Da sapere sull’aumento dell’assegno INPS nel 2024, ecco i nuovi importi con accredito ogni mese. Tutte le informazioni utili da conoscere.
Per il 2024 è previsto un aumento dell’assegno pensionistico pagato dall’INPS per contrastare gli effetti dell’inflazione, accanto alle solite misure di conguaglio e perequazioni. Scopriamo in che cosa consiste questo aumento, quanto sarà questo l’importo, come e a chi si applicherà. Altre novità, poi, potrebbero essere introdotte anche dalla prossima Legge di Bilancio. Come, ad esempio, un aumento delle pensioni minime.
L’ultimo anno è stato molto difficile per le famiglie italiane, per lavoratori e pensionati, a causa dell’elevato tasso di inflazione che ha provocato forti aumenti dei prezzi di tanti prodotti, a cominciare da quelli di uso comune del cosiddetto carrello della spesa, come i prodotti alimentari. Il caro vita ha inciso pesantemente sui consumi delle famiglie, costringendole a tagliare molte spese, superflue ma anche meno superflue, e a rinunciare alla vacanze estive o riducendole drasticamente. Un effetto, questo, che è sotto gli occhi di tutti.
Mentre i prezzi salivano, stipendi e pensioni restavano fermi, causando non pochi problemi alle famiglie. Alcuni aumenti sono stati introdotti per alcune categorie di lavoratori, come un aumento di stipendio per gli insegnanti. Nel frattempo, sempre per fare fronte all’inflazione, sono stati introdotti aumenti anche alle pensioni, mentre altri sono in programma per il 2024. Scopriamo qualcosa di più su questi ultimi, ecco tutto quello che bisogna sapere.
Aumento assegno INPS nel 2024, i nuovi importi
Per contenere gli effetti negativi dell’inflazione che hanno deteriorato il potere di acquisto delle famiglie, sono stati introdotti adeguamenti e aumenti degli stipendi, almeno per alcune categorie, e in particolare delle pensioni. Nuovi incrementi dell’assegno pensionistico sono previsti per il prossimo anno, nel 2024, secondo i meccanismi del conguaglio, della perequazione e della rivalutazione. Alcuni di questi aumenti sono strutturali, sono introdotti cioè un automatico ogni anno per adeguare l’assegno pensionistico al costo della vita e anche a seconda della situazione del singolo pensionato. Altri, invece, vengono introdotti con provvedimento specifico adottato dal governo, come gli aumenti che molto probabilmente saranno introdotti con la nuova Legge di Bilancio del 2024.
Gli aumenti delle pensioni di carattere strutturale sono la perequazione e il conguaglio. La perequazione prevede la rivalutazione annuale degli assegni pensionistici per tenere conto dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita, misurato ogni anno dall’Istat. In questo caso, le pensioni vengono adeguate al tasso di inflazione indicato dall’Istat. Poi ci cono i conguagli che possono riguardare degli arretrati riconosciuti al singolo pensionato dall’Inps a seguito di controlli e verifiche. In questo caso, il pensionato riceverà un aumento nell’assegno mensile.
I conguagli, tuttavia, possono essere anche a debito del singolo pensionato nei confronti nell’Inps, quando a seguito dei controlli risulta che abbia percepito più del dovuto e in questo caso dovrà restituire la somma in eccesso. La restituzione, in questo caso, avverrà con decurtazioni dall’importo dell’assegno.
Rivalutazione delle pensioni nel 2024
Anche per il prossimo anno, le pensioni dovrebbero essere rivalutate secondo il nuovo sistema di perequazione, introdotto dalla Legge di Bilancio 2023. Sarà il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) a stabilire con decreto, entro quest’anno, l’aumento delle pensioni nel 2024 conseguente alla crescita dell’inflazione. Vediamo come funziona questo sistema di rivalutazione degli importi degli assegni pensionistici.
A partire dal 1° gennaio, le pensioni sono state aumentate del 7,3% per tenere conto degli effetti dell’inflazione, applicando lo stesso indice dello scorso anno. Lo scorso luglio l’indice di rivalutazione è stato aggiornato all’8,1% per il 2023. Il che significa che le pensioni del 2023 sono rivalutate con questa percentuale che si applicherà agli assegni pensionistici successivi. Mentre la differenza tra i due indici per le pensioni già pagate, sarà versata negli assegni successivi come conguaglio. Probabilmente, questo aumento percentuale sarà confermato anche per il 2024 ma bisognerà aspettare le misure del governo. Inoltre, sempre nel 2023, per contrastare l’inflazione le pensioni medie, con importo mensile da 1.244 euro netti e 1500 euro lordi, erano state aumentate di circa 900 euro netti all’anno e 75 euro al mese. Occorre ancora attendere per sapere se questo aumento sarà confermato anche nel 2024. Probabilmente sì, ma forse per un importo minore.
Le percentuali
Le rivalutazioni, con i conseguenti aumenti, degli assegni pensionistici anche nel 2024 saranno a scaglioni, tenendo conto dell’importo dei singoli assegni a cui si applicheranno diverse percentuali, in ordine decrescente a seconda del reddito. Più alto è l’assegno percepito e più piccola sarà la percentuale di rivalutazione applicata.
Le percentuali di rivalutazione applicate agli assegni pensionistici nel 2023 sono state le seguenti:
- rivalutazione al 100%, pari all’intero incremento previsto dal decreto del MEF, per le pensioni corrispondenti fino a 4 volte il minimo Inps, fino a 2.101,52 euro;
- rivalutazione all’85% dell’incremento del decreto MEF per le pensioni pari o inferiori a 5 volte il minimo Inps, tra 2.101,52 euro e 2.627 euro;
- il 53% dell’incremento previsto dal MEF per le pensioni pari o inferiori a 6 volte il minimo, tra 2.627 e 3.152,28 euro;
- il 47% della rivalutazione per le pensioni pari o inferiori da 6 a 8 volte il minimo, comprese tra 3.152,28 e 4.203 euro;
- rivalutazione del 37% dell’incremento previsto per le pensioni da 8 a 10 volte il minimo Inps, tra 4.203 e 5.253,38 euro;
- rivalutazione del 32% dell’incremento per le pensioni superiori a 10 volte il minimo Inps, oltre i 5.253,38 euro.
Queste sono state le percentuali applicate nel 2023. Dobbiamo ancora aspettare le decisioni del governo per sapere se saranno confermate o cambiate, al rialzo o al ribasso. Inoltre, nuovi aumenti potrebbero arrivare anche dalla riforma delle pensioni, alla quale il governo sta lavorando.