Malattia ancora troppo diffusa nel mondo, il cancro alle ovaie spesso dà alcuni sintomi particolari: scoprili tutti per diagnosticarlo in tempo
Iniziamo con una brutta notizia: l’incidenza del cancro alle ovaie, nei paesi industrializzati, è in netto aumento. Ad oggi si segnalano 17 casi su 100mila ogni anno e la mortalità è di circa 12 persone ogni 100mila ogni anno.
Ad aggravare ulteriormente questo quadro già delicato, è il fatto che nel 60%-70% dei casi la malattia esordisce in fase già avanzata, per cui è difficile se non impossibile da curare: in Italia ne sono coinvolte circa 1.5 donne ogni 100mila. Ecco quindi quali sono i suoi sintomi, quali le cure e cosa bisogna sapere per lottare contro questa neoplasia.
Il cancro alle ovaie ha origine nei tessuti ovarici e questi organi hanno due funzioni: quella di produrre ormoni sessuali femminili ed ovociti, le cellule riproduttive femminili. Il cancro, quindi, è causato da una proliferazione del tutto incontrollata delle cellule di questi due organi: in Italia è al decimo posto tra le forme tumorali più diffuse e, su tutte le diagnosi annuali di tumore, costituisce il 3% dei casi. Ecco cosa serve sapere in merito, quali sono i sintomi e come si effettua la diagnosi, così come quali sono le possibilità di cura.
Cancro alle ovaie: sintomi e rischi
Secondo gli ultimi studi e le più recenti ricerche, la maggior parte dei casi di cancro alle ovaie viene identificata in donne con un’età compresa tra i 50 e i 69 anni. Oltre all’età, però, ci sono altri fattori di rischio come l’obesità, un menarca precoce o una menopausa tardiva e il non aver avuto figli.
Dall’altro lato, invece, sembra protettivo l’aver avuto delle gravidanze, l’aver allattato al seno ed aver assunto a lungo contraccettivi estroprogestinici. Un altro fattore importante è la mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e BRCA2: chi ha una di queste due mutazioni, ha una possibilità dal 10% al 45% più alta delle altre donne di sviluppare un cancro alle ovaie.
Solitamente, il cancro alle ovaie nei suoi stadi iniziali non dà alcun sintomo. È proprio questo il motivo per cui spesso viene diagnosticato tardi, quando ormai c’è poco da fare. Ci sono però tre campanelli d’allarme ai quali le donne devono prestare attenzione, seppure non siano così invadenti o dolorosi: si tratta dell’addome sempre gonfio, della presenza di aria nella pancia e del frequente bisogno di urinare.
A questi, solitamente, si associano dolore pelvico o addominale, sanguinamento vaginale, diarrea o stipsi ed anche estrema stanchezza. Solo nelle fasi più avanzate compare anche perdita di appetito, sensazione di pienezza ed anche nausea subito dopo aver iniziato il pasto, che può culminare anche in episodi di vomito.
Cura e prevenzione
Il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di tumore alle ovaie è del 43%: si tratta di una percentuale piuttosto bassa, se confrontata all’88% che riguarda la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di cancro al seno. Proprio per la sua elevata mortalità, quindi, è fondamentale sapere come prevenire questa tremenda neoplasia.
Innanzitutto è fondamentale fare una visita annuale dal ginecologo, con una palpazione bimanuale dell’ovaio ed un’ecografia transvaginale di controllo. Nel caso in cui si abbiano in famiglia casi di tumore all’ovaio, è utile mappare i geni così da individuare un’eventuale mutazione dei geni BRCA1 e/o BRCA2 e sottoporsi a consulenze di follow-up per capire come gestire questo rischio.
La diagnosi di cancro all’ovaio viene effettuata mediante un esame pelvico ed una visita ginecologica, confermata poi con un’ecografia transaddominale o transvaginale, seguita quindi dalla TC dell’addome e dalla risonanza magnetica, con le quali si valuta lo stato di diffusione del tumore e le eventuali metastasi. Anche in assenza di sintomi, gli esperti consigliano un’indagine di screening a tutte le donne che hanno casi di cancro all’ovaio in famiglia.
Il metodo più usato per trattare questa neoplasia è la rimozione chirurgica del tumore: nel 70% dei casi è curativo, per i tumori allo stadio iniziale. Il rischio che il cancro si ripresenti è comunque del 20%-30% e, per questo motivo, spesso oltre alla rimozione chirurgica si consiglia una chemioterapia adiuvante dopo l’intervento. Ad oggi, poi, questa terapia è affiancata anche da altre a bersaglio molecolare, usate soprattutto nel caso di recidiva.
In ogni caso, qualsiasi siano i sintomi che avvertiate o qualsiasi paura abbiate, non affidatevi a questi articoli e non effettuatevi diagnosi in autonomia, ma rivolgetevi sempre a un medico e non abbiate paura delle eventuali notizie negative: prima si identifica il problema e più possibilità si hanno di curarlo e di tornare sani e forti!