Si chiamano caregiver e, per lavoro o nel tempo libero, assistono persone con disabilità. La loro salute è però sempre a rischio: ecco perché
Oggi come oggi, sono tantissime le famiglie che si trovano nella necessità di fronteggiare una malattia grave o una disabilità di uno dei componenti del nucleo. Sia che si tratti di qualcosa di facile gestione, sia che invece la situazione sia complessa e articolata, in molti casi l’impossibilità di sostenere i costi per strutture specifiche o professionisti formati comporta l’obbligo di istituire delle figure di supporto e sostegno al disabile interne alla famiglia, i cosiddetti caregiver. Secondo dei recenti studi, però, la salute di queste persone è a rischio: ecco perché.
Essere il familiare di riferimento per la persona disabile significa essere disposti a modificare la propria routine in funzione delle necessità del paziente, armonizzando con i suoi bisogni e rendendosi disponibili nella maggior parte delle ore quotidiane. Il caregiver si occupa dell’anziano, del malato o del disabile quasi per la totalità delle sue necessità, sia a livello strettamente terapeutico che su un piano di vita quotidiana come in merito all’igiene, all’alimentazione e al tempo libero. Ecco però quali sono i rischi propri del caregiver: si parla di salute.
Caregiver: lo stress assistenziale
Assistere un anziano, un disabile o un malato comporta l’investimento di tutte le proprie energie a favore dei bisogni e delle necessità del paziente. A livello sia fisico che emotivo, quindi, il caregiver è messo a dura prova e non è raro che ci siano ripercussioni psicologiche importanti anche su chi presta le proprie cure e non solo su chi vive la malattia o l’emergenza sanitaria. Se tristezza e preoccupazione sono naturali, soprattutto se si tratta di un famigliare, bisogna invece stare attenti al confine tra queste emozioni e l’ansia e la depressione, patologie ben più complesse.
Una recente ricerca del Centro di riferimento per la medicina di genere, in collaborazione con il Centro per le Scienze comportamentali e salute mentale ha coinvolto 201 caregiver della regione Lazio, interrogandoli proprio in merito allo stress. Ciò che è emerso è quanto già ci si aspettava: lo stress provato dal caregiver è un fattore di rischio importante per l’insorgere di sintomi depressivi.
La differenza di genere e l’influenza sullo stress del caregiver
La ricerca ha cercato di capire se le differenze di sesso tra i caregiver avessero delle conseguenze sullo stress percepito e sulle sue conseguenze sulla salute mentale e fisica. Le donne, in effetti, percepiscono un livello di stress più elevato degli uomini: nei questionari somministrati, la percentuale delle donne che vivono in condizioni di stress è del 34%, mentre negli uomini solo del 14%. Inoltre, il 65% delle donne ha riferito di avere almeno un disturbo insorto dopo l’inizio dell’attività di cura, contro il 42% degli uomini.
Infine, ben il 67% di tutte le donne partecipanti alla ricerca ha affermato di avere uno stato di salute attuale non buona, mentre nel caso degli uomini la percentuale scende al 53%. Le differenze di genere, però, hanno conseguenze anche sullo stile di vita in relazione all’attività di caregiving: la maggior parte delle donne che svolge assistenza a un disabile, a un malato o a un anziano ha riferito di seguire un’alimentazione irregolare.
Secondo Elena Ortona, Direttrice del Centro di riferimento per la medicina di genere, soprattutto le donne si assumono l’attività di cura e assistenza in famiglia e, per questo motivo, sono soprattutto loro quelle che subiscono gli effetti collaterali di questa situazione. I sintomi principali avvertiti sono irritabilità, pessimismo, agitazione, ansia, stanchezza ed anche insonnia, che possono avere conseguenze sul piano personale e professionale del caregiver.
I consigli per i caregiver
Quando ci si trova nella necessità di diventare caregiver per un parente o un amico che ne ha bisogno, bisogna cercare di lavorare su tutti quei fattori che, messi insieme, possono rendere l’esperienza meno pesante e più affrontabile. Innanzitutto, è importante cercare di capire se ci si può dividere il carico con qualcuno, evitando di fare i super eroi portando tutto il peso solo sulle proprie spalle: in questo modo, ci si potrà concedere dei momenti di riposo che renderanno anche l’attività di cura più proficua e meno pesante.
Inoltre, è molto importante vigilare sui sintomi del caregiver e notare subito se c’è qualcosa che non va: trascinarsi una sensazione di tristezza, pesantezza e stress eccessivo non farà altro che acutizzare i sintomi, rendendoli ingestibili e ancora più severi. Anche l’atteggiamento del caregiver verso sé stesso è molto importante: poiché solitamente il paziente non migliora ma va verso un costante e inarrestabile peggioramento, chi gli presta la propria assistenza tende a percepirci come inutile. Questo, però, dev’essere controbilanciato da momenti di serenità e di consapevolezza, soprattutto in merito alla propria utilità: non svalutare il ruolo del caregiver e, anzi, elogiarlo aiuta la persona a percepirsi come utile.