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Curiosità

Bunker in Italia: elenco segreto dei rifugi antiatomici

Nel nostro Paese ci sono molti rifugi antiatomici. Alcuni funzionanti e altri che si possono visitare. Ecco dove si trovano

L’augurio che tutti ci facciamo è – ovviamente – quello di non averne mai bisogno. Ma per qualcuno può essere invece rassicurante sapere che ci siano. Stiamo parlando dei bunker antiatomici, che in pochi sanno ce ne sono molti anche in Italia. Decenni addietro infatti quando le tensioni internazionali erano palpabili vennero costruiti. Da allora alcuni sono stati dismessi, altri potrebbero essere riattualizzati, altri ancora sono oggi visitabili.

Bunker in Italia: dove sono – Grantennistoscana.it

Conoscere e visitare i bunker antiatomici vuol dire immergersi nella nostra storia contemporanea e anche avvicinarsi agli scenari più agghiaccianti che la pazzia dell’uomo possa portare. In alcuni Paesi i bunker esistono e sono quasi condominiali, come in Svizzera. In Italia ce ne sono diversi, ma potrebbero ospitare solo qualche centinaio di persone. Ma diciamo la verità: vorreste davvero vivere in un mondo post-atomico? Sperando di non doversi mai porre questo interrogativo e volendo solo visitare per conoscere la storia, ecco dove sono i rifugi atomici in Italia.

I rifugi antiatomici in Italia: dove si trovano

Durante la Seconda Guerra Mondiale i continui bombardamenti spinsero il Governo a costruire dei rifugi antiaereo. Non solo. Il timore di gas tossici e lo spettro della bomba atomica spinsero a creare bunker impenetrabili. E la bomba atomica venne sganciata per davvero. Per la prima volta nella Storia – e ci auguriamo anche ultima – nell’agosto del 1945 due bombe atomiche vennero sganciate su Hiroshima e Nagasaki in Giappone. Una catastrofe umanitaria che mise di fatto fine ad ogni strascico di guerra. In questo contesto molti Paesi negli anni della guerra costruirono dei rifugi antiatomici.

Bunker contro le radiazioni atomiche – grantennistoscana.it

Anche in Italia se ne costruirono. Quando l’Italia entro in guerra l’esigenza di avere dei rifugi dai bombardamenti divenne essenziale. Cantine, fogne e grotte divennero il posto dove correre quando partiva il segnale antiaereo. Nelle città come Roma anche le catacombe furono un luogo dove trovare riparo dalle bombe. Nel frattempo vennero fatti dei rifugi che non solo potevano salvare delle vite dalle bombe, ma mettevano al riparo anche dagli effetti devastanti di quelle atomiche o dall’uso di gas tossici.

I bunker di Roma

Roma durante la Seconda Guerra Mondiale ospitava Mussolini e il suo governo, nella Capitale avevano dimora gli allora regnanti Savoia: era quindi il centro degli affari e della vita politica. Il luogo più strategico e simbolico del nostro Paese. Per questo vennero costruiti numerosi bunker per lo più ad uso esclusivo del Duce e dei Reali e solo alcuni atti ad ospitare qualche decina di funzionari.

Il rifugio dei Savoia a Villa Ada

A Roma ci sono alcuni bunker antiatomici costruiti proprio durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Uno di questi si trova nel cuore di Villa Ada, oggi parco pubblico, allora residenza reale dei Savoia. Qui sotto una collina tufacea, in un punto di ricca vegetazione si trova il bunker. Ha anche un ingresso per le auto visto che si trova piuttosto distante dalla residenza reale e in generale dall’accesso alla villa.

Il bunker misura oltre 200 metri quadri, ha un sistema di chiusura delle porte maestoso, un sistema di aereazione che permette ai gas nocivi di non penetrare. All’interno è realizzato con muri a volta e mattoni rossi in stile razionalismo italiano.
Il bunker che si sappia non venne mai utilizzato durante la guerra. Fu abbandonato negli anni successivi e divenne il posto dove si dice si ritrovavano sette sataniche. Una decina di anni fa venne dato dal Comune di Roma in mano all’associazione Roma Sotterranea che lo sistemò ed organizzò visite guidate. Nel 2021 la concessione è scaduta ed il bunker è tornato ad essere chiuso.

Il bunker di Mussolini a Villa Torlonia

Altro bunker romano è quello che venne fatto costruire da Benito Mussolini per proteggere se stesso e la sua famiglia. Si trova in quella che allora era la residenza privata del Duce, ovvero Villa Torlonia. Ce ne sono in realtà due: uno detto Rifugio Cantina proprio all’interno della villa e un altro al di sotto del Casino Nobile. Il primo era piuttosto spartano, ma dotato di porte blindate e sistema antigas. Venne utilizzato sin dai primi anni della Guerra.

Bunker a villa Torlonia voluti da Mussolini – grantennistoscana.it

Il secondo fu fatto costruire perché i bombardamenti alleati erano sempre più frequenti e pericolosi. Serviva un rifugio che fosse ancora più sicuro di quello già presente e anche più funzionale per tutta la famiglia Fu così costruito questo bunker al di sotto della sala centrale del seminterrato del Casino.
Questo bunker che si trova ad 8 metri di profondità, costruito in cemento armato, venne utilizzato nel 1942-43, ma non fu ultimato con i lavori di rifinitura previsti. Questo perché Mussolini venne arrestato nel luglio del 1943. I bunker oggi bonificati – era stata trovata la presenza di gas radon all’interno – sono oggi visitabili su prenotazione.

I bunker all’Eur e al centro

Nel quartiere dell’Eur che venne costruito durante il fascismo per volere di Mussolini in occasione dell’Esposizione Universale – da cui il nome Eur, ossia acronimo di Esposizione Universale Romana – si trova un altro bunker. All’Interno del Palazzo degli Uffici realizzato sul finire degli anni ’30 ed esempio di architettura Monumentale con tanto di fontana a 18 vasche all’esterno si trova questo rifugio. Progettato per ospitate fino a 300 persone: misura circa 500 metri quadri e ha muri larghi un metro e mezzo. Ad oggi il bunker viene aperto solo in specifiche occasioni e si organizzano visite guidate.

Palazzo Venezia e la piazza: al di sotto i bunker – Grantennistoscana.it

Sempre a Roma si trova un altro bunker: sotto Palazzo Valentini. Siamo a piazza Venezia in quello che è stato sin dagli anni ’30 il Palazzo della Provincia. Negli anni ’30 vista la sua posizione sensibile, proprio a due passi da Palazzo Venezia sede del Governo di Mussolini e dunque possibile obiettivo militare – venne costruito un bunker. Fu costruito come un sommergibile, ovvero a compartimenti stagni. I tempi di realizzazione furono brevi e ciò fa pensare che senza troppi patemi furono distrutte aree dei mercati di Traiano. Oggi questo bunker entra a far parte dell’area di visita della Colonna Traiana e del sito archeologico.

A due passi si trova un altro bunker: sotto Palazzo Venezia. Era la sede del governo, da lì si affacciava Mussolini per aizzare la folle nei suoi discorsi. Ed ovviamente per la propria incolumità si fece costruire un bunker con mura profonda oltre 2 metri.

Gli altri bunker in Italia: Milano

Altra città strategica in tempo di guerra era Milano. Qui vennero costruiti tantissimi bunker per dare rifugio alla popolazione. Si calcola che ne furono costruiti circa 500. La maggior parte erano rifugi antiaereo e niente avrebbero potuto contro un attacco atomico. Altri invece furono costruiti in maniera tale da resistere anche ad attacchi nucleari.

Altri bunker in italia sono a Milano – grantennistoscana.it

Uno dei più famosi bunker di Milano è il rifugio 87. Si trova nei sotterranei della scuola elementare che oggi porta il nome del poeta Giacomo Leopardi. Ma negli anni ’30 quando venne costruita in tipica architettura fascista portava il nome della mamma di Mussolini, che fu una maestra elementare Rosa Maltoni. Nel 1940 l’entrata in guerra dell’Italia spinse a costruire dei rifugi per la popolazione e uno di questi venne fatto in questa scuola in via Bodio al civico 87. Oltre 200 metri quadri, 10 stanze, bagno e cucina. Dotato del necessario per sopravvivere. Allora decine di persone trovavano qui riparo dai bombardamenti ed  oggi è un luogo della nostra memoria.

Un altro grande rifugio antiaereo di Milano è quello sotto Piazza Grandi. I primi rifugi costruiti erano per lo più le cantine dei palazzi rinforzate con qualche palo di legno, ben presto però ci si organizzò diversamente e quello di Piazza Grandi è uno dei primi bunker costruiti in cemento armato. Poteva ospitare fino a 450 persone con 25 stanze distribuite in modo labirintico. E’ oggi possibile vederlo tramite visite guidate organizzate dall’Associazione Neiadi.

A Torino il grande bunker in piazza

Uno dei bunker più grandi d’Italia è quello costruito a Torino durante la seconda Guerra Mondiale. In quel periodo il comune del capoluogo piemontese costruì oltre 40 rifugi antiaereo per la popolazione. Nel 1943 venne costruito questo di oltre 500 metri quadri. Era a notevole profondità e con spesse pareti in calcestruzzo. Un sistema di filtraggio dell’aria e porte blindate. Pressoché impenetrabile. Oltre a questo poteva ospitare fino a 1200 persone, per lo più sulle panche, senza letti o altri comfort. Dopo la guerra venne abbandonato e soltanto nel 1995 venne ripreso, sistemato e reso oggi visitabile. Un pezzo di storia dell’Italia e della città di Torino.

Gli altri rifugi in Italia

In tutte le città e i paesi si sfruttava ai tempi della Guerra qualsiasi cantina per scappare dalle bombe. Nelle città in cui esisteva una rete sotterranea la popolazione trovava subito rifugio. A Roma come abbiamo detto ma anche e soprattutto a Napoli.

Anche Napoli ha una rete sotterranea – grantennistoscana.it

I cittadini al segnale antiaereo correvano nell’acquedotto greco-romano che scorre sotto terra ed era facilmente raggiungibile. O negli antichi corridoi sotterranei costruiti dai Borboni nel 1800 o ancora in quel dedalo di cunicoli sotterranei che caratterizzano il centro storico della città partenopea. Oltre a questi ricoveri di fortuna – ma quanto mai efficaci – a Napoli vennero costruiti o meglio adattati anche altri rifugi come quello di Sant’Anna di Palazzo. Nei quartieri spagnoli In una cavità naturale di oltre 3 mila metri quadri venne adattato un rifugio che poteva ospitare oltre 4 mila persone.

L’Italia anche dal sottosuolo racconta la Storia, visitarla vuol dire vedere l’orrore e il dolore dandoci la lezione di non rivivere più quell’immensa tragedia. Ma lo abbiamo imparato?

Cinzia Zadro

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