Si riversano nelle spiagge in gran numero da tempo, ora una donna è stata attaccata. Bisognerà prestare massima attenzione ai bambini
La sua presenza in natura non ha creato mai così tanti problemi ma ormai pare sia pericoloso anche passare qualche ora in spiaggia a prendere il sole o a passeggiare. Starsene sdraiati in santa pace sull’asciugamano è solo un lontano ricordo. Le autorità in questi giorni stanno cercando di avvisare e mettere in guardia strutture ricettive e campeggi, si cerca in ogni modo di evitare il peggio.
Se ne contano circa duecento esemplari in giro, particolare attenzione va posta nei confronti dei bambini che potrebbero essere visti come minacce o prede dall’animale. Il video che circola in rete e che ha fatto il giro dei profili social è da brividi: una donna si sta rilassando in riva al mare, poi l’improvvisa aggressione. È allerta massima.
A immortalare il tutto un passante con il suo smartphone: dal branco si stacca un esemplare che scruta e annusa l’ignara signora che stava semplicemente prendendo il sole. Per un po’ lei non si accorge di nulla poi si gira di scatto e l’animale, forse spaventato, la morde sulle natiche.
A vedere bene il filmato comunque pare non si sia trattato di niente di grave. Tutti i guardiaparco sono stati allertati e ancora una volta si è ritornati a riflettere della questione dei selvatici e della loro convivenza con l’essere umano. Tra le ipotesi avanzate, giusta o meno che sia, c’è quella di controllarne il numero con misure specifiche come abbattimenti controllati. È tra le soluzioni al vaglio per evitare ulteriori incidenti spiacevoli.
Non è il primo episodio, già due se ne sono verificati quest’anno. L’ultimo risale allo scorso aprile quando una bambina che stava nuotando tranquillamente in acqua si è vista attaccare e solamente per fortuna è riuscita a non annegare, è stata tenuta sott’acqua per diversi secondi prima di divincolarsi grazie all’intervento dei genitori; ha riportato ferite diverse al capo e alle mani. Settimane prima un ragazzino stava passeggiando sul bagnasciuga quando è stato avvicinato, a salvarlo la prontezza di riflessi della sorella dodicenne.
Gli attacchi si stanno moltiplicando giorno dopo giorno, in maniera esponenziale. In realtà alcune soppressioni sono già iniziate nelle zone più popolate e riguardano ad oggi solo gli esemplari ritenuti più aggressivi e potenzialmente pericolosi per l’uomo. Quindi se vi trovate in questi luoghi o se state pensando di visitarli, fate attenzione in caso di avvistamento di un branco.
Il problema del dingo in Australia ha raggiunto in questi mesi un livello preoccupante, tanto che il governo e le autorità locali stanno valutando possibili contromisure anche per tutelare i tanti turisti in viaggio nel Paese e di quelli che sbarcheranno in futuro oltre che gli abitanti.
Parliamo di un cane selvatico che a vederlo sembra in tutto e per tutto il suo parente domestico. Il pelo in genere dorato o rossiccio, le orecchie all’insù e il muso allungato. Può sembrare un lontano parente dell’Akita Inu e tra l’altro pare che la sua terra d’origine sia proprio il continente asiatico.
Da secoli l’uomo cerca di addomesticarlo per renderlo un fedele compagno, ma non in tutti i casi riesce nell’intento. La natura del dingo infatti è di per sé molto indipendente e si lega con difficoltà all’essere umano, da qui gli svariati problemi di rinselvatichimento che osserviamo. Anche ai giorni nostri, dove è presente, si fanno ancora dei tentativi, con pratiche che spesso oltrepassano i limiti della legge.
Sull’Isola di Fraser dove è avvenuto l’incidente finito online se ne trova un branco parecchio numeroso, parliamo di circa duecento cani selvatici. I ranger del Queensland Parks and Wildlife Service (QPWS) si stanno già muovendo per mettere in sicurezza le zone interessate da presenza più massiccia.
L’operazione coinvolge sia campeggi che strutture ricettive con zone all’aperto. In generale si sta cercando di sensibilizzare la popolazione, residente e non, nel comportamento da tenere in caso di incontro ravvicinato, con particolare attenzione ai bambini che non vanno mai lasciati da soli.
Tra i campanelli d’allarme cui fare più attenzione c’è la particolare strategia di caccia del dingo che per natura tende a tallonare le prede. Se uno o più individui dovessero continuare a seguirvi potreste ritrovarvi in una situazione spiacevole di lì a breve.
Le parole di uno dei ranger indigeni che lavora per la Butchulla Aboriginal Corporation, Darren Blake, sono chiare e non necessitano ulteriori spiegazioni: “Bisogna pensare ai dingo come lupi. Voi camminereste vicino a un branco di lupi in una riserva naturale, a Yellowstone o in altri posti? Non credo. Bisogna semplicemente starne alla larga”.
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