Negli ultimi tempi il fisco si è fatto sentire, inviando molte cartelle esattoriali. Attenzione a non farsi sfuggire le opportunità
Si avvicina il 30 giugno, la data fatidica da non oltrepassare, se si vuole aderire alla rottamazione quater. Ma non tutto si può rottamare. Sottolineiamolo. Se qualcuno, sentendo vociferare di condono, ha pensato di poter godere di un’indulgenza plenaria, ha errato. Non ci sarà la remissione totale e indiscriminata dei peccati tributari dei contribuenti. È il sogno dei tartassati, ma la realtà è ben diversa.
E infatti ha ricevuto la cartella esattoriale chi non può rottamare. La rottamazione quater ha limiti temporali ben precisi. Si otterrà l’agevolazione soltanto sui debiti fiscali datati dal primo gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Per chi non ha pagato una pendenza successiva, quindi dal primo luglio 2022 in poi, è possibile un’unica opzione. Pagare. Doloroso ma vero e immediato. Con la possibile alternativa di una rateizzazione. Sì, è possibile diluire l’amara sensazione procurata dall’atto di versare denaro dal proprio conto corrente alle casse del fisco.
Certo, c’è chi spera nel colpo di spugna che potrebbe essere dato da un intervento legislativo dell’ultimo minuto. Il governo in tal caso amplierebbe i termini della rottamazione oltre il 30 giugno 2022.
È improbabile, va detto. Il vero colpo di spugna spetta solo agli alluvionati dell’Emilia-Romagna, come noto. L’alternativa già praticabile, amica del contribuente, è la rateizzazione delle cartelle non rottamate. Lo consente l’art. 19 del D.P.R. 602/1973.
Sarà obbligatorio pagare interessi e sanzioni, per intero. Non ci sono agevolazioni in questo caso perché non si è in regime di rottamazione. Si può inviare la richiesta di rateizzazione on line, usando il servizio «Rateizza adesso». Oppure si può compilare il modello R1 che dovrà essere a propria volta spedito agli indirizzi PEC indicati dal modello.
In questo caso la regola è quella consolidata da anni. Ci sono due opzioni. La prima consiste nel versamento di un numero massimo di 72 rate in 6 anni, rate che saranno costanti o crescenti, per un importo sopra o sotto i 120mila euro.
La seconda prevede la richiesta di un piano straordinario di 120 rate a importo costante. Occorre però trovarsi in una situazione di particolare crisi dovuta alla congiuntura, senza che il contribuente ne abbia colpa. Certo, dandone prova con i documenti.
È inoltre necessario, per ottenere 120 rate, che si verifichino due condizioni speciali. La prima riguarda le ditte individuali con regimi fiscali semplificati, se l’importo della singola rata supera il 20% del reddito mensile. Fa fede in proposito l’indicatore della situazione reddituale (ISR) riportato nel modello ISEE. La seconda riguarda le altre imprese, anche quelle individuali ordinarie.
Per loro, le rate diventano 120 quando la rata supera il 10% del valore della produzione rapportato su base mensile, mentre l’indice di liquidità ricavato dai bilancio è compreso tra 0,5 e 1.
Per lo Stato il problema esiste eccome, dal punto di vista contrario. Meno noto ma sanguinoso. Si sa che ottenere il pagamento dei crediti inesigibili è impossibile. E se ci si provasse per mezzo di un’agenzia di riscossione, i ricavi potrebbero essere molto scarsi. Il lavoro necessario al recupero, poi, è tanto. Una parte dei debitori del fisco è introvabile, lo si può constatare.
Sono imprese fallite, che non possono più pagare. Oppure il debitore si è trasferito all’estero in un Paese col quale non ci sono accordi. Alcuni sono deceduti. Altri sono disoccupati, o sono diventati poveri. La rottamazione delle cartelle esattoriali viene regolarmente chiamata “condono” dalle opposizioni di turno. E’ imbarazzante. Eppure così stanno le cose.
Ci sono evasori fiscali che potevano pagare e che però si sono resi uccel di bosco. Mentre altri davvero non potevano pagare. Ogni amministrazione locale di qualunque colore si ritrova periodicamente di fronte all’inquietante dato dei crediti inesigibili. Viene accusata di condonare; tuttavia, le verifiche delle forze dell’ordine questo dicono. Il recupero a volte è impossibile.
Oltre ai crediti inesigibili da parte dello Stato, ci sono i crediti di dubbia esigibilità. Se ne ricaverà in qualche misura un recupero, faticoso ma in questo caso più probabile. Comunque, è una sciagura per i bilanci degli enti pubblici. I quali sono costretti a coprire con risorse pubbliche gli importi non pagati. Pagano al posto degli evasori i contribuenti in regola.
Sui crediti esigibili, invece, il discorso è diverso. Molto diverso. In questo caso l’agenzia delle entrate ha il dovere di farsi pagare. Esiste a questo scopo. E si avventa fulminea sulla vittima designata e indifesa. C’è una speranza, però. L’obiettivo dell’agenzia delle entrate è interessata a evitare che in futuro si formino ancora somme consistenti di crediti inesigibili. A questo scopo, la rateizzazione viene facilitata e incoraggiata.
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