Scoppia un nuovo “caso” sul versante dell’assegno unico: ecco chi rischia di perderlo (e non per colpa sua).
Si fa presto a dire assegno unico. La misura concepita e attuata allo scopo di semplificare e potenziare gli interventi a sostegno della genitorialità e della natalità rischia, per una strana eterogenesi dei fini, di far piombare migliaia di famiglia italiane nel caos e nella disperazione. Il “caso” sta montando in queste ore: vediamo nel dettaglio cos’è successo.
Partiamo da un numero da far tremare le vene ai polsi: 600 mila famiglie. Sono quelle che rischiano di veder sfumare l’importo dell’assegno unico e universale, determinato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, il famoso Isee. Per quale motivo? Sembra incredibile nell’Italia del XXI secolo, un paese votato all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione dei servizi al cittadino (e non solo). E invece…
L’Assegno Unico dalla A alla Z
Ricordiamo innanzitutto che l’assegno unico e universale è un sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento del 21° anno di età, al ricorrere di determinate condizioni (mentre non sono previsti limiti di età per i figli disabili). L’importo riconosciuto ai beneficiari varia in base alla condizione economica del nucleo familiare sulla base di un Isee valido al momento della presentazione della domanda, tenuto conto dell’età e del numero dei figli e di eventuali situazioni di disabilità di questi ultimi.
L’Assegno è definito “unico” proprio perché è finalizzato alla semplificazione e al contestuale potenziamento degli interventi volti a sostenere la genitorialità e la natalità. E “universale” in quanto viene riconosciuto – anche in misura minima – a tutte le famiglie con figli a carico, sia pure in assenza di Isee o se quest’ultimo supera la soglia di 43.240 euro.
L’Assegno unico e universale è corrisposto dall’INPS e viene erogato al richiedente ovvero, su richiesta, ripartito in pari misura tra coloro che esercitano la responsabilità genitoriale. Come? Mediante accredito su un conto corrente bancario o postale, oppure con la formula del bonifico domiciliato. Fin qui tutto chiaro. Ma tra il dire e il fare è successo uno spiacevole imprevisto che ora rischia di costare caro a parecchie famiglie italiane.
L’incidente del percorso che fa tremare centinaia di migliaia di famiglie…
Come accennato, ora l’assegno unico rischia di saltare per qualcosa come 600 mila famiglie italiane. Il tutto per colpa di anomalie o meglio “difformità” dell’indicatore Isee che prima erano tollerate dall’Inps, mentre dal prossimo settembre non saranno più accettate. Si tratta di incongruenza che possono avere svariate cause. Per esempio, la mancata indicazione, per pura dimenticanza, di un conto corrente cointestato con un parente.
O l’inserimento di un dato sbagliato da parte del datore di lavoro o del Caf. Tanto basta a determinare una pur minima divergenza tra il valore dell’Isee e quello del Dsu. E se i valori dell’indicatore di situazione economica equivalente e quelli che il cittadino aveva presentato con la propria dichiarazione sostitutiva unica non coincidono, il sistema blocca tutto.
…e il possibile rimedio
Come detto, finora l’Inps ha chiuso un occhio di fronte a queste discrepanze, ma in futuro non saranno più consentite. L’Istituto nazionale di previdenza sociale ha chiarito nel suo messaggio 2856 dello scorso 1° agosto che in caso di indicatore “difforme” sarà riconosciuta solo la somma minima prevista. L’unica ancora di salvezza per i beneficiari dell’Assegno unico universale sta nel correggere eventuali Isee difformi (o con omissioni) entro settembre (dunque c’è meno di un mese di tempo).
Altrimenti cadrà la scure. Ricordiamo che la somma minima, ufficialmente riconosciuta a chi ha un Isee superiore a 43mila euro o a chi non lo presenta affatto, è pari a 54 euro al mese per ogni figlio minorenne. Che diventano 27 euro per i figli di età compresa tra i 18 e i 21 anni se risultano studenti o disoccupati.
Le famiglie italiane che si trovano in una situazione di irregolarità da questo punto di vista riceveranno una comunicazione ad hoc dall’Inps, recapitata tramite il canale prescelto dall’utente: via sms, e-mail o pec. Per non subire una decurtazione dell’assegno unico, i beneficiari dovranno presentare una nuova Dsu priva di anomalie. Oppure chiedere al Caf di provvedere a una rettifica della dichiarazione. Ma vista e considerata la complessità dell’iter di regolarizzazione degli indicatori, il numero di famiglie che a settembre subirà una decurtazione provvisoria dell’assegno vedrà molto probabilmente un marcato aumento. Non ci sono ancora dati ufficiali, ma secondo alcune proiezioni informali dei Caf la percentuale dovrebbe aggirarsi sul 10%.