L’Ape sociale è una misura che può permetterti di andare subito in pensione, quindi ha un grande pregio ma attenzione, perché anche i difetti non mancano, anche se sono meno noti.
Il problema pensionistico in Italia è più forte che mai e molte categorie di lavoratori stentano ad arrivare all’età pensionabile disposta a livello europeo. Per questo motivo la nuova Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una serie di misure a sostegno del cambiamento.
Non è la prima volta che l’Italia prova a lavorare in questa direzione, come con Quota 100, ma non sempre i risultati sono stati quelli sperati. L’Ape sociale è una novità che potrebbe fare veramente la differenza per tutti coloro che desiderano andare in pensione. La domanda si presenta tramite il sito dell’INPS e la procedura è anche abbastanza semplice e quindi aperta a tutti, senza particolari difficoltà.
Ape sociale: pregi e difetti
Ci sono comunque dei requisiti previsti per poter fare domanda: aver compiuto 63 anni, non lavorare, essere stato licenziato o essersi dimesso per giusta causa, avere 30 anni di contributi, non fruire della disoccupazione, aver maturato una pensione che deve essere 1.4 volte a quella minima (quindi al momento almeno 730 euro al mese). Per i caregiver invece è richiesto di avere 30 anni di contributi e assistere da almeno 6 mesi un parente (coniuge, parente di primo grado, parente di secondo grado privo di genitori).
La misura può essere richiesta anche dagli invalidi civili con un’invalidità superiore al 74% e 30 anni di contributi, anche i lavoratori impiegati in attività gravose possono aderire ma con un minimo di contributi versati. Per le madri lavoratrici invece la situazione cambia, 29 anni di contributi con un figlio, 28 con due o più figli.
Se questa opzione come quella Donna o Quota 103 è un valido aiuto per chi desidera andare in pensione prima, ci sono comunque degli aspetti da non sottovalutare che non riguardano solo l’età. La questione dei contributi infatti non è da poco, si parla comunque di almeno 30 anni, anche per i disabili, per le madri lavoratrici (dove la soglia scende veramente di poco) e per i caregiver. Sicuramente c’è una differenziazione e la possibilità di scegliere ma la situazione comunque non cambia alla base. Entro il 2025 ci saranno comunque grandi cambiamenti in arrivo.
Per avere 30 anni di contributi e andare in pensione prima dei 67 anni previsti al momento, ad esempio a 60 anni, bisogna attestare un importo contributivo continuativo a partire dai 30 anni. Soprattutto alcune categorie tra quelle citate, come le madri, non riescono a coprire i 28 o 29 anni prima del compimento dei 67 anni, i lavoratori che hanno compiuto 63 anni non per forza riescono ad usufruire di una pensione di almeno 1.4 volte rispetto a quella minima, quindi tutti questi elementi vanno a gravare sulla reale possibilità di richiedere il pensionamento anticipato con l’Ape sociale.