Può succedere che l’amore si riduca a una serie di sacrifici continui, senza misura. Come fare a capire se sono eccessivi?
Come ogni legame profondo, anche l’amore umano poggia su uno scambio vitale, organico, dove non ci sono unilateralismi. Deve esserci un contraccambio vivente dove sì dà, si riceve e si ricambia. Solo in questo modo si alimenta il ciclo del dono, alla base delle relazioni più intime e coinvolgenti.
Non si tratta certo di una equivalenza matematica, ma di una collaborazione che impegna tutte e due le parti di un rapporto di coppia. È normale dedicare tempo e energie alla persona amata, è naturale fare sacrifici per amore. Altra cosa è quando il sacrificio è unilaterale, quando una delle due parti si annulla per l’altra senza ricevere nulla in cambio.
Ma in una relazione sana non possono mancare scambio e reciprocità. Altrimenti si cade in quelle che qualcuno ha chiamato false fedeltà, dove ci si immola per una persona che non mostra in alcun modo di corrispondere. Dove manca questo spirito di collaborazione reciproca lo scambio d’amore diventa praticamente impossibile. Semmai, così facendo, si pongono le basi di un rapporto che finisce per soffocare e strumentalizzare l’altro.
Come ha scritto il grande Gustave Thibon, ogni fedeltà esige «una reciprocità creativa», una collaborazione dove «non posso dare senza ricevere». Questo perché la vera fedeltà è una fedeltà creatrice: «la mia fedeltà ha bisogno di essere creata nel tempo stesso che crea: come posso essere fedele se l’oggetto che cerco di mantenere vivo in me mi lascia morire in se stesso?».
In amore il sacrificio deve essere reciproco
La vita a due, tenere in piedi un rapporto di coppia comporta necessariamente un certo numero di sacrifici e concessioni. A volte ci toccherà fare un passo indietro, mettere un limite alla nostra libertà decisionale per prendere una decisione in due. Nulla di strano: per impegnarci a volte dobbiamo scendere a compromessi.
Ma il punto è che, in un rapporto di coppia che voglia durare nel tempo, ognuno deve essere disposto a sacrificarsi per la persona amata. Come del resto mostrano diversi studi, che ricordano come le coppe più felici e durature siano quelle basate sul sacrificio reciproco. Senza contare che, grazie alla misteriosa alchimia dell’amore, il sacrificio in questo caso si trasforma e si confonde col piacere e con la gioia. Sacrificarci per la persona amata ci fa sentire appagati, non oppressi.
Può succedere però che il sottile filo che tiene in equilibrio l’amore si sfibri, uscendo dal terreno che costituisce il suo humus: quello dello scambio, il must-have, la condizione necessaria dell’amore.
Quando ci si dimentica che l’amore presuppone uno scambio reciproco, può capitare allora che un membro della coppia arrivi anche a sacrificare ogni propria energia e la sua individualità stessa sull’altare dell’altro. Si crea così un disequilibrio che fa sentire in gabbia, come se fossimo intrappolati.
Amare non vuol dire annullarsi, ma crescere insieme
È quanto succede quando sono sempre i bisogni dell’altro a essere messi in prima posizione. In questo modo però non soltanto finiamo per esaurire le nostre energie, ma anche per covare del risentimento verso il partner, dando spazio cioè a quel veleno interiore che guasta ogni rapporto umano.
Dunque i sacrifici sono utili e indispensabili, ma solo se consolidano l’unità della coppia. Amare vuol dire guardare insieme nella stessa direzione, non adorare il partner a prezzo della propria svalutazione.
Perciò bisogna avere ben presenti quali sono i limiti da non oltrepassare per non trasformare il sacrificio in una deleteria forma di annullamento di sé.
Da dove nasce quella voglia di autoannullarsi
Spesso questo sacrificio per amore spinto fino al proprio personale annullamento nasce da una forte svalutazione di noi stessi, da una carenza di autostima. Perciò l’amore finisce per fondarsi sulla paura dell’abbandono, sul timore di essere lasciati. E la paura, si sa, è cattiva consigliera: spinge a vivere gli affetti in maniera distorta, al punto di essere disposti ad annullarsi per la felicità altrui.
Gli psicologi mettono spesso in guardia contro il pericolo della dipendenza affettiva che può nascere dalla paura di essere abbandonati, dal timore della separazione e della solitudine. Come se si potesse essere felici schiacciando i propri desideri, seppellendo le proprie legittime esigenze.
I segnali che indicano che ci stiamo sacrificando troppo
C’è poco da fare dunque: riconoscere che ci stiamo sacrificando oltre misura per la persona che amiamo non è un tradimento, ma una condizione indispensabile per la salute della relazione affettiva. Certo, capire se ci si sta sacrificando troppo può essere un giudizio soggettivo.
Per questo è meglio tenere d’occhio alcuni segnali, alcuni campanelli d’allarme che potrebbero indicarci che ci stiamo spingendo oltre il confine che separa il sano sacrificio per amore da quello malsano, che dall’amore ci porta lontano (dove c’è amore non c’è idolatria e senso di soffocamento ma si respira libertà).
Non sapere più bene chi siamo e cosa vogliamo, perdere la nostra identità
Perdere la nostra identità, non sapere più bene ciò che siamo e cosa desideriamo. È uno dei segnali più lampanti di quell’annullamento di sé che, come abbiamo visto, contrassegna la falsa fedeltà e, quindi, l’eccesso di sacrificio.
Consacrarci totalmente al partner, accantonando ogni nostra esigenza, ogni nostra passione personale: non fa bene né a noi né alla relazione. È vitale che manteniamo la nostra identità all’interno del rapporto di coppia.
Zero reciprocità, sacrificio unilaterale
L’assenza di reciprocità è un altro campanello d’allarme. Un rapporto sano è uno scambio vitale dove ci sono entrate e uscite, un equilibrio tra un dare e un avere. Che non può essere espresso in termini di equivalenza matematica, ma certamente in quelli di una comune disposizione a spendersi per l’altro, a sacrificarsi per lui.
Quando solo una parte è costantemente impegnata a soddisfare bisogni, richieste e esigenze dell’altra c’è qualcosa che non va. Impegno e supporto vanno dati ma devono anche essere ricambiati.
Sentirsi sempre insoddisfatti e a disagio
Quando si va oltre il limite di un normale sacrificio di sé per la persona amata subentra una sensazione di costante disagio. Ci si sente insoddisfatti o frustrati. Normale conseguenza dell’annullamento di sé per soddisfare tutte le volontà del partner.
Isolarsi da tutto il resto del mondo
Quando ci si consacra esclusivamente ai bisogni del partner la coppia rischia di trasformarsi in un mondo chiuso, in un’isola separata dal mondo, che fa vita a sé.
Così il sacrificio eccessivo conduce all’isolamento sociale: ci si allontana da amici, famiglia, da qualunque altra attività sociale per dedicarsi alle richieste del partner.
È indispensabile tenere vive e in piedi anche altre reti di relazioni per salvaguardare il proprio equilibrio emotivo e relazionale.
Azzeramento degli interessi e delle passioni personali
Perdere ogni passione, ogni nostro interesse personale per via delle richieste del partner potrebbe essere un segnale d’allarme. In tal caso stiamo accantonando ogni nostra necessità per dare spazio solo alle sue. È importante invece bilanciare i nostri interessi personali con quelli comuni e condivisi all’interno del rapporto di coppia.
Sentirsi sempre in dovere
Non c’è relazione o impegno umano degni di questo nome in cui le parti non si sentano legate da doveri reciproci. Essere legati a una persona ci fa sentire responsabili nei suoi confronti. Ma appunto la responsabilità dev’essere reciproca, non unilaterale.
E uno dei segnali di questa responsabilità che pesa soltanto su una parte della coppia è avvertire costantemente un senso del dovere davanti alle richieste del partner, anche quando soddisfarle è causa di disagio e esaurimento per noi. Un amore che ci chiede di trasformarci in Superman o in Wonder Woman, che non rispetta i nostri limiti, poggia su basi malsane.
Una vita spericolata, cioè squilibrata
In generale un rapporto sbilanciato, che ci chiede un sacrificio esagerato, porta a smarrire il centro della nostra vita. In amore fare una vita spericolata è sinonimo di vita squilibrata. Insomma, una vita che ci fa perdere l’equilibrio tra i vari aspetti dell’esistenza, essenziale per vivere in maniera soddisfacente e per farci veramente crescere come persone.
Le domande da farsi quando abbiamo capito che ci stiamo sacrificando troppo
A questo punto, se ci rendiamo conto che i segnali puntano tutti in questa direzione, sarà il caso di chiederci alcune cose: prima di tutto se la persona che abbiamo accanto è quella con cui davvero vogliamo trascorrere il resto della nostra vita. I sacrifici si fanno e si accettano più facilmente quando investiamo in un rapporto che ha un avvenire davanti a sé, fatto di scambi reciproci.
Altra cosa da chiedersi è appunto se anche il partner è disposto a sacrificarsi per noi, se è intenzionato a investire tempo, passione e energia nella relazione. Se non è così, sacrificarsi per un legame senza reciprocità ha poco senso. Attenzione: non si tratta certo di parlare sempre dei sacrifici che abbiamo fatto, ma è importante anche che il partner riconosca che per lui abbiamo rinunciato a qualcosa e che lo faremo di nuovo quando sarà necessario.
Il riconoscimento dell’altro ci rende meno pesante il sacrificio, anche se naturalmente quello scambio organico che è l’amore non va trasformato in uno scambio commerciale o giuridico dove la “moneta di scambio” è il sacrificio.
Una possibile via d’uscita: cercare il confronto
E non dimentichiamoci mai che a volte parlando si possono anche trovare soluzioni alternative meno dolorose, sul piano emotivo, per ognuno dei due partner. Per evitare che ciascuno dei due debba pagare un prezzo troppo alto e doloroso per la rinuncia a qualcosa.
Infine, dobbiamo ricordarci che il sacrificio è sano quando nasce da una scelta condivisa, libera e spontanea, non da un’imposizione. Sentirsi sempre messi con le spalle al muro, senza alcuna possibilità di dialogare, significa solo una cosa: il partner non prende in considerazione le nostre esigenze. La reciprocità, in una relazione sana, si alimenta di dialogo e di condivisione delle scelte.