Il mondo del mattone si prepara a un cambiamento epocale: le nuove case dovranno adeguarsi a standard europei più rigidi che mai. Ecco le novità in arrivo.
Da ormai diverse settimane non si fa che parlare del piano di Bruxelles sulle “case green”, con la consueta polarizzazione tra sostenitori e detrattori dell’Unione Europea e il solito strascico di polemiche politiche nostrane. Una cosa però è certa: la ridefinizione dei criteri di costruzione e ristrutturazione delle abitazioni avrà un impatto sui tempi e sull’entità delle agevolazioni fiscali presenti e future, a partire dai superbonus ed ecobonus di cui tanto si è detto e scritto nei mesi scorsi.
Mentre i succitati incentivi nazionali per le ristrutturazioni e gli adeguamenti degli edifici residenziali sono in via di ridimensionamento, l’Ue mira a imporre lo standard energetico D per tutti gli edifici residenziali entro 10 anni. Un obiettivo, questo, che imporrà enormi sforzi per l’efficientamento di almeno il 75% degli immobili. Il problema è che mancano i materiali così come le imprese specializzate e i capitali pubblici/privati, ragion per cui l’obiettivo del 2033 rischia di trasformarsi in una pia illusione.
Vero è che la direttiva UE sulle “case green” potrebbe imprimere un balzo in avanti all’efficientamento energetico degli edifici, a partire dagli incentivi fiscali messi in campo per l’esecuzione dei lavori. Il punto è: quale sarà l’effetto sui bonus per la casa attualmente disponibili?
Il fattore tempo è decisivo. Entro il 2025 le agevolazioni per riqualificare gli immobili si ridurranno, a cominciare proprio dal superbonus che già nel 2024 sarà in vigore con l’aliquota ridotta al 70%, l’anno successivo scenderà ulteriormente al 65%. Dopo di che toccherà una sforbiciata anche all’ecobonus al 65% per i lavori finalizzati al risparmio energetico.
Secondo gli esperti, le detrazioni – vecchie e nuove – potrebbero variare se i governi le useranno per raggiungere l’obiettivo della classe energetica D per tutti gli edifici residenziali entro il 2033, ad eccezione delle case piccole con metratura inferiore ai 50mq, di interesse storico-artistico e abitate meno di quattro mesi l’anno. Salvo nuovi correttivi ai parametri della classificazione energetica, il 75% degli edifici residenziali privati e pubblici in Italia dovrebbe diventare un cantiere per raggiungere entro dieci anni la classe D.
Il riordino del sistema dei bonus edilizi per la casa è inestricabilmente legato alla direttiva Ue sulle case green. La relativa normativa europea, tuttavia, è ancora oggetto di discussioni aperte e in molti si dicono convinti che l’Italia dovrà intervenire su almeno otto milioni di edifici circa. Fermo restando che gli incentivi saranno necessari, restano l’esigenza di trovare tutte le coperture necessarie.
Le conseguenze sul mercato immobiliare sono potenzialmente devastanti. Se anche non si dovessero comminare sanzioni per gli edifici non a norma sull’efficientamento energetico, le abitazioni più vecchie per età di costruzione rischiano di subire una rapida svalutazione, con conseguenze imprevedibili a livello di domanda e offerta.
Il punto è che per vedersi riconosciuto il salto di classe energetica bisognerà eseguire una serie di lavori oggi coperti da incentivi come il superbonus (che finora ha però riguardato solo il 5% degli edifici). L’efficientamento energetico su vasta scala sconta varie difficoltà: l’approvvigionamento dei materiali, la manodopera specializzata e soprattutto le risorse economiche pubbliche e/o private
Il secondo impatto della direttiva Ue sulle “case green” riguarda la sostituzione degli impianti di riscaldamento. Bruxelles ha imposto lo stop dal 2025 della vendita di caldaie a condensazione per le case nuove o in ristrutturazione in vista del divieto totale, a partire dal 2029.
Dal 2024 – lo ricordiamo – gli Stati membri Ue non potranno più concedere incentivi fiscali per l’acquisto di caldaie a condensazione. L’alternativa – le pompe di calore – richiede investimenti onerosi, col rischio ulteriore di risultare inefficaci se installate in edifici non adeguatamente coibentati. Intanto l’esecutivo starebbe pensando a un contributo con aliquota del 60% – da detrarre in 10 anni – per i lavori legati alla riqualificazione energetica e antisismica, con un tetto massimo di spesa pari a 100mila euro.
Nel Pniec (Piano nazionale per l’energia e il clima) messo a punto dai tecnici del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, si elencano tutti i traguardi da raggiungere su vari capitoli legati all’ambiente, dalla diffusione delle fonti di energia rinnovabile all’efficienza energetica. Di qui la necessità di intervenire sul parco edilizio italiano, andando a ridurre le emissioni degli immobili residenziali. Quanto all’ipotesi di una detrazione al 100%, verrebbe previsto – per gli edifici di classe G – il raggiungimento di quota E entro il 2035. L’impressione è che il governo punti in ogni caso a un generale riordino del panorama dei bonus, con l’idea di privilegiare un unico grande incentivo anziché mantenere in vigore tanti singoli aiuti incompleti.
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