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Curiosità

Allarme cartoni della pizza: non mangiarci dentro, possono essere tossici | Tutti sbalorditi dalla scoperta

Una cattiva abitudine che può far male alla nostra salute: mangiare la pizza dentro i cartoni per il trasporto. Sapevi che possono essere tossici?

La scoperta lascia sbalorditi. Ecco cosa non fare mai coi cartoni della pizza e come controllare che siano a norma di legge.

Mangiare dentro i cartoni della pizza? Può essere una pessima idea per il nostro organismo – grantennistoscana.it

Pizzerie da asporto: complice la pandemia e le conseguenti restrizioni, negli ultimi anni sono state protagoniste di un autentico boom. Una crescita esponenziale fotografata dallo studio post-Covid sul mondo della pizza da parte della Confederazione Nazionale dell’Artigianato.

Mentre le pizzerie tradizionali hanno molto sofferto a causa delle limitazioni alla socialità introdotte in periodo di pandemia, tra lockdown, smart working, stop a spostamenti e turismo, al contrario le pizzerie da asporto hanno beneficiato della fase di restrizioni sanitarie che ha costretto gli italiani a stare a casa. Tanto è vero che tra 2019 e 2021 le pizzerie da asporto sono cresciute del 38% (5.367 unità in più in termini assoluti), giungendo a 19.669 attività complessive.

Cartoni della pizza, all’interno potrebbero esserci sostanze tossiche

Ma al di là del trend in crescita è difficile pensare che qualcuno non abbia mai preso una pizza da asporto in vita sua. Alzi la mano chi non ha mai consumato a casa propria uno dei simboli intramontabili del Made in Italy (2,7 miliardi le pizze consumate nel 2021 secondo i dati di una ricerca Cerved sul mercato della panificazione promossa da Aibi, l’Associazione italiana bakery ingredients aderente ad Assitol – Associazione italiana dell’industria olearia) ancora caldo e fumante nel classico cartone consegnato dalla pizzeria.

All’interno dei cartoni della pizza potrebbero esserci delle sostanze tossiche – grantennistoscana.it

Così come è difficile immaginare che qualcuno non si sia mai domandato come venga fatto quel cartone, e soprattutto con cosa è confezionato. Magari chiedendosi anche se il materiale non possa contenere delle sostanze tossiche al proprio interno.

Una domanda più che lecita, come provano gli allarmi che ogni tanto vengono a galla. L’ultimo risale al 2019: a lanciarlo fu la rivista Il Salvagente, che aveva denunciato la presenza di Bisfenolo A (BPA) nei cartoni per trasportare le pizze da asporto.

Bisfenolo A, che cos’è e perché può fare male

Il Bisfenolo A è una sostanza chimica molto usata nei paesi industrializzati, anche nei recipienti per uso alimentare. Viene considerato un interferente endocrino, cioè una sostanza potenzialmente nociva per la salute che va ad alterare l’equilibrio endocrino, in particolare nella fase dello sviluppo intrauterino e nella prima infanzia.

Già nel 2007 però l’università di Milano aveva trovato ftalati – altre sostanze chimiche pericolose per la salute, anche per reni e fegato – nell’80% dei campioni analizzati.

Che non si tratti di una questione da sottovalutare lo mostra l’abbinamento tra le sostanze summenzionate – pericolosi interferenti endocrini in grado di alterare l’equilibrio ormonale con ricadute negative su crescita, maturazione, procreazione e comportamento – e l’ampia diffusione della pizza d’asporto. Una miscela che può essere esplosiva per la salute pubblica.

Cartoni della pizza, di che materiale devono essere fatti

Le criticità dei cartoni della pizza sono esposte a Il Fatto Quotidiano da Luciano Atzori, biologo esperto di igiene e sicurezza alimentare. Il problema di questi contenitori ha a che fare col packaging primario, ovvero tutti quei materiali che si trovano a diretto contatto con gli alimenti.

Le legge detta delle regole precise sui materiali con cui possono essere confezionati i cartoni della pizza – grantennistoscana.it

Secondo la legge, spiega Atzori, «il cartone per la pizza deve essere interamente di cellulosa vergine» mentre «il cartone da imballo riciclato, con determinati requisiti, è accettato solo per gli alimenti secchi e solidi, come il sale, perché in questo caso è molto difficile che ci sia migrazione di sostanze chimiche».

Infatti nella cellulosa riciclata può esserci la presenza di resti di adesivi e inchiostri capaci di rilasciare sostanze chimiche tossiche. Come appunto gli interferenti endocrini. Per questa ragione sanitaria la legge italiana impone dunque l’uso del cartone vergine, più costoso ma più sicuro. In altri Paesi europei invece è permesso l’utilizzo del cartone riciclato, anche se non a contatto col cibo.

Perché il cartone riciclato non va bene per la pizza da asporto

Il cartone riciclato andrebbe infatti ad alterare le caratteristiche della pizza: un alimento molto umido, ad alto contenuto di grassi come olio, mozzarelle e eventuali altri ingredienti grassi (i salumi ad esempio). Oltre che umido, sottolinea Atzori, la pizza è pure un alimento «molto caldo: appena chiusa la confezione può arrivare a circa 85-90°C, che si mantengono per alcuni minuti prima di cominciare a calare».

Questa combinazione di calore e umidità crea le condizioni ideali per una possibile cessione chimica dai rischi però non facilmente quantificabili. Molto dipende infatti «dal materiale dell’imballo, dal grado di umidità e di acidità dell’alimento, dalla temperatura elevata e dal tempo di contatto imballaggio-alimento», fa osservare il biologo.

Interferenti endocrini, un problema di lunga portata

Per evitare allarmismi eccessivi va detto però che non si verifica per forza una migrazione chimica e che la quantità rilasciata ad ogni modo non è elevata. Il problema si presenta piuttosto sul lungo termine, fa presente Atzori. Insomma, è un problema di «accumulo negli anni». La nostra esposizione agli interferenti endocrini non si limita certo ai cartoni delle pizze. Atzori li chiama «i nostri nuovi compagni di vita». Possiamo trovarli un po’ dappertutto: su alcuni vestiti, all’interno di certi cibi, in casa.

A lungo andare l’esposizione agli interferenti endocrini può rivelarsi un problema – grantennistoscana.it

Si tratta insomma di una soglia limite, che però data la diffusione degli interferenti endocrini non è difficile da raggiungere. Senza contare quello che il biologo chiama «effetto cocktail»: la reazione con altre sostanze chimiche e, di conseguenza, l’innalzamento del rischio. Anche in questo caso non ci sono certezze granitiche, avverte Atzori, dato che gli studi non sempre concordano e il rapporto causa-effetto diretto e quantificabile non è sempre attestato con certezza.

Evidenze comunque sufficienti a spingere l’Unione europea a introdurre, per precauzione, diversi regolamenti per limitare gli interferenti endocrini. La Ue in particolare ha ridotto il limite per il bisfenolo A, calato da 600 a 50 parti per miliardo. Messo al bando da biberon e cibi per l’infanzia, il Bisfenolo A non è però l’unico interferente endocrino pericoloso per la salute.

Come facciamo a sapere se il cartone della pizza è a norma?

In attesa di norme più rigide, come fare a mangiarsi una pizza senza patemi d’animo per il rischio di contaminazioni chimiche? Intanto bisogna accertarsi che il contenitore sia a norma.

C’è un modo per verificare se il contenitore della pizza è conforme ai canoni fissati dalla legge – grantennistoscana.it

Non sempre il colore del cartone può essere d’aiuto, mette in guardia Atzori. I contenitori di migliore qualità sono di colore bianco, provengono da conifere della Scandinavia e riportano la sigla V, cioè vergine. Il problema è che possono essere bianchi anche i contenitori riciclati e sbiancati.

Malgrado la qualità leggermente inferiore, è valida anche la carta Kraft (sigla K), dalla colorazione beige. Stesso discorso per la carta semichimica (sigla S). La cosa importante, puntualizza il biologo, è controllare che sia presente «la scritta ‘per alimenti’ o la sigla corrispondente (bicchiere e forchettina)». L’ideale sarebbe, insiste Atzori, che comparissero anche le diciture «a norma di» e il corrispondente riferimento legislativo.

Oltre al controllo della regolarità del contenitore della pizza possiamo cercare di ridurre al massimo la possibilità di migrazioni chimiche. Come prima cosa conviene aprire i fori laterali presenti sulle confezioni. In questo modo umidità e calore vanno a calare abbassando anche il pericolo di rilascio di sostanze chimiche.

Quello che non dobbiamo mai fare col cartone della pizza

C’è poi un discorso da fare sul corretto uso del packaging. Come spiega sempre il dottor Atzori, «il cartone per la pizza è un contenitore omologato solo per il trasporto, cioè è un contenitore temporaneo». Ciò vuol dire che non appena arrivati a casa il cartone da asporto va eliminato.

Ci sono delle azioni che non dobbiamo mai compiere col cartone della pizza, tipo mangiarci dentro – grantennistoscana.it

Mai usarlo per scaldare la pizza in forno o addirittura come piatto su cui mangiarla. Così facendo si rischia di danneggiare il cartone, con conseguente fuoriuscita di sostanze tossiche, e persino di mangiarsi qualche pezzo del contenitore di carta.

Dopo aver mangiato la pizza non bisogna poi dimenticarsi di smaltire nella corretta maniera il suo contenitore. La parte superiore del cartone da asporto va gettata nella carta, mentre quella inferiore va nell’indifferenziato. Non prima, naturalmente, di aver eliminato nell’umido i resti della pizza.

Emiliano Fumaneri

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