Il buon Fiorello ne ha parlato tra il serio e il faceto, com’è nel suo stile. Ma la dieta “Dinner cancelling” ha il suo perché: parola di esperto.
Fiorello docet. Lo showman più amato e popolare d’Italia si è rimesso in forma con una dieta tutta sua e, soddisfatto dei risultati ottenuti, ha deciso di pubblicizzarla. Il nome semiserio è “dinner cancelling” e consiste in un regime alimentare che, lo dicono le parole stesse, “cancella la cena”. E, risate a parte, funziona!
Premesso che la “dinner cancelling” non può essere adottata come strategia per lunghi periodi, occasionalmente per perdere qualche chilo di troppo in tempi rapidi può essere una scelta valida. Lo conferma anche Luigi Schiavo, docente di Nutrizione Umana presso alla Facoltà di Medicina dell’Università di Salerno, delegato Area Nutrizionale della Sicob (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità) per la Regione Campania. Vediamo insieme pro e contro.
La “Dinner cancelling” dalla A alla Z
La “dinner cancelling” non è che una versione rielaborata del digiuno intermittente. Prevede un’astinenza dal cibo che supera le 12 ore giornaliere: comincia alle cinque del pomeriggio e termina la mattina successiva a colazione. In quel lasso di tempo l’organismo umano è costretto ad attivare una serie di meccanismi biochimici per poter prelevare le calorie necessarie al corretto funzionamento di tutti gli organi.
Il problema è che le riserve a cui attinge il nostro corpo mentre è a digiuno non sono necessariamente di grasso, ma anche muscolari (vedi glicogeno e proteine). In altre parole, la conseguente perdita di peso non sempre sarà sinonimo di dimagrimento, ma anche di deperimento e/o disidratazione. Ecco perché la “dinner cancelling” va praticata per periodi limitati e sotto lo stretto controllo di uno specialista.
Importante anche verificare l’assenza di patologie e cure farmacologiche che potrebbero far insorgere complicazioni. Per una persona affetta da diabete che assume abitualmente terapie a base di insulina, per esempio, seguire la “dinner cancelling” può rappresentare un fattore di rischio. Il digiuno potrebbe ridurre eccessivamente i livelli di glicemia nel sangue, provocando un’ipoglicemia. Lo stesso vale per bambini, donne in gravidanza, persone affette da disturbi del comportamento alimentare. In tutti gli altri casi, invece, la strategia del digiuno potrebbe essere un vero toccasana, grazie ai processi metabolici che è in grado di attivare, anche contro le patologie infiammatorie.