Una nuova legge mira a disciplinare il marketing di influenza, un settore dove fino ad adesso regnava una sorta di Far West.
Regole più rigide per le celebrità della rete e per la loro vetrina planetaria in grado di attirare milioni di visualizzazioni e di follower grazie alla popolarità acquisita online. Una nuova normativa si prefigge di inquadrare queste pratiche che senza regolamentazione in alcuni casi hanno dato luogo a abusi e frodi.
Da tempo in Francia si discuteva di una legge che mettesse fine – o quantomeno un argine – a quella che Oltralpe viene definita la «giungla degli influencer». Gli abusi della cosiddetta influencer economy sono finiti da un pezzo nel mirino del legislatore transalpino. Promozione di prodotti e rimedi pericolosi oltre che di dubbia provenienza, accuse di frodi o di scarsa trasparenza nel campo della promozione pubblicitaria. Sono tante le criticità delle star dei social, almeno di alcune.
Così giovedì scorso, 1° giugno, il Parlamento francese ha dato il definitivo via libera a un testo di legge sulla regolamentazione degli influencer. Una proposta che ha potuto avvalersi del consenso bipartisan di 342 senatori di tutti gli schieramenti politici. Dopo l’Assemblea di mercoledì è arrivato dunque il parere favorevole al testo dei deputati Arthur Delaporte (Partito socialista) e Stéphane Vojetta (membro di Rinascimento, come si chiama adesso il partito del presidente Macron dopo il cambio di nome di En Marche a settembre 2022).
Influencer economy: i rischi delle promozioni online
La giustizia francese si era già occupata del caso della influencer Nabilla Benattia-Vergara, sanzionata con 20 mila euro di multa per «pratiche commerciali ingannevoli sui social network». Nel 2018 la modella franco-algerina aveva pubblicizzato infatti, in una story su Snapchat, un sito specializzato nella compravendita di bitcoin. Nella story si assicurava che il denaro investito nella società di trading sponsorizzata sul social avrebbe avuto un rendimento fino all’80% senza alcun rischio di perdita del capitale. Ma soprattutto l’influencer aveva omesso di menzionare che per pubblicare la story era stata remunerata.
Per la Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi (DGCCRF) questo comportamento però è contrario al codice del consumo. Accettare un contratto pubblicitario remunerato non è certo vietato dalla legge francese, altro discorso non segnalare ai propri abbonati il carattere commerciale delle proprie promozioni al momento della pubblicazione di un post o di una story.
In accordo col procuratore della Repubblica di Parigi, l’influencer si è offerta così di regolare la questione pagando un’ammenda di 20 mila euro. Su Twitter ha poi scritto che intendeva assumersi le conseguenze delle sue azioni. «Questa professione è nuova e non sempre abbiamo una regolamentazione stretta» ha dichiarato.
Quando le frodi della rete si servono degli influencer
Secondo le stime della procura parigina, ogni anno in Francia le truffe finanziarie ammontano a 500 milioni di euro. Uno studio commissionato dall’AMF (l’Authority dei mercati finanziari) aveva indicato nei giovani e nei CSP (le categorie socio professionali) i bersagli privilegiati di questo genere di truffe, per via della scarsa maturità in materia di risparmio e la tendenza a essere sedotti da promesse di rapidi guadagni.
Per raggiungere queste categorie particolarmente vulnerabili, aveva mostrato lo studio, i truffatori da tempo hanno deciso di sfruttare la modalità di comunicazione preferita dai giovani: i social, dove i frodatori per realizzare i loro raggiri si servono degli influencer capaci di tessere legami di prossimità coi propri follower.
Legge francese sugli influencer: cosa prevede il nuovo testo
Per questo in Francia c’era già una normativa che imponeva agli influencer di dichiarare in maniera esplicita la natura pubblicitaria dei loro contenuti. La legge appena varata dall’Assemblea nazionale entra più nel dettaglio.
Il legislatore francese ora ha fissato le condizioni legali per il riconoscimento giuridico di una professione, quella dell’influencer, ancora non definita dal diritto francese che fino ad ora si era mosso nel solco di norme inadeguate o pensate per altre professioni.
Il testo di legge comincia con una definizione legale di questa professione ancora in via di costruzione, indicando gli influencer come quelle «persone fisiche o morali che, a titolo oneroso, comunicano al pubblico per via elettronica dei contenuti che mirano a promuovere, direttamente o indirettamente, beni, servizi o una qualunque causa esercitando l’attività di influenza commerciale per via elettronica».
Attività vietate agli influencer: ecco cosa non potranno pubblicizzare
Come anticipato, la nuova legge sugli influencer specifica anche le attività a loro vietate. Tra le pratiche vietate rientrano la promozione di ogni atto, procedimento, tecnica, metodo, trattamento medico e chirurgico. È noto infatti che gran parte degli abusi delle promozioni sui social riguardano “consigli” nel campo della medicina estetica.
Ma non è tutto: gli influencer non potranno in alcun modo, spiega Le Monde, promuovere la desistenza terapeutica (cioè la pratica medica di interrompere terapie e cure ritenute inutili e futili in caso di malattie terminali). Proibita o limitata anche la promozione di determinati dispositivi medici e di prodotti contenenti nicotina. Le star dei social non potranno più pubblicizzare le scommesse sportive e il gioco d’azzardo, che sarà riservato a piattaforme in grado di vietare tecnicamente l’accesso ai minori.
Giro di vite pure sulla promozione di alcuni prodotti e servizi finanziari. Vietata anche ogni pubblicità relativa agli animali selvatici, ad eccezione degli zoo. Un’altra misura introdotta da questa legge è l’obbligo di indicare chiaramente la dicitura «pubblicità» o «collaborazione commerciale» in tutti i contenuti promozionali degli influencer. Così come c’è l’obbligo di apporre la menzione di «immagini ritoccate» sulle foto e i video di volti o figure modificate con l’aiuto di filtri e anche su quelle realizzate con l’intelligenza artificiale.
Stretta anche sul dropshipping
La nuova legge mira anche a tutelare dai rischi del dropshipping, la pratica che consiste nel vendere online, tramite negozi virtuali, un prodotto non posseduto materialmente dal venditore in un magazzino.
In questo caso il venditore si limita sostanzialmente a pubblicizzare il prodotto e a trasmettere l’ordine al fornitore che dopo la vendita lo spedirà all’acquirente. Spesso però i prodotti vengono venduti a un prezzo molto più alto di quello di mercato (per via delle commissioni degli agenti). Una vendita che inoltre può anche essere accompagnata a una promozione ingannevole, con l’acquirente che non si vede recapitare il prodotto previsto.
Proprio per evitare sanzioni non di rado le piattaforme di dropshipping spariscono con grande rapidità, impedendo agli acquirenti di far valere i propri diritti. Negli ultimi anni diversi influencer si sono visti accusare di promuovere prodotti da piattaforme come queste.
Per questo la legge francese introduce adesso un principio di responsabilità solidale tra l’inserzionista, l’influencer e il suo agente. In pratica gli influencer adesso saranno responsabili nei confronti degli acquirenti dei prodotti che promuovono.
Multe e sanzioni per chi viola la legge sugli influencer: ecco rischia chi sgarra
Infine c’è il capitolo sanzioni, con un conto che rischia di presentarsi molto salato per gli eventuali trasgressori. C’è poco da scherzare: le pene previste per le violazioni arrivano fino a due anni di prigione oltre a una multa di 300 mila euro. Anche gli agenti degli influencer saranno inquadrati. Sarà obbligatorio un contratto scritto quando le somme superano una certa soglia.
Dato che molti influencer di successo operano dall’estero (a Dubai ad esempio), il testo della nuova legge vorrebbe imporre a coloro che operano al di fuori dell’Unione Europea, della Svizzera o dello Spazio economico europeo (SEE) di stipulare un’assicurazione civile all’interno della Ue.
L’obiettivo dichiarato è la creazione di un fondo per indennizzare le potenziali vittime. Gli influencer extra Ue dovranno nominare anche un rappresentante legale nell’Unione europea.