Nessuna buona notizia per quanto riguarda la malattia di Lyme. In Italia aumentano i casi: ecco cosa c’è da sapere in merito
A parlare della causa scatenante della malattia di Lyme è l’Osservatorio Malattie Rare, che scrive come il “semplice” morso di una zecca può rappresentare l’inizio di un incubo. È proprio così: serbatoio di virus, alla zecca basta un morso per infettare l’uomo e, a seconda della specie della zecca, il periodo in cui colpisce di più è l’estate, in ambienti più secchi o più umidi. Il batterio che causa la malattia di Lyme si chiama Borrelia burgdorferi e, in Italia, negli ultimi giorni si è scatenato un rapido aumento della casistica: ecco cosa c’è da sapere.
Malattia sempre più conosciuta sia per l’aumento di casi, sia perché molti Vip iniziano a parlarne per sensibilizzare le persone, quella di Lyme diventerà una delle patologie più diffuse. A scatenare questo aumento c’è prima di tutto il caldo anomalo di questi ultimi anni, accompagnato dall’allungamento dell’estate, la globalizzazione e l’aumento della temperatura. Seconda malattia infettiva degli Stati Uniti dopo l’HIV, ecco tutto quello che c’è da sapere sulla Lyme.
Ciò che rende la Lyme particolarmente pericolosa è il fatto che i suoi sintomi hanno una durata estremamente variabile. Se in alcuni soggetti perdurano per qualche settimana, in altri invece durano per anni interi e possono determinare deterioramento cognitivo, artrosi e meningiti. L’infezione, infatti, va a colpire in primo luogo la pelle, le articolazioni, gli organi interni e il sistema nervoso ma il primo sintomo è l’eruzione cutanea a forma di bersaglio: sulla pelle si formano dei cerchi concentrici rossi e bianchi, il cui centro è il morso della zecca. Febbre, dolori diffusi e mal di testa accompagnano il tutto.
I primi sintomi, a parte l’eruzione cutanea, sono più simili a una forma influenzale e per diverse settimane rimangono estremamente gestibili. In alcuni casi, però, questi possono arrivare a coinvolgere il cuore e in questo caso a questi sintomi si aggiungono dolore al petto, battito cardiaco irregolare e problemi al sistema nervoso, tra cui la paralisi di Bell che coinvolge il viso, intorpidimento e formicolio.
Il terzo stadio è quello più pericoloso e si tratta di quando la malattia di Lyme viene diagnosticata e quindi trattata in ritardo. In questi casi, i sintomi non vengono riconosciuti e presi in tempo e possono quindi trasformarsi in cronici, aggravandosi in forme di artrosi cronica e deterioramento cognitivo.
Poiché ad oggi non esiste ancora un vaccino in grado di proteggere dalla malattia di Lyme, ciò su cui si può lavorare è la prevenzione. Innanzitutto, quando si esce a fare una passeggiata nei prati nei mesi estivi è sempre bene indossare abiti lunghi e di colore chiaro, così da individuare subito eventuali zecche. Inoltre, è meglio proteggere la propria cute con un repellente spray e, al ritorno dalla passeggiata, controllare bene tutte le zone del corpo, anche quelle meno visibili.
Il primo caso di questa malattia venne individuato nel 1975 nella cittadina americana di Lyme, che oggi dà il nome a questa patologia potenzialmente invalidante. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, è la patologia più rilevante e più diffusa trasmessa da un vettore nelle zone geografiche temperate. Quando si sospetta di essere stati morsi da una zecca e si notano i primi sintomi è sempre meglio recarsi dal medico, il quale valuterà la condizione di salute e nel caso consiglierà esami più specifici. La malattia di Lyme viene diagnosticata mediante esami di laboratorio.
Per curare il paziente esistono diversi approcci. Secondo alcuni, ai primi segnali della malattia di Lyme è bene somministrare antibiotici. Secondo altri, però, è bene attendere l’esito degli esami di laboratorio prima di procedere: in Italia, solitamente, si consiglia di non trattare il soggetto che si presenta dal medico o in Pronto Soccorso per un morso di zecca, ma curarlo con le medicine solo nel caso di insorgenza di sintomi. I farmaci più usati sono la penicillina, l’amoxicillina o la doxiciclina.
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