Nessuna buona notizia per gli amanti del caffè bollente: la nuova ricerca parla di legami con il tumore all’esofago. Cosa sapere
Soprattutto in Italia, quello del caffè è quasi un culto: se c’è chi lo ama ristretto ed amaro, altri invece adorano allungarlo con del latte freddo, così da smorzarne anche la temperatura, oppure correggerlo con della grappa per un effetto ancora più forte. E che dire del buonissimo cappuccino, caffè latte con la schiuma che ci invidiano in tutto il mondo? Insomma: noi italiani senza un buon caffè non ci sappiamo stare. Ecco però cosa ha scoperto di recente un team di ricercatori: nessuna buona notizia.
Secondo quel detto secondo cui tutto ciò che piace o fa male o fa ingrassare, anche il caffè così amato dovrebbe essere piuttosto dannoso, essendo così buono. E di fatto, secondo alcune recenti ricerche pubblicate sul sito dell’Airc, è proprio così: sembra che consumarlo regolarmente favorisca lo sviluppo di un tumore all’esofago. Attenzione, però: non si tratta dell’unica abitudine che espone a questo pericolo! Ecco tutto quello che dovete sapere.
Caffè è tumore all’esofago: cosa sapere
Diversi studi scientifici hanno provato una stretta e solidissima relazione tra il consumo del caffè molto caldo e il tumore all’esofago: in particolar modo, la questione non riguarda in sé e per sé il caffè, ma tutte le bevande che superano una certa temperatura. Non a caso, infatti, lo IARC ha inserito le bevande calde nel gruppo 2A, cioè di quelle probabilmente cancerogene: la temperatura limite è quella di 60-65°C, oltre la quale la bevanda è da considerarsi a rischio.
L’esofago è un particolare tratto del canale alimentare, in particolar modo quello che unisce la faringe allo stomaco. Il suo tumore non è così frequente e, in Italia, in tutto il 2022 ne sono stati diagnosticati 2400 nuovi casi. Secondo le stime, gli uomini ne sono più propensi rispetto alle donne e nel Nord Italia se ne segnalano più casi rispetto al Centro e al Sud. È importante sapere che ad oggi la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, in Italia, è molto bassa: nei maschi si parla del 12%, mentre nelle femmine del 17%. Essendo così pericoloso e così letale soprattutto per gli uomini, è quindi fondamentale sapere come prevenirlo.
Sembra che queste preponderanze siano legate a doppio filo alle abitudini quotidiane come il consumo di alcol e il fumo di sigaretta, noti fattori di rischio per quanto riguarda questo tipo di cancro. Da oggi, però, sappiamo tutti che non sono gli unici due: bisogna stare estremamente attenti anche al bere quotidianamente e più volte al giorno bevande molto calde.
Cosa dice lo IARC in merito
L’International Agency for Cancer Research, nel 2016 ha pubblicato un volume dedicato proprio a questo tema, cioè alla relazione tra cancro e consumo di bevande molto calde. A stilarlo è stata una commissione di esperti che ha analizzato diversi studi scientifici che si sono concentrati proprio sul tema. Se le bevande calde sembra non abbiano alcuna influenza sul cancro delle vie aeree e digestive superiori, è invece ormai confermato che il consumo regolare di queste bevande a una temperatura superiore ai 65 gradi è probabilmente un fattore di rischio per il cancro all’esofago.
Non solo il caffè, quindi, rientra tra le bevande che è meglio far raffreddare prima di berle. Massima attenzione anche ai tè caldi e alle tisane, molto consumate nei mesi invernali sia per idratarsi che per riscaldarsi, così come alla cioccolata, al sakè giapponese, al calvados francese o al mate. Secondo gli studi, l’alta temperatura consente e favorisce lo scioglimento delle sostanze chimiche contenute all’interno delle bevande e, parallelamente, attiva parzialmente tossine e agenti patogeni.
Per darvi alcune cifre, vi basti pensare che solitamente le bevande calde sono servite a una temperatura che va dai 71°C agli 85°C: per consumarle in sicurezza, però, sarebbe meglio attendere che questa scenda verso i 50°C. Ovviamente quest’abitudine in sé e per sé non basta a scongiurare il rischio di tumore all’esofago, soprattutto se si ha familiarità e parenti di primo grado che hanno avuto questa malattia. Fondamentale anche ridurre il fumo di sigaretta e l’assunzione di alcol, nonché seguire uno stile di vita sano e sostenibile con una dieta varia e bilanciata e un’attività fisica costante.