L’Alzheimer è una malattia fortemente debilitante che colpisce alcune zone del cervello. Ecco il nuovo farmaco che cambia tutto.
L’Alzheimer è una forma di demenza che colpisce moltissime persone e che determina la perdita di memoria così come di altre abilità che riguardano la sfera intellettuale. In particolare, i sintomi che interessano i pazienti affetti da questa patologia sono la perdita di memoria, difficoltà nel portare a termine gli impegni e stati di confusione.
A tal proposito, però può essere utile sapere che è stato scoperto un nuovo farmaco che sarebbe in grado di prevenire e contrastare la proteina che risulterebbe essere responsabile della malattia.
Alzheimer, il nuovo farmaco che cambia tutto
Allo studio in esame hanno partecipato 46 pazienti con età media di 66 anni. A questi si è iniettato un farmaco BIIB080, in particolare 3 dosi dello stesso. La sua funzione sarebbe quella di impedire che l’RNA produca una proteina indicata come responsabile dell’insorgere della malattia in esame.
In un secondo momento, sono stati messi a confronto i risultati ottenuti con quelli ottenuti da un altro gruppo di persone a cui è stato somministrato un placebo. Ciò che è merso è che il medicinale non ha causato effetti collaterali. In poche parole, i primi test relativi a questo nuovo farmaco ci mostrano che va a intaccare la proteina tau.
L’accumulo di quest’ultima, infatti, per molti esperti e stando a quanto hanno rivelato diversi studi, sarebbe la causa della malattia di Alzheimer. In ogni caso, è importante sottolineare che ci sono altri studiosi secondo cui l’accumulo della proteina di cui sopra sarebbe semplicemente una conseguenza della malattia stessa e non la causa.
Ad ogni modo, quelli citati sono test che sono solo all’inizio. Dunque la reale efficacia e la sicurezza del farmaco devono essere ancora dimostrate con ulteriori approfondimenti. E’ vero comunque che si tratta del primo farmaco in grado di intervenire sulla proteina tau. In riferimento ai farmaci fino ad ora approvati infatti – ossia l’aducanumab e il lecanemab – essi tendono ad intervenire sull’accumulo di placche amiloidi.
Si tratta della prima volta che si è messa a punto una terapia genetica in grado di ridurre i livelli relativi alla proteina tau. Com’è chiaro, sebbene lo studio abbia fornito dei dati interessanti, bisogna sottolineare come il numero di soggetti testati fosse troppo basso per assicurare dei risultati su larga scala.
A tal proposito, gli esperti che hanno condotto lo studio in questione hanno dichiarato che si tratta di risultati davvero importanti. Essi sono la dimostrazione che il farmaco è in grado di rallentare la malattia andando a bloccare la causa che la scatena.