Dall’avere il corpo pieno di cancro alla guarigione in un mese: la terapia innovativa che ha salvato Paulo

Grazie a un trattamento messo a punto in Brasile, Paulo Peregrino ha raggiunto la remissione completa in breve tempo: una nuova speranza nella lotta contro il cancro.  

Dopo anni e anni di diagnosi, terapie, esami e ricoveri da un ospedale all’altro, il calvario di Paulo Peregrino è finalmente giunto a un punto di svolta in positivo. Il 61enne brasiliano prima ha dovuto affrontare un cancro alla prostata, apparso nel 2013, poi un linfoma scoperto nel 2018 e che quasi gli è costato la vita. Quest’ultimo ha resistito alle chemioterapie e a un trapianto di midollo osseo. Ma grazie a una terapia innovativa, Paulo ha raggiunto la completa remissione del cancro in poche settimane.

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Paulo Peregrino fa parte di un gruppo di 14 pazienti coinvolti in studi sperimentali con terapia CAR-T. (Ansafoto – Grantennistoscana.it)

Oggi Paulo può mostrare felicemente due risonanze magnetiche, una piena di macchie scure di un linfoma avanzato e un’altra completamente priva di cellule tumorali. Due immagini straordinarie catturate a solo un mese di distanza l’una dall’altra. Finalmente è tornato nel suo appartamento di San Paolo, anche se resta sotto osservazione medica. Racconta aver fatto ricorso a un trattamento innovativo e ancora sperimentale in Brasile quando sentiva che “non aveva altra chance”.

La straordinaria storia di Paulo Peregrino

Peregrino fa parte di un gruppo di 14 pazienti che dal 2019 sono stati trattati nell’ambito di studi sperimentali con terapia CAR-T, realizzati con fondi pubblici dalla Fondazione Hemocentro dell’Università di San Paolo, in collaborazione con altre istituzioni pubbliche. Di questi soggetti, la stragrande maggioranza ha avuto una remissione completa o molto importante dei tumori e solo due sono morti. Numeri simili a quelli di altre realtà in cui si adotta questa terapia, come gli Stati Uniti e l’Europa, secondo il dottor Vanderson Rocha, che ha ha avuto in cura Peregrino.

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La CAR-T è un tipo di immunoterapia in cui le cellule del paziente sono rimosse, modificate in laboratorio e reintrodotte per combattere il cancro. (Ansafoto – Grantennistoscana.it)

I 14 pazienti hanno ricevuto il trattamento sperimentale come ultima possibilità dopo aver fallito le precedenti terapie. Prima di sottoporli allo studio “non c’erano più possibilità di cura o remissione della malattia e l’aspettativa di vita era di pochi mesi, al massimo un anno”, spiega a El Confidencial il direttore di Hemocentro, Dimas Covas.

Una speranza chiamata CAR-T

Cosa significa esattamente “CAR-T”? Si tratta di una terapia con cellule T del recettore dell’antigene chimerico, un tipo di immunoterapia in cui le cellule del paziente vengono rimosse, modificate in laboratorio e reintrodotte per combattere il cancro. Come accennato, il Brasile non è l’unico paese che sta sperimentando la CAR-T. Anche in Spagna questo tipo di terapia ha avuto successo con diversi pazienti. Si tratta di una delle grandi innovazioni nella lotta contro il cancro, anche se sono ancora necessari ulteriori progressi nella ricerca.

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L’obiettivo è quello di rendere il trattamento disponibile al Sistema Único de Saúde (SUS) il prima possibile. (Ansafoto – Grantennistoscana.it)

Nel caso di Peregrino e degli altri 13 pazienti coinvolti nella sperimentazione, il trattamento è stato sviluppato e realizzato interamente in Brasile. E “i vettori virali utilizzati e i processi di produzione fanno capo alle suddette istituzioni e tra gli inventori ci siamo io e il mio team di ricerca”, afferma Covas. Perché sviluppare i propri trattamenti CAR-T? Ci sono trattamenti commerciali disponibili negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. Ma costano circa 500.000 dollari, più le spese ospedaliere, e non sono accessibili a gran parte della popolazione. L’obiettivo è quello di rendere il trattamento disponibile al Sistema Único de Saúde (SUS) “il prima possibile”. “Per fare questo, oltre a concludere lo studio clinico, è necessario definire i meccanismi di finanziamento da parte del Ministero della Salute brasiliano”, aggiunge il direttore di Hemocentro. Non solo: l’intenzione è quella di esportare la tecnologia in altri paesi.

Le prossime fasi della sperimentazione

A chi gli chiede se il suo paese è in prima linea nello sviluppo di terapie CAR-T, Covas risponde categoricamente: “Sì”. “Il Brasile, attraverso l’Università di San Paolo, l’Emocentro Ribeirão Preto dell’Hospital das Clínicas della USP School of Medicine e il suo Istituto Nazionale di Cellule Staminali e Terapia Cellulare del Cancro (CNPQ-FAPESP) ha sviluppato la prima CAR-T nazionale nel 2018. Nel 2019, il primo paziente con linfoma a cellule B è stato trattato con remissione totale del tumore in meno di un mese”. E “ad agosto è previsto l’inizio di uno studio clinico di fase I/II con 80 pazienti che consentirà la registrazione commerciale del prodotto“.

Nell’ottobre 2022 l’Hemocentro ha siglato un accordo con USP e l’Istituto Butantan per l’installazione di due unità produttive con una capacità  da 600 a 1.000 trattamenti all’anno. Lo stabilimento di Ribeirão Preto è già operativo e dovrebbe presto garantire 10 trattamenti al mese. “Tutti questi eventi e fatti ci pongono in prima linea nello sviluppo di CAR-T in Brasile e in America Latina”, conclude il direttore di Hemocentro.

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