Le partite settimanali di calcetto e tennis sono un toccasana oltre che un piacere? A quanto pare non dopo i 40 anni: ecco le conseguenze sul fisico degli atleti amatoriali.
Il calcio è lo sport più amato e praticato del Belpaese e tutti (o quasi) da bambini abbiamo provato a testare le nostre abilità calcistiche sognando un giorno di poter giocare con la maglia della nostra squadra del cuore o del nostro calciatore preferito. C’è chi ha talento e continua a coltivare il sogno di debuttare in contesti professionistici fino alla maggiore età. Proprio il raggiungimento della soglia dei 18 anni è il bivio per tutti coloro che sognano una simile carriera.
In teoria per avere chance a quell’età dovresti già far parte delle giovani di una squadra professionistica, ma può capitare anche che con sudore, fatica e abnegazione si arrivi in alto più in là con gli anni (esempi ne sono stati Dario Hubner e Giuseppe Mascara, per citare due dei più famosi). A quel punto, però, si tratta di capire se si possiede la voglia e la caparbietà di continuare a provare, oltre ovviamente al talento.
Tra quelli che decidono di interrompere il sogno, i calciatori delusi, ci sono quelli che continuano a giocare per diletto in serie meno competitive o addiritura in tornei a pagamento, su campi a 11, 7 o 5. Ci sono poi quelli che invece si limitano ad organizzare la partitella tra amici (scapoli e ammogliati se preferite) tanto per rimanere a contatto con il pallone e per continuare a fare attività fisica. Infine ci sono quelli che abbandonano il calcio in favore di altri sport, tra i quali ultimamente vanno di moda tennis e padel.
Sicuramente continuare a giocare è un modo per scaricare lo stress della quotidianità, fare attività fisica e mantenere i contatti con gli amici. Tuttavia questa bella abitudine potrebbe non essere del tutto salutare. Secondo quanto rivelato da uno studio del Centers for Disease Control and Prevention attività come il calcetto, il tennis (dunque anche il padel), il rugby, il basket e la corsa sarebbero però da evitare quando si è troppo avanti con l’età.
Questi sport, infatti, obbligano a compiere dei movimenti ripetuti che possono essere dannosi per le articolazioni e le cartillagini. A lungo andare, dunque, il continuo sforzo potrebbe causare problemi di deambulazione a chi ha già problemi di artrosi e nei casi più gravi anche infortuni che richiedono un intervento chirurgico.
Il consiglio che viene dato, superati i 40 anni, è quello di fare attenzione e valutare le condizioni al termine di una partita o di una sessione di corsa. Qualora infatti si dovessero verificare dolori, rigidità o gonfiori articolari è meglio smettere. In questi casi è meglio optare per sport a basso impatto come la camminata, il nuoto, aerobica in acqua e bicicletta.
Ciò che è importante infatti è continuare a mantenersi attivi, poiché l’inattività potrebbe causare altre tipologie di problemi. Qualora anche l’impegno graduale in attività a basso impatto come quelle sopra elencate dovesse causare problematiche articolari, è meglio consultare un medico così da farsi consigliare un programma di ginnastica fisica dolce o delle sessioni di fisioterapia o ancora dei programmi personalizzati, adatti a chi ha problemi articolari seri.
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