Cosa sentiamo quando moriamo: la scoperta scientifica è sconvolgente

Una nuova scoperta scientifica ha fatto luce su uno dei più grandi misteri della vita: la morte. Ecco cosa sentiamo quando moriamo.

Almeno una volta nella vita tutti noi abbiamo dovuto fare i conti con una delle domande “scomode” per eccellenza: cosa accade dopo la morte? È un interrogativo così spiazzante e spaventoso, che si fa fatica a razionalizzarlo per un motivo più che semplice. Nessuno di noi, infatti, sa bene cosa accadrà dopo l’addio a questa vita, tutto resta avvolto nel mistero o ancora nella speranza di una vita ultraterrena.

Cosa accade dopo la morte
Una sorprendente scoperta sulla morte potrebbe rivoluzionare tutte le nostre convinzioni – Grantennistoscana.it

Ecco perché in tal ottica le religioni continuano ad avere questo fortissimo ascendente sull’uomo. Specialmente il cristianesimo poi ha fatto dell’aldilà un pilastro fondante della propria dottrina. Anzi, la vita vera inizia proprio dopo la morte quando giunge l’eterno riposo per chi è stato un uomo probo e saggio. Soprattutto il timore di vivere avvolto nelle fiamme dell’inferno pagando la propria pena per l’eternità, ha acuito questa sensazione costante di terrore mista a smarrimento, proprio il contrario di quanto accadeva nell’Antica Grecia.

Tutti, infatti, a prescindere dalla propria vita, finivano nell’Ade e nella morte stessa c’era uno spiraglio di vita fortissimo. Motivo per cui, ad esempio, Achille accetta di buon grado di morire nel fiore degli anni con la promessa della gloria e dell’immortalità. Perché, e questo assunto è più che vero, non muore mai chi vive nel cuore di chi resta. Fortunatamente però, non vale solo per l’eroe omerico, tutti continuiamo a vivere, nel bene e nel male, nei ricordi di chi ci ha voluto bene. Ma tornando alla domanda originaria, è possibile “sentire” qualcosa dopo la morte? A quanto pare sì.

La morte è la fine di tutto… ma non per tutti

Accettare la morte, propria o di qualcun altro, non è semplice; ma morire può avere anche i suoi aspetti “positivi“. La fine di una vita non è la fine di una famiglia o di un amore, ma una pausa nell’attesa di rincontrarsi. In tal ottica, il delicatissimo film d’animazione Disney “Coco” è l’emblema della morte che sa sorridere alla vita: finché c’è l’amore, nemmeno il tristo mietitore può portarci via da chi amiamo incondizionatamente.

Trama Coco
Coco è l’emblema della morte che sa sorridere alla vita – (Fonte FB: @coco)- Grantennistoscana.it

Nella pellicola targata 2017, infatti, il protagonista Miguel è un ragazzino di 12 anni con la passione per la musica, ereditata dal nonno scomparso. La famiglia però lo osteggia, cercando in tutti i modi di metterlo sulla strada della “vera” passione di famiglia: le scarpe. Ma, proprio durante il Dia de Los Muertos, il giovane Miguel per magia si ritroverà nell’aldilà, alla scoperta della sua storia e delle sue radici.

Il lungometraggio animato affronta con la giusta leggerezza tutti i livelli di lettura della morte e del lutto, dal rifiuto all’accettazione, con un unico fil rouge che è proprio l’amore. Insomma, morire non è semplice, né per chi resta né per chi se ne va. Eppure, prima o poi tocca a tutti, motivo per cui, nonostante la sua irrimediabilità, gli studi sulla morte non cessano.

Scientificamente, infatti, morire è piuttosto semplice, ma quello che affascina da sempre gli studiosi e gli scienziati di tutto il mondo è il post mortem. Cosa succede, infatti, dopo che siamo morti? Alcuni studi hanno rivelato come il cervello umano sopravviva fino a 7 minuti dopo l’interruzione totale delle funzioni vitali. Le nostre informazioni però si fermano a quel punto, e forse non andranno mai avanti.

Ma d’altronde, nessuno è mai tornato per raccontare cosa accade dopo il fatidico “biiiip” – ovvero l’elettrocardiogramma piatto – che si vede nei film. Pur non potendo avere una testimonianza, una recente ricerca ha fatto luce su questi 7 minuti. Ecco cosa si sente quando moriamo.

Spegnersi piano piano: la morte è un processo graduale o un interruttore che si stacca?

Come riportato dalla rivista ‘Nature‘ nel 2020, in realtà la morte è molto più articolata di quanto possiamo immaginare. Stando, infatti, a uno studio condotto sui malati terminali dell’ospedale di Vancouver da parte dell’Università della British Columbia, i sensi non si “spengono” tutti insieme, ma in maniera sorprendentemente graduale.

Cosa sentiamo dopo la morte
L’udito è l’ultimo dei sensi a spegnersi quando si muore – Grantennistoscana.it

Nello specifico, l’ultimo dei sensi che abbandona il nostro corpo è proprio l’udito e questa condizione si verifica sempre e a prescindere dal proprio quadro clinico. In altre parole, anche quando siamo apparentemente incoscienti, tanto da non rispondere nemmeno più a stimoli esterni, l’udito è ancora presente. Questo implica che anche quando stiamo per abbandonare questo mondo, siamo in grado di percepire sia i rumori che le parole. Non è ancora chiaro però quanto il cervello riesca a comprendere quello che sente.

Ma a prescindere dal significato che si può cogliere o meno, questa sorprendente scoperta ha delle implicazioni, se vogliamo di natura squisitamente “umana“, da non sottovalutare. Rimanere al fianco della persona amata negli ultimi suoi momenti di vita, per quanto doloroso per gli altri, può essere estremamente confortevole per chi sta lasciando questo mondo. Confortare quindi con sussurri dolci, leggeri e rassicuranti, anche se non si ha la certezza di essere compresi, svolge una funzione terapeutica non da poco e che “culla” quel tanto che basta chi purtroppo ci sta lasciando.

Purtroppo però, proprio perché l’udito è l’ultimo dei sensi a spegnersi, stando a uno studio condotto dal dottor Sam Parnia della Stony Brook University School of Medicine, non si esclude anche che i pazienti possano sentire, e in alcuni casi anche capire, i medici dichiarare anche l’ora e il luogo del decesso. Come se il nostro corpo non ci appartenesse più, ma non così tanto da non essere consapevole di star salutando la vita per sempre.

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