in chiaro solamente per le autorità competenti.

Proprio su questi punti, però, sono ancora in corso discussioni poiché i punti poco chiari sono diversi. I riflettori sono puntati ad esempio sulla tipologia di protocollo che verrà usato per gestire tecnicamente le informazioni digitali.

Inoltre dovranno essere usati dei parametri per classificare le batterie, come ad esempio avviene già per i pneumatici. Si dovrà poi capire come assicurare l’accesso distinto ai consumatori o alle autorità e infine quale ruolo avranno i produttori nel compilare/gestire/modificare il passaporto stesso delle batterie.

Stefania Stefania Guerra

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