Tra gli ostacoli della politica e gli interessi delle case automobilistiche, il passaggio all’elettrico non sembra facile.
Il passaggio alle automobili elettriche sembra essere una delle azioni più importanti per ridurre le emissioni di carbonio nei prossimi anni e provare a salvare il pianeta. L’Unione Europea è tra i principali attori in questo scenario di cambiamento. Gli stati europei stanno provando a stabilire un termine entro cui tutti i produttori dovranno mettere sul mercato veicoli esclusivamente elettrici. Nonostante i proclami di molte istituzioni, però, le tempistiche sembrano essere molto poco realistiche.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede che entro il 2030 gli elettrici rappresenteranno oltre il 60% dei veicoli venduti a livello globale. Secondo l’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), invece, il 2030 è una data eccessivamente ottimistica.
Per far funzionare le batterie dei veicoli elettrici, infatti, serve un’enorme quantitativo di litio, cobalto e altre materie prime. L’ipotesi sarebbe più realistica solo se entro quella data riuscissimo ad aprire oltre 300 nuove miniere e raffinerie di supporto in tutto il mondo.
Una rivoluzione difficile
La maggior parte delle persone concorda sul fatto che ridurre l’uso di combustibili fossili è fondamentale per combattere il cambiamento climatico. Tuttavia, una transizione di questa portata implica problemi, rischi e conseguenze che non possono essere ignorati. Un passaggio del genere significa non solo produrre milioni di veicoli elettrici all’anno ma anche supportarli, dalla ricarica alla riparazione.
Al momento, i dati di vendita delle automobili fanno capire che si è ancora molto lontani da questa grande rivoluzione. Ad esempio, nel gennaio 2023 le vendite di veicoli elettrici negli Stati Uniti hanno raggiunto il 7,83% delle vendite totali di automobili.
Sono stati venduti 66.416 veicoli elettrici a batteria e 14.143 ibridi plug-in. Questi dati vanno però analizzati anche tenendo conto del numero di veicoli a combustione interna acquistati nello stesso periodo. Sempre a gennaio, ne sono stati venduti circa 950.000 nuovi e altri 3 milioni usati. Alla luce di questi numeri, quelli sulla vendita dell’elettrico non sembrano più così incoraggianti.
Nonostante tutte queste difficoltà siano sotto gli occhi di tutti, la fretta di passare ai veicoli elettrici da parte delle istituzioni appare comunque logica e comprensibile. Alcune parti del mondo stanno già vivendo catastrofi legate al cambiamento climatico. I governi di tutto il mondo si sono impegnati ad agire nell’ambito dell’Accordo di Parigi, che richiede la riduzione dei gas serra in tutti i settori industriali.
Il settore dei trasporti è uno dei maggiori responsabili delle emissioni di gas serra a livello mondiale. Molti esperti ritengono che la sostituzione delle automobili a combustione interna con veicoli elettrici sia il modo più rapido e semplice per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050.
I veicoli elettrici e la politica
Il passaggio ai veicoli elettrici è al centro di diversi scontri e discussioni nella politica di tutti i paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, i politici considerano questa rivoluzione parte di un programma di nazionalismo economico. Mirano, cioè, ad accelerare il passaggio all’elettrico per conquistare uno spazio rilevante nel futuro mercato dei veicoli elettrici.
Secondo molti esperti, si tratta di un cambiamento economico, ambientale e sociale che potrebbe ridisegnare completamente l’economia della nazione. Un cambiamento che secondo molti vale circa 26 trilioni di dollari.
E gli Stati Uniti non sono gli unici a considerare la rivoluzione elettrica un’interessante prospettiva economica. Per Cina, Giappone, Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti, i veicoli elettrici sono il mezzo necessario per conquistare il futuro mercato dei trasporti e della produzione.
Come sta affrontando il passaggio l’Unione Europea
Lo scorso febbraio il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel a emissioni di carbonio entro il 2035. L’obiettivo finale è quello di eliminarle dalle strade del continente entro la metà del secolo. Nel frattempo, si cerca anche di prepararsi a produrre in massa questo nuovo tipo di veicoli.
Il vicepresidente dell’UE, Frans Timmermans, ha ricordato che tra l’anno scorso e la fine di quest’anno la Cina porterà sul mercato internazionale 80 modelli di auto elettriche. “Si tratta di buone auto. Sono auto che saranno sempre più accessibili e non dobbiamo farci trovare impreparati. Non vogliamo cedere questo settore essenziale a terzi“, ha avvertito il funzionario.
Ma l’UE è anche piena di oppositori, che sostengono che né l’industria europea né molti automobilisti privati sono pronti per un cambiamento così drastico. Tra le varie argomentazioni, ci sono anche le centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio.
“La nostra proposta è di lasciare che sia il mercato a decidere quale sia la tecnologia migliore per raggiungere i nostri obiettivi“, ha dichiarato l’eurodeputato Jens Gieseke, membro del Partito Popolare Europeo.
Il gruppo del PPE ha messo in guardia da un altro rischio: gli europei continuerebbero a guidare auto a combustione dopo il divieto di vendita perché non possono permettersi un’auto elettrica.
Una rivoluzione sociale
Inoltre, non bisogna sottovalutare l’importanza del giudizio dell’opinione pubblica sulla questione. Il passaggio all’elettrico dovrà scontrarsi con le convinzioni e i modi di vivere delle persone, che dovranno cambiare per forza di cose.
Molti esperti prevedono infatti che i veicoli elettrici da soli non saranno sufficienti per ridurre le emissioni di anidride carbonica nei limiti necessario. Questo comporterà enormi cambiamenti nello stile di vita di molti di noi. Le persone dovranno guidare e volare di meno, camminare e andare in bicicletta di più e prendere i mezzi pubblici.
Dovremo anche convertire gli elettrodomestici alimentati da combustibili fossili. La disponibilità delle persone ad accettare questi cambiamenti sarà cruciale per raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica.
Quello che preoccupa gli esperti è che c’è già una grande fetta della popolazione mondiale che è totalmente scettica verso queste tematiche e che non sarà certo ben disposta ad acquistare un veicolo elettrico. Ed è risaputo che, se i cambiamenti tecnologici sono difficili, quelli sociali lo sono ancora di più.