Cattive notizie sul fronte delle assicurazioni delle vetture, con Rc auto che si annunciano non solo più costose, ma anche meno sicure.
Gli automobilisti italiani rischiano non solo di veder levitare i costi delle assicurazioni, ma anche di trovarsi ad avere a che fare con analisi di sinistri stradali sempre meno precise.
Una prospettiva per nulla gradita quella di assicurazioni sempre più costose. Tanto più che in questi giorni si parlava anzi di una tassazione meno pesante sull’auto con la ventilata possibilità della cancellazione, in tempi anche veloci, della controversa tassa del superbollo.
Da alcuni giorni si rincorrono infatti le voci che parlano della possibile abolizione del superbollo, una delle tante “micro tasse” finite nel mirino della maggioranza di centrodestra, che intorno al tema della pace fiscale ha costruito uno dei pilastri dell’ultima campagna elettorale.
Così nell’ambito della riforma fiscale 2023 alcuni esponenti del Carroccio hanno presentato un emendamento ad hoc che mira a cancellare il superbollo, la tassa introdotta nel 2011 che prevede un pagamento di 20 euro per ogni kW di potenza dell’auto eccedente il limite dei 185 kW, con un peso decrescente del tempo.
Superbollo, perché potrebbe avere i giorni contati
Fino ad oggi, secondo i dati riportati da Federcarrozzieri, il superbollo è costati agli italiani un esborso complessivo di circa 1,2 miliardi. Da qui l’iniziativa della Lega per tagliare la tassa che nei giorni scorsi il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha definito «odiosa».
In una nota congiunta i deputati leghisti Alberto Gusmeroli, Alberto Bagnai, Laura Cavandoli e Giulio Centemero hanno spiegato di aver presentato «alcuni significativi emendamenti alla delega per la riforma fiscale, un testo già oggi improntato al riequilibrio del rapporto fra cittadino e fisco attraverso ampie semplificazioni e una graduale riduzione della tassazione».
Un riequilibrio che passa dalle “micro tasse” da eliminare, tra le quali appunto anche il superbollo. A ufficializzare il testo, destinato al vaglio della Commissione Finanze della Camera, è stato lo stesso Salvini. Il leader del partito di via Bellerio ha tenuto a sottolineare come la cancellazione del superbollo rientri, insieme all’estensione della flat tax, nel progetto di una «riforma fiscale di buonsenso» in linea col programma elettorale presentato alle ultime vittoriose elezioni politiche.
I tempi per la “rottamazione” del superbollo si preannunciano veloci. Dopo l’esame della Commissione Finanze della Camera, l’emendamento dovrebbe essere approvato già prima della consueta pausa estiva del Parlamento.
Quanto sono costati 12 anni di superbollo agli italiani
Il popolo degli automobilisti ha accolto con soddisfazione le voci di un imminente taglio del superbollo, anche se con alcuni distinguo da parte del resto della popolazione, dove non sono mancate le obiezioni.
Comunque sia, tra le voci più critiche del superbollo spicca indubbiamente quella di Federcarrozzieri. A introdurre il superbollo fu il decreto n. 98 del 6 luglio 2011, il cosiddetto decreto “Salva Italia”, la manovra correttiva da 24 miliardi del governo Monti, quando l’Italia era in ginocchio a causa della crisi dello spread.
Il superbollo – che, ricordiamo di nuovo, prevede un pagamento di 20 euro per ogni kW di potenza dell’automobile superiore ai 185 kW – è una tassa che decresce col passare del tempo. Dopo 5 anni dall’immatricolazione della vettura si riduce a 12 euro, scendendo a 6 euro dopo 10 anni, a 3 euro dopo 15 anni per scomparire del tutto passati i 20 anni.
Secondo quanto calcolato da Federcarrozzieri in 12 anni la tassa ha fruttato alle casse dello Stato 100 milioni all’anno, per un totale di 1,2 miliardi di euro. Indubbiamente un beneficio per le casse pubbliche ma al tempo stesso, sottolinea la federazione dei carrozzieri, il superbollo «ha provocato pesanti anomalie nel mercato italiano dell’auto».
Le critiche degli autocarrozzieri al superbollo
Se nelle fasi iniziali si è verificato un forte calo delle nuove immatricolazioni di vetture con potenza superiore ai 185 kW (con ricadute anche sul mercato dell’usato), successivamente abbiamo assistito al boom dei cosiddetti «falsi leasing», spiegano gli autocarrozzieri. In altre parole è esploso il fenomeno delle vetture con targa estera noleggiate ai clienti italiani che in questo modo bypassavano senza problemi il pagamento di bollo auto, superbollo e altre imposte.
Parallelamente a questo fenomeno si accompagnava l’aumento nel nostro Paese delle radiazioni al Pra di questo tipo di autovetture col pretesto dell’esportazione nei Paesi dell’Unione europea. Questo quando invece quelle stesse auto continuavano a girare sulle strade italiane, ma stavolta con la targa straniera.
Per questo e altri motivi non va giù leggero sul tema del superbollo Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, che lo stronca come «una tassa del tutto iniqua e sbilanciata». Un giudizio pesante il suo, motivato col fatto che «nelle regioni che non prevedono già esenzioni totali di bollo e superbollo per auto elettriche o ibride, le automobili di nuova generazione e con motori ibridi, pur superando abbondantemente i 185 kW di potenza, non sono tenute al pagamento del balzello».
Il superbollo infatti viene applicato, prosegue Galli, «ai soli motori termici, e non alla parte elettrica». Così che, per fare un esempio pratico, «una berlina plug-in con potenza pari a 360 Cv (264 kW) non paga alcun superbollo, perché il suo motore 1.6 a benzina arriva a 200 Cv, mentre gli altri 160 Cv sono frutto dei motori elettrici».
Assicurazioni auto, perché si rischia un’impennata dei costi
Se dal fronte del superbollo arrivano delle buone notizie, meno liete sono quelle provenienti da quello delle spese per l’Rc Auto e dei sinistri stradali. Sì, perché in un prossimo futuro qui i costi, stando all’Associazione Italiana Periti Estimatori Danni (Aiped), potrebbero volare. Un aumento al quale oltretutto rischia di associarsi anche un peggioramento della qualità delle prestazioni e dei servizi. Oltre il danno, la beffa.
L’associazione dei periti assicurativi punta il dito contro gli ultimi avanzamenti in campo tecnologico, in particolare con gli sviluppi travolgenti dell’IA. Aiped lancia l’allarme sulla grande sostituzione in corso nel campo delle perizie assicurative. È qui infatti che «l’Intelligenza Artificiale sta progressivamente sostituendo l’attività sul campo dei periti assicurativi».
Da qui «l’utilizzo sempre più diffuso dei sistemi da remoto, perizie in authority, videoperizie e addirittura il crescente ricorso alla IA (intelligenza artificiale) da parte delle compagnie di assicurazioni». Un fenomeno che non soltanto «pone seri dubbi sulla compatibilità di tali modalità operative» ma potrebbe anche far schizzare alle stelle le tariffe Rc Auto.
Non solo Rc Auto più care, ma anche perizie sempre più scadenti
Ma oltre all’impennata dei costi c’è anche un problema di cattiva qualità dei servizi offerti. Come fa notare Luigi Mercurio, presidente Aiped, «una perizia svolta da remoto o tramite IA, oppure condotta da operatori non qualificati, non consente di accertare con precisione la complessità di un danno da sinistro stradale».
Col rischio che, in caso di danni sottostimati, l’assicurato possa vedersi risarcire in misura inferiore a quanto gli sarebbe spettato. Mentre invece in caso di sovrastima sarà la compagnia a subire un maggiore costo che però, avverte Mercurio, inevitabilmente «sarà scaricato sugli utenti finali attraverso un incremento delle tariffe Rc auto, che negli ultimi mesi, come certifica anche l’Istat, hanno ripreso a crescere».