La biancheria intima non dovrebbe essere utilizzata per periodi di tempo eccessivamente lunghi. Ecco ogni quanto va cambiata e perché
La biancheria intima è quella che rimane, spesso per moltissime ore al giorno, a contatto con la pelle e con le parti intime ma anche con il sudore, con alti tassi di umidità e con ridotto ricircolo d’aria. Dal reggiseno, a mutande e boxer fino alle canotte, si tratta di indumenti che devono essere cambiati con una certa regolarità ed almeno una volta al giorno.
In alcuni casi specifici possono essere utilizzati anche per il tempo limite delle 48 ore ma in questo caso è essenziale, ogni volta che ci si reca in bagno, lavarsi e pulirsi accuratamente in maniera tale da non creare le condizioni per la proliferazione dei batteri. In merito agli indumenti di biancheria intima vi è però anche un’altra questione, ovvero se essi debbano, dopo un certo periodo di tempo, essere buttati e sostituiti con indumenti nuovi. Insomma il cassetto dell’abbigliamento intimo deve essere regolarmente sostituito? Ed in caso affermativo ogni quanto occorre procedere in tal senso? Facciamo chiarezza.
Ogni quanto cambiare indumenti intimi e sostituire il guardaroba intimo? Facciamo chiarezza
Sulla questione si sono espressi diversi professionisti e non sempre la risposta è univoca in quanto vi sono pareri discordanti. Da una parte c’è chi ritiene che lavando regolarmente e con scrupolo e attenzione la biancheria intima sia sufficiente per poterla continuare ad utilizzare fin quando non risultino compromessi i tessuti o la vestibilità. Dall’altra c’è una teoria che va per la maggiore, secondo la quale vi è un tempo limite entro il quale effettuare il cambio di slip, canotte e reggiseni.
Prima di svelarvelo andiamo a focalizzarci su quelli che siano i rischi correlati a biancheria intima usata all’eccesso o non lavata correttamente. Si va dal prurito a fastidi di vario tipo come rossori ma anche infezioni intime cutanee. Si tratta di campanelli d’allarme che indicano che qualcosa nell’indumento intimo non va: potrebbe trattarsi anche solo della sua composizione ma anche del fatto che sia stato usato per troppe ore e che dunque sia errata la frequenza con cui lo si cambia con uno pulito.
Mutandine, tanga e boxer, in particolare, essendo a diretto contatto con gli organi genitali e con il fondoschiena possono trasformarsi in breve tempo in un pericoloso covo di funghi e batteri che potrebbero entrare in contatto con la pelle.
Il rischio di infezioni, dunque, è più che concreto ed è importante prevenirle prestando attenzione all’utilizzo di un abbigliamento intimo corretto dal punto di vista dell’idoneità dei tessuti che lo compongono, ben tenuto e lavato con regolarità. La pelle deve poter respirare ma anche restare sempre pulita e poco umida. Per eliminare la carica batterica è importante la correttezza del lavaggio (con attenzione all’uso di specifici detergenti e ai gradi del lavaggio stesso).
Indumenti intimi: le infezioni più comuni
In presenza di Candida bisogna ad esempio lavare a 90 gradi mentre per una pulizia normale sono sufficienti 30 o 40 gradi. Per quanto riguarda i tessuti meglio puntare su quelli naturali evitando i sintetici; nel caso dei pizzi attenzione alle pelli delicate, il rischio di dermatiti e arrossamenti è possibile. Meglio optare per il cotone traspirante, per l’anallergico o per la seta. Dopo il lavaggio è bene far asciugare gli indumenti all’aria aperta o nell’asciugatrice, per eliminare le tracce di umidità.
Attenzione dunque alle infezioni più comuni: si va da quelle alle vie urinarie alle infezioni del sangue, dalla vaginite alla cistite, dalla polmonite fino a escherichia coli o candida. E al non tenere indumenti sporchi troppo a lungo nel cesto della biancheria da lavare perché potrebbero andare a contaminare anche gli altri vestiti. Infine, dopo il lavaggio, è importante che l’asciugatura avvenga all’aria aperta senza lasciare troppo a lungo in lavatrice (ed in ogni caso con oblò aperto) la biancheria intima.
Dopo quanto tempo buttare slip, reggiseni e canotte
Per quanto riguarda la sostituzione del guardaroba intimo, alcuni professionisti suggeriscono di farlo dopo 6 mesi e non oltre i due anni. Occorre valutare però diverse variabili tanto che diversi specialisti in andrologia e ginecologia sottolineano che non si tratta di una regola da prendere alla lettera ma di una possibilità, in caso di materiali soggetti ad un deterioramento più rapido.
Ad oggi infatti non vi sono prove scientifiche dell’aumento dei rischi per la salute della pelle nel caso di indumenti intimi utilizzati per diversi anni ma lavati correttamente. Ciò nonostante c’è chi preferisce, per scrupolo, farlo ma solitamente ogni due o tre anni quando anche dal punto di vista della vestibilità sarebbe comunque necessario provvedere. Oppure nel caso in cui siano comparse infezioni come Escherichia Coli o, ancor peggio essendo tendenzialmente recidiva, la Candida.