Lavorare in Comune senza concorso? La possibilità c’è: attenzione alla categoria e alla percentuale di invalidità, che è fondamentale.
Posto fisso nel pubblico senza concorso: sembra una chimera eppure ci sono delle eccezioni alla regola della selezione pubblica per entrare a lavorare in Comune. Ecco quali sono.
Ormai ha qualche anno sulle spalle Quo vado?, il film del 2016 dove Checco Zalone materializzava sul grande schermo il desiderio neanche troppo nascosto di tutti gli italiani: il mitico posto fisso, ossessione del Checco Zalone interprete di sé stesso e sogno proibito, confessiamolo, di tutti quei lavoratori per i quali un’occupazione stabile è ancora un miraggio (e chissà per quanto ancora lo sarà).
Inutile girarci intorno: il posto fisso è ambito da tutti, meglio ancora se si tratta di un impiego nella pubblica amministrazione. Proprio come quello che si trova al centro dei pensieri soddisfatti del protagonista del film succitato, felice e beato – almeno fino al traumatico trasferimento – nel suo posto di funzionario dell’ufficio provinciale caccia e pesca, impegnato a timbrare le licenze di cacciatori e pescatori.
Il posto fisso come l’anello bramato da Gollum, disposto a tutto pur di stringere tra le mani il suo «tesoro»? Con la sua irriverenza un po’ rassegnata il comico pugliese ci scherzava su – ma fino a un certo punto – dando comunque spazio alle aspirazioni di tutta una classe di lavoratori che, sotto sotto, malgrado decenni di precariato e di lavori “flessibili” non cessa di guardare con nostalgia ai bei tempi andati del posto fisso.
E bisogna confessare che ancora oggi le garanzie di un contratto statale, piaccia o non piaccia, ancora hanno pochi paragoni. Visti i tempi che corrono, un posto da dipendente pubblico significa ancora sistemazione a vita. È risaputo però che l’assunzione nella PA passa attraverso una selezione pubblica da superare che tutti ben conosciamo col nome di «concorso». Che si tratti di entrare nella scuola pubblica per fare l’insegnante, in magistratura o nelle forze armate le forche caudine del concorso pubblico sono un passaggio obbligato, c’è poco da fare.
Lo spauracchio del concorso evoca immagini ben note: folle oceaniche di candidati disposti ad affrontare viaggi impossibili da un capo all’altro del Paese per contendersi un pugno di posti, attese interminabili, complicazioni kafkiane, cavilli burocratici a non finire, esiti discutibili, raccomandazioni, ecc. Insomma, tutto l’immaginario da cui il cinema, ancora una volta, ha attinto a piene mani.
Ma non è sempre così. Forse non tutti sanno che anche per entrare nella pubblica amministrazione ci sono vie alternative, eccezioni che permettono di accedere al sogno del posto fisso senza prendere parte al concorso pubblico e alla canonica selezione prevista dal bando. A questo punto la domanda sorge spontanea: come si fa a lavorare in Comune senza aver superato il concorso? Cerchiamo di capirlo allora.
Preliminare a ogni discorso sulle condizioni che permettono di lavorare nel pubblico senza concorso è capire a fondo il meccanismo che sta alla base delle nuove assunzioni da parte dei Comuni.
Bisogna sapere allora che ogni Ente locale indica il personale di cui ha bisogno per lo svolgimento delle sue attività adottando un proprio piano di assunzioni. Un piano che deve conformarsi a tre parametri: la pianificazione pluriennale delle attività, le linee di indirizzo e l’ottimizzazione delle risorse disponibili.
Non è tutto: il piano di assunzioni deve anche allinearsi a altri obiettivi (efficienza, organizzazione, economicità e qualità dei servizi forniti alla cittadinanza). Ma parlavamo delle eccezioni alla regola del concorso pubblico. A determinare le assunzioni è l’approvazione del piano triennale dei fabbisogni. Con eccezioni che sono riservate alle cosiddette categorie protette. Vediamo dunque quali sono e chi rientra in queste categorie alle quali viene riconosciuta una sorta di corsia preferenziale.
Rientrando in alcune categorie protette è possibile lavorare in Comune senza dover prendere parte a un concorso pubblico. Queste categorie includono:
Le quote dei lavoratori che rientrano in una categoria protetta all’interno dell’organico comunale sono variabili. Dipendono dal numero complessivo di dipendenti del Comune.
In particolare: se il Comune impiega più di 50 dipendenti, una percentuale pari almeno al 7% del personale dovrebbe rientrare in queste categorie protette. Se invece i dipendenti sono in numero compreso tra 36 e 50, almeno 2 lavoratori dovrebbero far parte di una categoria protetta. Se invece il Comune ha tra i 15 ed i 35 dipendenti, dovrebbe esserci almeno una posizione lavorativa riservata a un soggetto appartenente a una di queste categorie.
Per la legge le persone disabili hanno diritto all’assunzione nella PA. Più precisamente, possono essere assunti dai Comuni (o da altre entità pubbliche locali) i portatori di invalidità che abbiano compiuto almeno 18 anni e che non abbiano raggiunto l’età della pensione.
C’è la possibilità della chiamata numerica, che interessa varie categorie di invalidi. Per esempio gli invalidi civili che hanno un’invalidità oltre il 45%, gli invalidi del lavoro (con invalidità superiore al 33%), i non vedenti o i sordi, invalidi di guerra o civili di guerra.
Come avviene la procedura per essere assunti senza bisogno di un concorso pubblico? Attraverso il Centro per l’impiego: riguarda prevalentemente profili che come requisito richiedono soltanto la scuola dell’obbligo, non dunque titoli di studio superiori. La PA deve verificare, prima di procedere con l’assunzione, la compatibilità dell’invalidità con le mansioni richieste per occupare quel determinato posto di lavoro.
C’è un altro modo per entrare nel personale del Comune senza concorso: si tratta della cosiddetta «chiamata nominativa».
Una modalità riguardante alcune categorie particolari di soggetti, tra i quali rientrano:
A seconda dell’ente dove si desidera prestare servizio, le chiamate nominative non possono superare un certo livello retributivo. Più nel dettaglio, in un Comune (ma anche un’altra pubblica amministrazione) la chiamata nominativa può giungere fino al quinto livello retributivo. Invece nei Ministeri la chiamata nominativa può arrivare fino all’ottavo livello retributivo.
C’è infine un’ultima via per avere accesso a un impiego in Comune senza passare per il concorso pubblico: quella dei contratti a tempo determinato (o a progetto), nota anche come esternalizzazione. Il Comune ricorre a questa tipologia di contratti quando necessita di un professionista che svolga una specifica prestazione o realizzi un progetto di durata limitata.
È tutto il campo delle collaborazioni esterne, delle consulenze individuali, dei contratti di somministrazione, delle prestazioni d’opera intellettuale, ecc. Ad esempio il Comune potrebbe aver bisogno di un architetto per il progetto di un nuovo spazio verde in città. Così stipulerà con lui un contratto di consulenza per realizzare il progetto. Naturalmente dopo il completamento del progetto si concluderà anche il rapporto di lavoro tra il professionista privato e la pubblica amministrazione.
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