Nei giorni scorsi lo ha annunciato pubblicamente: Costanza Caracciolo soffre di un disturbo chiamato diastasi addominale. Ma di cosa si tratta?
Ha deciso di annunciarlo pubblicamente dopo essere stato oggetto di critiche da parte degli haters. Costanza Caracciolo ha rivelato, nei giorni scorsi, di soffrire di un problema chiamato diastasi addominale. L’ex velina, mamma di Stella data alla luce nel 2018 e di Isabel venuta al mondo nel 2020, ama condividere la sua vita quotidiana sui social pur consapevole del fatto che, purtroppo, i commenti negativi sono sempre dietro l’angolo. Ed in particolare quelli riguardanti il fisico, che diverse persone le hanno rivolto proprio in seguito al duplice parto.
La showgirl, moglie di Bobo Vieri, ha dunque deciso di spiegare, nel corso di un’intervista rilasciata al giornale OK, che da tempo deve fare i conti con un disturbo che non le consente di ridurre la pancia. La scoperta è avvenuta ad un anno dalla nascita di Isabel, dopo essersi sottoposta ad un’ecografia della parete addominale: “È venuto fuori che ho una diastasi di cinque centimetri, fortunatamente non accompagnata da ernia ombelicale“.
Diastasi addominale, la condizione che preoccupa molte donne: di cosa si tratta
Questa condizione, che inizialmente viene spesso scambiata per una conseguenza fisiologica degli inevitabili cambiamenti che una gravidanza può provocare ad un corpo, potrebbe causare a molte donne un senso di disagio. L’ex velina ha spiegato di essere sempre riuscita a mantenersi mentalmente distante dai commenti negativi, ma ha sottolineato che molte donne potrebbero non avere “la forza di reagire con una risata o una scrollata di spalle”.
Ma di cosa si tratta? L’annuncio di Costanza Caracciolo ha spinto molte persone a cercare di saperne di più su questa problematica non nota a tutti, anche per capire se possa essere in qualche modo curabile o quantomeno tenuta sotto controllo. Con diastasi addominale si fa riferimento ad una eccessiva separazione del muscolo retto addominale nelle sue parti destra e sinistra e questa condizione riguarda solitamente le donne, come possibile conseguenza della gravidanza, ed i neonati nei casi di un possibile ritardo nello sviluppo della parete addominale; può colpire anche gli uomini, ma molto più raramente.
Visivamente si nota la diastasi addominale per via di un segno caratteristico, una sorta di protuberanza a livello della linea alba e solitamente questo è sufficiente per consentire al medico di arrivare ad una diagnosi. Non si tratta sempre di un problema irreversibile: anzi al contrario in molti casi viene a risolversi spontaneamente senza che sia necessario effettuare alcun trattamento ma nelle situazioni più serie occorre intervenire chirurgicamente; questo può accadere sia per i neonati, con un intervento di ernia ventrale o ombelicale, che nelle donna con un’operazione chiamata addominoplastica.
Diastasi addominale, i fattori di rischio
Sono diversi i fattori di rischio, nelle donne, della diastasi addominale: dall’età superiore ai 35 anni al peso elevato del feto, da una gravidanza gemellare a gravidanze pregresse. Invece quelli legati al neonato sono la nascita prematura e l’appartenenza alla popolazione afro-americana.
Nei neonati lo scarso sviluppo del muscolo retto addominale comporta la mancata vicinanza tra il muscolo di destra e quello di sinistra; nelle donne l’espansione dell’utero conseguente allo sviluppo del feto potrebbe comportare lo “stiramento” del muscolo retto addominale. Andrà così a crescere progressivamente la pressione, dall’interno, a livello della linea alba tanto che i due muscoli arriveranno a separarsi.
L’esame di autovalutazione, come effettuarlo
Premesso che è sempre importante rivolgersi, rispettivamente, ad un ginecologo e ad un pediatra che visivamente e attraverso un esame obiettivo potranno diagnosticare la condizione, in alcuni casi può essere possibile ricorrere all’ecografia della parete addominale. Vi è inoltre un test di autovalutazione che può aiutare la donna a capire se stia soffrendo di diastasi addominale.
Lo si può effettuare anche a casa e prevede un serie di passaggi a cominciare dallo sdraiarsi a pancia in su con le gambe piegate e i piedi a terra, per poi porre una mano dietro la testa e l’altra sulla linea alba dell’addome.
Una volta sollevata testa e collo con l’aiuto della mano, con i polpastrelli dell’altra bisognerà esercitare una graduale pressione sull’area addominale, il tutto senza piegare il collo. Occorrerà di fatto opporsi alla pressione della mano che spinge a livello dell’addome e per farlo bisognerà contrarre il muscolo retto addominale muovendo la mano prima a destra e a sinistra e poi a varie altezze della linea mediana. Si è in presenza di diastasi qualora alcune dita vanno ad affondare, come se fosse presente una fossa: questo implica una mancata integrità del muscolo retto addominale.
Sintomi, cure ed interventi chirurgici
Oltre al sintomo estetico, visibile nelle donne verso la fine della gravidanza e nel post parto, possono sopraggiungere alcuni disturbi quali il senso di gonfiore e la lombalgia, la costipazione e la dispareunia, oltre ad un dolore nel sollevare pesi, fino al rischio della formazione di un’ernia ombelicale o ventrale. Per altre donne invece la diastasi addominale è asintomatica. Nel neonato la si riconosce facilmente specialmente quando tenta di mettersi in posizione seduta.
Come si cura? Come spiegato in precedenza in molti casi la diastasi si risolve spontaneamente sia nelle donne che nei bimbi, soprattutto agevolandone la risoluzione evitando movimenti che potrebbero peggiorarla. Si ricorre alla chirurgia quando si ritiene necessario effettuare un’addominoplastica per le donne, ed un intervento chirurgico ad hoc per i neonati.
Esercizi utili e comportamenti da evitare
Raramente potrebbero svilupparsi complicanze e la prognosi è, nella maggior parte dei casi, favorevole. Normalmente la risoluzione spontanea avviene entro le prime otto settimane del post parto ma in altri casi potrebbero volerci fino a sei mesi. Non vi sono però ad oggi notizie in merito a comportamenti o strumenti di prevenzione dal punto di vista comportamentale, che potrebbero aiutare ad evitarne l’insorgenza. Esistono invece programmi riabilitativi che aiutano a rinforzare la muscolatura addominale: si tratta di specifici esercizi di fisioterapia che favoriscono il riavvicinamento e successiva riunione dei tessuti.
Vanno però effettuati sempre previo consulto con un fisioterapista che saprà fornire indicazioni chiare sugli specifici esercizi da effettuare. Contemporaneamente vanno evitati errati comportamenti tra i quali il sollevamento di oggetti pesanti, l’allenamento degli addominali con i crunch e l’alzarsi dal letto sfruttando gli addominali. Vi sono inoltre specifiche fasce elastiche che aiutano a contenere la protuberanza: questi supporti esterni non concorrono però al rinforzo muscolare. Si tratta dunque di dispositivi da impiegare per una mera risoluzione estetica del problema.