Barzellette sulle donne, sulle tasse, sul lavoro, anche spinte, perché no? Silvio Berlusconi ne raccontava appena poteva: bastava che si creasse un tempo morto e lui si lanciava.
Nemmeno il calvario delle ultime settimane, con ricoveri ripetuti al San Raffaele di Milano, e la rivelazione della leucemia mielomonicitica cronica di cui soffriva, trascinandolo alla morte stamattina all’età di 86 anni, hanno potuto modificare la sua immagine multiforme, mai priva di un lato scanzonato e irriverente che faceva dimenticare persino l’eccezionalità della sua ricchezza.
L’umorismo è terapeutico, parola sua, e come non credergli? Tanto più che senza barzellette è quanto mai difficile creare un clima di cordialità e simpatia, tale da render possibile la comprensione reciproca.
Una passione trascinante, uno stile popolare
Era la sua passione raccontare barzellette, anzi faceva parte del suo lavoro, quando da ragazzo faceva l’intrattenitore sulle navi da crociera, e raccontava le sue storielle, come si dice, all’orecchio dei viaggiatori nei momenti di relax a tarda sera. Certo non era un attore raffinato, ma la faccia tosta, con quel lampo di furbizia e di complicità negli occhi, non gli mancava di sicuro.
Erano vicende di vita quotidiana, che potevano capitare a tutti quanti, con un protagonista che non mancava di segnalarsi per la sua astuzia popolana, come nel caso del passeggero dell’aereo che vede una bella ragazza tutta sola, con un posto libero accanto, intenta a leggere un libro. Lei rivela di leggere un libro che parla dell’amore, e magnifica la potenza intima degli arabi e il romanticismo dei napoletani. Come poteva allora il protagonista, in perfetto stile Silvio, non presentarsi come Mohammed Esposito?
Certo le barzellette scandalizzavano i benpensanti fautori del galateo istituzionale e del comportamento decoroso previsto nientemeno che dalla Costituzione; tuttavia, con le sue battute licenziose, il rivoluzionario imprenditore brianzolo riusciva ad attivare l’istinto d’immedesimazione di tutti quanti, o almeno a far discutere, scandalizzare, e soprattutto ridere, sciogliendo l’ansia delle circostanze ufficiali e la prevedibilità dei protocolli.
Anche oggi, in un giorno d’amarezza e di pietà, il sorriso non manca e tutti i massmedia del mondo lo ricordano per le sue qualità di comunicatore brillante, fantasioso e particolarmente innovativo, oltre che popolare, segnando così un cambio di registro di eccezionale importanza strategica, nei confronti del linguaggio cifrato usato dai leader della prima repubblica, il politiche compassato, istituzionale e pieno di allusioni nascoste.
Stile rivoluzionario, linguaggio chiaro
Berlusconi, invece, parlava chiaramente, forse troppo e con licenze d’ogni genere, finendo per sorridere anche di situazioni che facevano pensare alle inchiesta sul cosiddetto Bunga Bunga, come quando ha raccontato che secondo un sondaggio sulle ragazze della provincia di Monza una su tre farebbe l’amore con lui, mentre le altre due su tre l’hanno già fatto. E chi se lo può dimenticare il Bestetti? E’ un commendatore, naturalmente milanese che lavora fino a tardi e, manco a dirlo, si concede più di una scappatella al night club.
Quando lo scopre la moglie, scatta l’inevitabile scenata con minaccia di divorzio. Il tassista che porta il Bestetti con la moglie, però, apostrofa la signora come la peggiore di tutte le escort che ha mai trasportato “non ne abbiamo mai caricata nessuna brutta, vecchia e cattiva come questa qui”. Il dialetto milanese e la complicità dei personaggi della scenetta alla fine, dunque, assolvono il commendatore. Una storiella intonata allo scenario politico configurato dal Cavaliere, del tutto intenzionato ad aiutare in ogni modo, innanzitutto fiscalmente, la classe degli imprenditori.
Assolte le scappatelle ma vince la moderazione
Vicende, insomma, da commedia all’italiana, che istituzionalizzavano la figura centrale dell’economia berlusconiana. Siamo lontani dal moralismo tipico dei partiti conservatori: nessuno avrebbe mai previsto che un leader politico professatosi portabandiera del mondo cattolico avrebbe parlato in quel modo. Non per nulla Berlusconi ha iniziato la propria scalata al potere negli anni 70, quando proprio il mondo cattolico veniva in parte attratto dal messaggio della sinistra allora in gran voga, mentre i “moderati” cercavano di farsi riconoscere con un’alternativa anche mediatica.
La tv commerciale ha messo le ali, così, a una linea politica senza precedenti, con l’invenzione del centrodestra, che ha fatto dimenticare la DC, la trasformazione della Lega e del MSI in forze di governo, il successo strepitoso del ’94, creando Forza Italia sulla base dell’organizzazione pubblicitaria di Mediaset e il cosiddetto populismo che anticipò Trump di trent’anni. Il profilo scelto dal governo Meloni, più austero e deciso sul piano della morale cattolica, non per nulla aveva messo in ombra l’ormai anziano fondatore della coalizione.
Insomma Berlusconi ha sconvolto la politica italiana e internazionale, però la sua cifra comunicativa era in quella particolare confidenza che riusciva a prendersi nonostante tutto, anche nelle più seriose circostanze dei summit internazionali, sino a rendere celebre la battuta sull’aspetto fisico della potentissima Angela Merkel, vista da dietro. E l’appellativo gli sarebbe costato le dimissioni dall’ultimo incarico di governo, nel 2011, da quanto si riferisce. E’ stato infatti tre volte presidente del consiglio. Il politicamente corretto oggi certo non consentirebbe più tanta libertà, molti però rimpiangono lo stile quanto mai libero del Cavaliere.