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Ben 1200 scuole presto verranno chiuse, il motivo è molto grave: Italia a pezzi

L’istruzione è uno dei servizi più importanti che lo Stato possa offrire. La grave crisi demografica italiana metterà a dura prova il sistema.

Il calo demografico, ovvero la diminuzione della popolazione in una determinata area geografica, è un fenomeno che sta assumendo proporzioni significative in molte parti del mondo. Questa tendenza ha conseguenze che vanno oltre l’aspetto puramente numerico, influenzando diversi aspetti della società.

Tra i vari effetti del calo demografico ci sarà la chiusura di moltissime scuole in tutta Italia – grantennistoscana.it

Uno dei settori più colpiti dal calo demografico è quello dei servizi offerti dalla comunità, come le infrastrutture, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e molti altri.

La popolazione italiana, come è ormai noto, sta diminuendo di anno in anno. Nel 2022 sono nati meno di 400.000 bambini, il numero più basso mai registrato dal 1861. Questo indica una situazione demografica difficile in un’economia che ha alti livelli di debito pubblico.

Nell’ultimo anno, l’Italia ha avuto più di 12 decessi per ogni 7 nascite. La popolazione residente si è ridotta di 179.000 persone, raggiungendo i 58,85 milioni, secondo il rapporto annuale dell’ISTAT. Di seguito esploreremo la relazione tra il calo demografico e la riduzione dei servizi, evidenziando le sfide e le implicazioni che questo fenomeno comporta.

Calo demografico: le scuole chiudono

Con il calo demografico, la popolazione scolare diminuisce. Questo si traduce in un numero inferiore di studenti che frequentano gli istituti scolastici, specialmente nelle zone più colpite dalla diminuzione demografica.

Di conseguenza, molte scuole si trovano ad affrontare problemi di sostenibilità a causa della mancanza di iscrizioni. I costi operativi, come la manutenzione degli edifici, il personale insegnante e le risorse didattiche, diventano difficili da coprire senza un numero sufficiente di studenti.

Il trend negativo delle nascite ha già portato alla chiusura di molte scuole – grantennistoscana.it

Per quanto riguarda l’Italia, nel corso degli ultimi 10 anni, sono state già sospese le attività di ben 2.600 istituti nel settore dell’educazione infantile e primaria. Questa tendenza negativa è particolarmente evidente nel Sud del paese.

Secondo Giuseppe Valditara, nei prossimi 10 anni il numero degli studenti diminuirà da 7,4 milioni del 2021 a poco più di 6 milioni, con una diminuzione di 110-120 mila ragazzi ogni anno. Si stima che, come risultato di questa diminuzione delle nascite, nel corso dei prossimi cinque anni verranno chiuse 1.200 scuole.

Secondo le ultime rilevazioni, il problema si concentra soprattutto nel Sud del paese: due terzi delle 2.600 scuole chiuse tra l’anno scolastico 2014-15 e il 2022-23 si trovavano nel Meridione. I piccoli centri, in particolare nelle aree montane, sono stati i più colpiti, perdendo il principale punto di aggregazione della comunità locale, un luogo di cultura e di relazioni educative.

Meno scuole, un danno gravissimo per la società

Lo scorso maggio, durante un incontro chiamato Stati generali della natalità, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha condiviso dei dati molto preoccupanti. Nei prossimi 10 anni ci si aspetta una diminuzione di 500.000 studenti nelle scuole superiori, quasi 300.000 nelle scuole medie, circa 400.000 nelle scuole primarie e oltre 156.000 nelle scuole dell’infanzia.

Nelle aree più colpite dal calo demografico, gli studenti rimanenti dovranno concentrarsi in un numero limitato di scuole. Ciò può portare a una sovraccarico di tali istituti, con classi sovraffollate e una difficoltà di gestione degli alunni. Inoltre, la distanza da casa diventa un problema per gli studenti che devono percorrere grandi distanze per raggiungere la scuola più vicina.

Classi più numerose rendono impossibile per gli insegnanti garantire un’istruzione di buona qualità – grantennistoscana.it

La chiusura delle scuole, quindi, avrà un impatto negativo sulla qualità dell’istruzione offerta. Inoltre, la chiusura delle scuole può portare alla riduzione delle opportunità extracurriculari e delle risorse didattiche disponibili per gli studenti.

Oltre alla qualità, questi dati dovrebbero lanciare un allarme anche per quanto riguarda l’occupazione nel campo della scuola. Meno istituti e meno classi potrebbero portare a una riduzione delle cattedre da 684.000 a circa 558.000 nel 2033/34, con la perdita di 10.000-12.000 posti di lavoro ogni anno.

Il calo demografico in Italia è sempre più preoccupante

Dal 2014 ad oggi, si stima che l’Italia abbia perso complessivamente più di 1,36 milioni di persone, un numero equivalente alla popolazione di Milano. È come se una città di quella grandezza fosse completamente scomparsa

La mancanza di neonati in Italia è considerata un’emergenza nazionale e la presidente Meloni ha fatto della risoluzione di questo problema una delle sue principali promesse elettorali prima di essere eletta come prima ministra del paese lo scorso anno.

I reparti di ostetricia sono sempre più vuoti e questo sarà un grande problema nel futuro dell’Italia (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Nonostante anche il precedente governo di Mario Draghi abbia messo in atto un programma per incoraggiare più donne a avere figli offrendo incentivi economici, la diminuzione della popolazione continua. Il programma prevede che le famiglie ricevano un sostegno finanziario mensile per ogni figlio aggiuntivo, che va da 50 a 175 euro. Questi pagamenti continuano fino a quando il figlio compie 21 anni o diventa economicamente indipendente.

Quello che preoccupa gli esperti è la costanza con cui la popolazione diminuisce. Dal momento della grande crisi finanziaria del 2008, il calo delle nuove nascite in Italia non si è mai fermato. Tutto questo suscita grandi preoccupazioni, perché una popolazione invecchiata può mettere ulteriormente a dura prova il bilancio dello Stato.

In sintesi, il calo demografico rappresenta una sfida significativa per il sistema scolastico e per la tenuta del tessuto economico e sociale in generale. Sarà fondamentale che le istituzioni educative sviluppino strategie mirate per affrontare questa problematica. I nostri decisori politici dovranno adottare misure quali la riorganizzazione delle scuole, la collaborazione tra istituti e l’utilizzo di soluzioni innovative per mantenere un’offerta educativa adeguata nonostante l’ingente problema.

Paolo Pontremolesi

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