Chi crede che l’emergenza Covid sia ormai definitivamente alle spalle si illude. Certo, siamo vicini a un punto di svolta, ma i rischi restano altissimi: parola dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Esattamente tre anni fa l’Oms decretava lo stato di emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (PHEIC), preludio del lungo incubo del Covid. Che però è lungi dall’essere finito. Certo, il Mondo si trova in una posizione migliore ma è ancora presto per cantare vittoria.
A decretarlo è stato il Direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a seguito delle conclusioni della 14° riunione del Comitato di Emergenza del Regolamento Sanitario Internazionale sulla pandemia di Coronavirus 2019, tenutasi venerdì scorso. Ecco cosa si prospetta per il prossimo futuro.
Il Covid “è probabilmente in una fase di transizione che va però affrontata con attenzione per mitigare le potenziali conseguenze negative”, ha avvertito il Comitato di cui sopra. Certo, oggi siamo lontani dal picco di Omicron registrato un anno fa, grazie anche e soprattutto ai vaccini e ad efficaci contromisure mediche. Tuttavia, mette in guardia l’Oms, “la sorveglianza e il sequenziamento genetico sono oggi diminuiti a livello globale, rendendo più difficile rintracciare le varianti note e rilevarne di nuove”.
Inoltre, da un capo all’altro del mondo i sistemi sanitari sono ancora alle prese con il virus e devono prendersi cura dei pazienti con influenza e virus respiratorio sinciziale (RSV), il tutto in una situazione di carenza di personale sanitario e con operatori sempre più affaticati. Per non parlare dei tanti, troppi paesi incapaci di fornire gli strumenti di prevenzione e protezione alle popolazioni più bisognose, anziani compresi.
Nel frattempo a livello generale il rischio globale di Covid-19 per la salute umana è considerato ancora “elevato”, con le varianti di SARS-CoV-2 attualmente in circolazione che destano preoccupazione, e il ritorno stagionale inaspettatamente anticipato dell’influenza e dell’RSV in alcune regioni che grava su personale sanitario già sovraccarico. L’Oms si dice preoccupata anche per la circolazione incontrollata del virus dovuta alla sempre meno incisiva comunicazione da parte degli Stati membri di dati relativi a morbilità, mortalità, ospedalizzazione e sequenziamento del virus.
Di qui i timori legati a una nuova fiammata della pandemia, con un numero ancora alto di decessi rispetto ad altre malattie infettive respiratorie, l’insufficiente diffusione del vaccino nei paesi a medio-basso reddito e nei paesi a più alto reddito dove non sempre sono stati raggiunti tutti i fattori di rischio, cui si aggiunge l’incertezza associata alle varianti emergenti”.
E non si può non osservare che “l’affaticamento da pandemia e la ridotta percezione pubblica del rischio abbiano portato a un uso drasticamente ridotto di misure sociali e di salute pubblica, come mascherine e distanziamento, e che l’esitazione sui vaccini e la continua diffusione della disinformazione continuano a costituire ulteriori ostacoli all’attuazione di interventi cruciali di sanità pubblica”.
Secondo il Comitato, intanto, “il virus conserva la capacità di evolversi in nuove varianti con caratteristiche imprevedibili che rendono necessario un miglioramento della sorveglianza e del sistema di segnalazione di ricoveri, ricoveri in unità di terapia intensiva e decessi per comprendere meglio l’attuale impatto sui sistemi sanitari e caratterizzare adeguatamente le caratteristiche cliniche di Covid-19 e la condizione post-Covid 19”. Di qui la decisone di ribadire che il Covid-19 resta “una pericolosa malattia infettiva in grado di causare danni sostanziali alla salute e ai sistemi sanitari”, il che consiglia di confermare ancora per un po’ lo status di emergenza sanitaria “per mantenere l’attenzione globale” sul problema.
In attesa di nuove indicazioni l’Oms, ha formulato 7 nuove raccomandazioni temporanee: mantenere lo slancio per la vaccinazione per raggiungere il 100% di copertura dei gruppi ad alta priorità, migliorare la segnalazione dei dati di sorveglianza SARS-CoV-2 all’OMS, comprendere l’onere del COVID-19 in tutte le regioni.
Si raccomanda poi agli Stati di utilizzare un approccio integrato alla sorveglianza delle malattie infettive respiratorie che sfrutti il sistema globale di sorveglianza e risposta all’influenza, con informazioni provenienti da popolazioni sentinella rappresentative. E’ indispensabile poi continuare a sostenere la ricerca per vaccini migliorati che riducano la trasmissione e abbiano un’ampia applicabilità, nonché la ricerca per far luce sull’intero spettro del post COVID-19 e sviluppare percorsi di assistenza integrata pertinenti. E’ la salute, bellezza.
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