Per la salute dei bambini nei loro primi tre anni di vita contano anche i papà, nonché l’ambiente in cui sono inseriti: la scoperta incredibile
Quando una coppia accoglie un bambino e diventa una famiglia vive un momento indimenticabile, che cambia per sempre il corso delle loro vite indipendentemente da come si evolverà la relazione di coppia. L’arrivo di un neonato sconvolge gli equilibri, spesso creando anche momenti di debolezza e di difficoltà ma aumentando l’amore in maniera esponenziale: all’improvviso tutte le attenzioni convogliano su di lui, sul suo benessere e sulla sua crescita. Ecco però qual è il ruolo del papà e dell’ambiente nei primi 1000 giorni di vita del bambino: più importanti di quanto si crede.
Durante i nove mesi della gravidanza è la mamma a portare fisicamente e psicologicamente tutto il peso di questa nuova vita che si forma: per quanto il compagno possa essere presente e importante, di fatto è il corpo della donna che si modella, che cambia e che nutre e dà spazio al nuovo essere umano che sta per nascere. Nonostante ciò e nonostante anche l’allattamento dipenda dalla madre, soprattutto nei primi mesi, il ruolo del papà è importante non solo come supporto ma come parte attiva nella crescita del bambino e nella sua salute: ecco le recenti ricerche cos’hanno svelato.
Non solo la mamma: il ruolo del papà
I primi mille giorni di vita del bambino, quindi dal concepimento fino al compimento dei due anni di età, sono fondamentali per il bambino e per tutta la sua vita futura: già quasi trent’anni fa, David Barker (un epidemiologo inglese) aveva dimostrato l’associazione tra un basso peso alla nascita e un maggiore rischio di sviluppare malattie cardiache, in fase adulta. Oggi questi sospetti sono realtà: la nascita prematura e il maggiore rischio di ipertensione, ad esempio, sono correlati in modo imprescindibile. Non è un caso, quindi, che si parli di origini perinatali delle malattie e che ai genitori si consigli di pianificare le gravidanze: in questo modo sia la mamma che il papà possono prepararsi adeguatamente, formandosi e abbandonando abitudini e azioni potenzialmente dannose.
Di fatto, infatti, anche i papà e la loro salute concorrono nel determinare lo stato di salute del nascituro: per quanto alle mamme sia chiesto di rinunciare per nove mesi agli alimenti crudi, all’alcol e al fumo e di integrare acido folico, nonché di provare l’allattamento al seno dopo la nascita e di insistere anche quando si presentasse faticoso e doloroso, è bene sapere che anche i papà e le loro abitudini di vita e alimentari possono determinare problemi al bambino.
Gli effetti del papà sulla salute del nascituro
Di fatto, al momento del concepimento di un bambino, uno spermatozoo maschile riesce a penetrare in un ovulo e a fecondarlo: ragionandoci, è facile comprendere che la salute del corpo dell’uomo è fondamentale per quella del bambino che ne nascerà, essendo lo spermatozoo proveniente dal suo apparato riproduttivo. Secondo Umberto Simeoni, responsabile del Centro ospedaliero universitario di Losanna, a livello preconcezionale ci sono alcune prove che dimostrano che una dieta ricca di grassi saturi dell’uomo lascia negli spermatozoi alcuni marchi associati a un maggiore rischio di malattie metaboliche per il bambino.
Inoltre, il padre è molto importante nel plasmare lo stile di vita della famiglia nel quale poi il bambino crescerà: si parla di abitudini alimentari, sportive, culturali ed educative, determinanti per lo sviluppo psico-motorio del nascituro e di conseguenza per la sua salute. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Molecolar Human Reproduction, inoltre, quando si desidera una gravidanza non solo la madre deve fare attenzione ai fattori che potrebbero metterla a rischio, ma anche i papà.
L’assunzione cronica di alcol da parte dell’uomo, infatti, è stato provato che influisce negativamente sul successo della gravidanza: questo è valido sia per le gravidanze naturali, sia per quelle che avvengono in vitro mediante fecondazione assistita. L’esposizione all’alcol precedentemente al concepimento, inoltre, aumenta il rischio di alterazione genica embrionale, favorendo problematiche placentari e di conseguenza mettendo a rischio la salute della madre e del bambino.