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Tecnologia

Apple rovina milioni di utenti e il giudice gli dà torto: pagherà una multa da 50 milioni di dollari

Apple ha raggiunto un accordo di risarcimento di 50 milioni di dollari per i difetti di fabbrica dei suoi dispositivi.

Negli ultimi anni, Apple ha affrontato diversi problemi di natura legale che hanno attirato l’attenzione sia dei media che del pubblico. Tra i principali problemi che hanno coinvolto l’azienda tecnologica ci sono le controversie relative alla privacy, alle pratiche anticoncorrenziali e alle questioni fiscali.

Apple è stata nuovamente multata dai governi nazionali per le sue pratiche commerciali, considerate scorrette – grantennistoscana.it

Una delle ultime dispute legali riguarda in modo diretto il rapporto con i suoi utenti. In particolare, molti utenti hanno lamentato la presenza di difetti di fabbrica nelle tastiere dei MacBook, che Apple avrebbe ignorato per anni nonostante le lamentele. I clienti, dunque, hanno deciso di unirsi e di denunciare l’azienda, ottenendo lo scorso anno una clamorosa sentenza che dava loro ragione. Scopriamo meglio cosa è successo.

Tastiere difettose: i consumatori verranno risarciti

Apple ha accettato di pagare un risarcimento di 50 milioni di dollari per risolvere una causa collettiva intentata dai clienti. Questi consumatori sostenevano che l’azienda sapeva e nascondeva il fatto che le famose tastiere “farfalla” dei suoi computer portatili MacBook erano inclini a guasti.

I clienti sostenevano che le tastiere dei MacBook, MacBook Air e MacBook Pro avevano tasti che non rispondevano correttamente. Il problema maggiore era che anche piccole quantità di polvere o detriti potevano rendere difficile la digitazione.

Hanno anche affermato che il programma di assistenza di Apple era inadeguato perché l’azienda, con sede a Cupertino, in California, spesso forniva tastiere di ricambio con gli stessi problemi.

Secondo i giudici americani, Apple ignorava volontariamente i difetti di fabbrica delle sue tastiere – grantennistoscana.it

L’accordo di risarcimento riguarda i clienti che hanno acquistato modelli di MacBook, MacBook Air e MacBook Pro tra il 2015 e il 2019 in sette stati degli Stati Uniti: California, Florida, Illinois, Michigan, New Jersey, New York e Washington.

Apple ha accettato l’accordo di risarcimento ma ha anche negato di aver commesso illeciti. Gli avvocati dei clienti prevedono risarcimenti massimi di 395 dollari per le persone che hanno sostituito più tastiere, 125 dollari per quelle che hanno sostituito una tastiera e 50 dollari per quelle che hanno sostituito i tasti.

I clienti rimangono anche idonei a quattro anni di riparazioni gratuite delle tastiere dopo l’acquisto. Gli avvocati dei clienti, Girard Sharp LLP e Chimicles Schwartz Kriner & Donaldson-Smith LLP, potrebbero richiedere fino a 15 milioni di dollari per le spese legali, che verrebbero dedotti dal fondo di risarcimento di 50 milioni di dollari, come indicato nei documenti giudiziari.

Multe anche a causa dei caricatori mancanti

Alla fine dello scorso anno un giudice brasiliano ha inflitto una multa di 20 milioni di dollari alla Apple. Il motivo della multa, questa volta, era la vendita di iPhone senza caricabatterie, definita dai brasiliani una “pratica abusiva” che costringe i clienti ad acquistare un prodotto aggiuntivo.

Apple ha smesso di includere caricabatterie con gli iPhone nuovi nell’ottobre 2020, dichiarando che l’azienda voleva contribuire a ridurre i rifiuti di apparecchiature elettroniche. Ma la mossa effettivamente “costringe i consumatori ad acquistare un secondo prodotto affinché il primo funzioni“, ha scritto il giudice Caramuru Afonso Francisco nella sua sentenza.

Secondo i giudici brasiliani, vendere un dispositivo senza il suo caricatore è una pratica scorretta – grantennistoscana.it

I giudici avevano quindi ordinato all’azienda californiana di fornire caricabatterie a tutti i consumatori in Brasile che hanno acquistato modelli di iPhone 12 o 13 negli ultimi due anni e di includerli in tutte le nuove vendite.

Apple sta affrontando problemi legati ai caricabatterie anche dalle nostre parti. Lo scorso anno, il Parlamento europeo ha approvato una legge che richiede a tutti gli smartphone, tablet e fotocamere di utilizzare porte USB-C come standard unico per i caricabatterie. Questa decisione, che sarà attiva a partire dalla fine del 2024, obbligherà Apple a modificare le sue politiche di produzione.

I dati degli utenti: l’infinta disputa tra Apple e i giudici europei

Infine, Apple ha dovuto pagare multe anche per la gestione dei dati dei suoi utenti. La questione è tra le più dibattute nel rapporto tra grandi aziende tecnologiche, utenti e legislazioni nazionali. Lo scorso anno, Apple era stata multata in Francia perché si era scoperto che utilizzava i dati degli utenti per mostrare loro annunci personalizzati sull’App Store. I dati utilizzati per la profilazione sarebbero stati raccolti senza il permesso degli utenti.

La Commissione Nazionale per l’Informatica e le Libertà (CNIL) della Francia ha quindi emesso una sanzione di 8 milioni di euro. Secondo gli ufficiali, l’azienda ha tratto profitto da violazioni della legge sulla protezione dei dati.

La protezione dei dati degli utenti da parte delle big tech è un tema molto dibattuto dai governi nazionali – grantennistoscana.it

La personalizzazione degli annunci era un’opzione che gli utenti potevano disattivare, ma era inizialmente abilitata come impostazione predefinita. Per disattivarla, gli utenti dovevano essere consapevoli della questione (chiaramente, nessuno li aveva informati in maniera esplicita) e poi navigare attraverso vari livelli di menu. Ciò impediva agli utenti di concedere un consenso adeguato.

Apple ha successivamente modificato le sue pratiche. Le istituzioni francesi hanno affermato di aver effettuato controlli tra il 2021 e il 2022 per assicurarsi che l’azienda rispettasse le regole sulla protezione dei dati. La Francia ha avviato l’indagine nel marzo 2021.

Apple ha dichiarato a Patrick McGee del Financial Times che è “delusa” dalla decisione e che presenterà ricorso. L’azienda di iPhone ha sostenuto che il suo sistema di annunci di ricerca offre “più scelte” rispetto a qualsiasi altro concorrente e che non tracciava gli utenti tra app di terze parti o siti web.

Paolo Pontremolesi

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