Se di fronte a un alimento scaduto non sai mai cosa fare, ecco tutte le spiegazioni necessarie: non sprecare più neanche un centesimo
Per quanto siamo tutti più attenti in merito allo spreco alimentare, può capitare che qualcosa in dispensa o in frigorifero raggiunga la data di scadenza senza che ce ne rendiamo conto. Soprattutto gli alimenti freschi, infatti, tendono a deperire nel giro di poco tempo: di fronte a un alimento che ha superato quella fatidica data, però, non sappiamo come comportarci e spesso, per evitare possibili problemi di salute, scegliamo di buttarlo. In realtà, però, alcuni cibi rimangono buoni anche dopo aver superato la scadenza: ecco cosa c’è da sapere a riguardo.
Negli ultimi decenni, siamo diventati via via sempre più consapevoli dell’impatto dello spreco alimentare e, sebbene molto sia stato fatto in questo senso, è ancora troppo il cibo che viene buttato via quando è ancora buono. Se da un lato c’è mezzo mondo che getta gli alimenti nella pattumiera, ce n’è un’altra metà che invece non ha cibo a sufficienza e che va a cercare nei bidoni qualcosa da mangiare. All’interno di un panorama così grave, cercare di ridurre al minimo lo spreco alimentare è un preciso dovere morale: ecco quindi cosa c’è da sapere sulle scadenze.
Termine minimo di conservazione o data di scadenza? Le differenze
Innanzitutto, è importante sapere che esistono due tipi di “scadenze”. Uno è il termine minimo di conservazione (TMC), mentre l’altro è la data di scadenza vera e propria. Il primo indica il tempo entro il quale quel determinato prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche, se conservato in modo corretto. La data di scadenza, invece, indica il periodo dopo il quale il prodotto alimentare potrebbe alterarsi e di conseguenza diventare pericoloso per la salute.
La data di scadenza, quindi, è tipica di prodotti altamente deperibili come la carne, i prodotti lattiero-caseari e il pesce fresco: per garantire al consumatore la massima sicurezza e freschezza di quell’alimento, se ne suggerisce il consumo entro la data impressa sulla confezione.
Data di scadenza superata: devo buttare tutto?
Quando si supera quel determinato giorno, però, non significa che il prodotto diventa sicuramente un pericolo per la salute: prima di mangiarlo va esaminato in merito all’odore e alla consistenza, per verificare che non sia alterato. Nel caso in cui sia passato poco tempo (qualche giorno) e il prodotto non presenti significative alterazioni rispetto al modo in cui si presentava appena acquistato, allora lo si può consumare. Fondamentale è anche la conservazione: se l’alimento è stato mantenuto nelle condizioni suggerite dal produttore, anche dopo la data di scadenza è probabile che sia ancora buono e sano per la salute. Ovviamente, però, la decisione di consumare un alimento scaduto è personale e, per evitare di trovarcisi, è sempre meglio evitare che i prodotti raggiungano tale data.
Il termine minimo di conservazione: qualche spiegazione in più
Il termine minimo di conservazione, a differenza della data di scadenza, non indica il periodo entro il quale un alimento si mantiene sicuro per la salute. Questo infatti non è un limite invalicabile: indica solo una data suggerita di consumo, oltre la quale i prodotti si mantengono commestibili ma potrebbero iniziare un lento e progressivo decadimento organolettico e nutrizionale.
Di fatto, quindi, il TMC è tipico di prodotti non freschi come ad esempio conserve, brioches, biscotti, merendine, cereali come pasta e riso e così via. L’intervallo indicato nel termine minimo di conservazione viene stabilito dall’azienda produttrice in base alla merceologia, alla qualità delle materie prime, al sistema di confezionamento e al trattamento industriale che ha subito il prodotto. La data, quindi, ha un puro valore orientativo: consumare un alimento che ha superato la data del termine minimo di conservazione non determina problemi per la salute anche se, come per la scadenza, è sempre meglio osservare il cibo e valutarne la sua condizione.
Gli alimenti a cui prestare attenzione
Ci sono alcune categorie di alimenti, però, che quando superano la data di scadenza non andrebbero consumati per una questione di sicurezza. Si tratta ad esempio dei salumi, sia affettati freschi che in busta aperta e riposta in frigorifero: se si presentano alterati nel colore o nel profumo, è meglio non consumarli poiché potrebbero essere portatori del batterio della Listeria. Lo stesso vale per i formaggi molli, come il brie: vanno consumati entro la data di scadenza.
Per quanto riguarda il latte, invece, se ben conservato in frigorifero e se, quando lo si versa, non si nota alcuna alterazione lo si può consumare con tranquillità, così come le uova: anch’esse rimangono buone fino a 3-5 giorni dopo la scadenza, se conservate nel modo corretto. Discorso a parte, invece, per la carne e il pesce freschi: se presentano un qualsiasi tipo di variazione nell’odore o nel colore originari, è sempre bene evitarne il consumo.