La Ferragni si rivolge a se stessa in terza persona, ma non si tratta di una vittima del proprio ego, c’è un motivo ben preciso.
Quando parla Chiara Ferragni tutti attenti alle parole che utilizza, sempre sotto la lente di ingrandimento del giudizio del pubblico. Di certo non deve essere facile per lei esprimersi sui social, dovrà pensare e ripensare alle parole da usare per evitare scandali e polemiche come è già successo diverse volte.
In questo caso l’accusa è stata rivolta al suo parlare in terza persona riferendosi a Chiara Ferragni. Centinaia i commenti su Tik Tok, tanto che l’imprenditrice ci ha tenuto a spiegare che cosa si celerebbe dietro il suo modo di utilizzare il nome Chiara come se stesse parlando in terza persona e non di se stessa. In realtà, anche in questo caso, le parole della Ferragni sono state ben ponderate, e non si è mai trattato di un errore grammaticale oppure di un modo eccentrico di porre attenzione su se stessa.
Perché Chiara Ferragni spesso parla in terza persona riferendosi a se stessa
In tanti l’hanno infatti accusata di egocentrismo, come se la scelta della terza persona fosse il risultato di un eccessivo ego, un fenomeno narcisistico dovuto alla sua autoreferenzialità. Eppure non è così, a spiegarlo è stata proprio lei tramite un altro video di Tik Tok nel quale ha voluto fare chiarezza.
Non era obbligata a spiegarsi, ma considerando le diverse domande ha preferito essere chiara, non solo di nome ma anche di fatto. In sostanza, l’influencer ha spiegato che parlando in terza persona di Chiara Ferragni sarebbe un modo per distinguere la Chiara, che sarebbe lei, dal suo team di lavoro che si trova alle spalle del marchio Chiara Ferragni appunto.
Il disguido, quindi, è dovuto al fatto che si tratta di un brand legato al nome proprio di persona, per questo difficile far capire quando sta parlando di lei stessa o del suo marchio.
Perché è importante parlare in terza persona quando si riferisce al suo marchio Chiara Ferragni
Chiara poi fa riferimento proprio al fatto che, nel caso parlasse di se stessa, utilizzerebbe sempre e comunque la prima persona, ma quando si riferisce al suo marchio, sa anche che la terza persona è d’obbligo in quanto è giusto dare valenza a tutto il lavoro di chi collabora con lei.
Il suo team lavora ogni giorno al suo fianco per le collezioni del suo marchio di vestiti, la terza persona includerebbe quindi il team di lavoro. Sarebbe sgarbato riferirsi con autoreferenzialità solo a se stessa se invece alle spalle c’è un lavoro di gruppo.