E’ in scadenza la prima tranche di domande per il pagamento dell’Ape Sociale, ma occhio alle date per le prossime tranche.
L’ultima legge di Bilancio approvata dal Governo mette sul piatto la possibilità ad alcune categorie di lavoratori di giocarsi una carta importante: andare prima in pensione, senza dover aspettare il 67esimo anno di età. Quest’ultima caratteristica era indicata dalla tanto contestata legge Fornero, la quale offriva l’opportunità di andare in pensione anche con 42 anni e 10 mesi di contributi versati.
La misura del Governo, dunque, non ha toccato i termini per la presentazione delle domande per chi volesse ottenere l’accesso all’Ape Sociale, che ha visto registrare la scadenza nell’ultimo giorno del mese appena trascorso. La possibilità offre infatti una seconda chance: la data del 15 luglio per presentare la domande, aggiungendo che entro fine novembre saranno valutate anche le domande tardive.
Ape Sociale 2023: ecco la scadenza della prima tranche
In ogni caso, sia che la domanda tempestiva o tardiva, è richiesta l’iscrizione all’Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle forme sostitutive o esclusive della stessa, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi o alla Gestione separata.
Come per tutte le misure che fanno accedere a contributi o bonus, la legge detta le condizioni per poter accedervi. In particolare, sono interessati disoccupati che hanno viso interrompersi il loro rapporto anche in forma collettiva, che si siano dimessi per giusta causa. Spazio anche per i lavoratori a tempo determinato disoccupati, i quali devono aver svolto, nei tre anni, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi. Richiesta anche un’anzianità contributiva di almeno 30 anni, anche se devono aver terminato la fase in cui non percepiscono più l’indennità di disoccupazione definita Naspi.
Un’altra finestra è offerta ai lavoratori che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave. L’Ape Sociale è dedicata anche a invalidi civili a cui è riconosciuta una incapacità lavorativa ridotta in percentuale pari o superiore al 74 per cento. Anche in quest’ultimo caso è richiesta il versamento dei contributi per un periodo non inferiore a 30 anni. Rimane aperta la possibilità anche a chi negli ultimi sette anni abbia svolto una professionalità definita “gravosa” e che, in totale, gode di un periodo di almeno 36 anni di anzianità contributiva. La legge di Bilancio ha fissato anche un tetto massimo per l’assegno dell’Ape Sociale per ogni pensionato: 1500 euro.