Da sapere sul divorzio, in questi casi la moglie non ha diritto all’assegno ma in pochi lo sanno. Tutte le informazioni da conoscere.
In caso di divorzio, l’assegno di mantenimento va al coniuge più debole e che non lavora o che non ha un reddito sufficiente per vivere in modo dignitoso. Quasi sempre si tratta della ex moglie. Sono le donne, infatti, che restano a casa ad occuparsi a tempo pieno della vita familiare, rinunciando al lavoro.
La ex moglie casalinga, però, non sempre ha diritto all’assegno di mantenimento. In merito, la Corte di Cassazione ha pronunciato alcune sentenze che hanno rivoluzionato la giurisprudenza in materia.
Di seguito, scopriamo in quali casi la ex moglie casalinga che non lavora non ha diritto all’assegno di mantenimento in caso di divorzio. Ecco tutto quello che bisogna sapere.
Divorzio, in questi casi la moglie non ha diritto all’assegno
In caso di divorzio, la ex moglie casalinga, che durante il matrimonio si è dedicata alla famiglia e non ha lavorato, non ha sempre e in ogni caso diritto all’assegno di mantenimento o assegno divorzile. Una volta questo riconoscimento era automatico ma negli ultimi anni la giurisprudenza della Corte di Cassazione è cambiata. In particolare, una sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 2018 ha stabilito che l’assegno di divorzio spetta all’ex coniuge che abbia un reddito inadeguato alla sua sufficienza economica ma con una importante precisazione: purché questa situazione economica non dipenda dal fatto che l’ex coniuge non voglia lavorare. Questa situazione riguarderà nella stragrande maggioranza di casi la ex moglie.
Pertanto, secondo i giudici della Cassazione, non basta che la moglie che divorzia abbia fatto la casalinga durante il matrimonio per ricevere automaticamente l’assegno di mantenimento. Deve andare a lavorare o almeno provare a cercarsi un lavoro. Anche se sappiamo tutti molto bene che quando non si è più giovani e non si è lavorato per molti anni, o addirittura mai, è molto difficile, se non impossibile, riuscire a trovare un lavoro.
Diverso, invece, è il caso in cui la ex moglie sia ancora giovane e abbia le possibilità e la capacità di rendersi economicamente autonoma, come ha stabilito la recente ordinanza numero 17805/2023 della Corte di Cassazione.
Di base, dunque, la ex moglie casalinga che divorzia dovrebbe cercare un lavoro e solo nell’impossibilità di trovarlo o di trovarne uno adeguato a vivere dignitosamente avrà diritto di ricevere dall’ex marito l’assegno di mantenimento.
Cosa dicono i giudici
Secondo gli ultimi orientamenti della giurisprudenza, poi, l’ammontare dell’assegno di mantenimento, corrisposto al coniuge più debole a seguito di divorzio, non deve assicurare all’ex coniuge, di solito la ex moglie, lo stesso tenore di vita goduto durante il matrimonio. L’assegno di mantenimento, infatti, deve soltanto garantire l’indipendenza economica all’ex coniuge, ex moglie, ed essere sufficiente a garantire un’esistenza decorosa.
Tutto cambia, però, nel caso in cui la ex moglie abbia rinunciato al lavoro, alla vita professionale e a una carriera, di comune accordo con il marito per permettere a lui di lavorare, arricchirsi e fare carriera. Pensiamo, ad esempio, a un marito che sia assente per lunghi periodi a causa del suo lavoro, e deleghi tutte le attività e responsabilità familiari alla moglie, oppure che debba trasferirsi in altre città, sempre per lavoro, portando con sé tutta la famiglia. In questi casi, sarebbe quasi impossibile che anche la moglie lavorasse o che lavorasse a tempo pieno.
Pertanto, se la moglie ha rinunciato a lavorare o al lavoro che svolgeva prima o ha dovuto ridurre il suo impegno lavorativo e rinunciare ad ambizioni di carriera per occuparsi della famiglia e permettere al marito di svolgere liberamente il suo lavoro e fare carriera, allora in tutte queste ipotesi in caso di divorzio avrà diritto all’assegno di mantenimento. Non solo, avrà diritto a un assegno proporzionale alla ricchezza del marito, e non semplicemente necessario a vivere dignitosamente, perché con il suo sacrificio e la sua dedizione alla famiglia la moglie ha contribuito alla creazione di questa ricchezza. In questo caso, la disparità economica della moglie è dovuta al contributo che ha dato alla formazione del patrimonio familiare.
Certo, dovrà essere dimostrato che la moglie ha rinunciato al lavoro e ad opportunità professionali per occuparsi della famiglia, di comune accordo con il marito. Un caso che avviene di frequente e che a parti inverse vale anche per il marito, nel caso sia stato lui a rinunciare o a ridimensionare le sue prospettive di carriera per andare incontro a una moglie con più aspettative ed economicamente più forte.
Comunque, per orientarsi nella materia, piuttosto complessa e con sentenze della Corte di Cassazione che si sovrappongono tra loro, è sempre bene affidarsi alla consulenza di un avvocato matrimonialista. Un professionista esperto saprà spiegare la materia in tutti i suoi dettagli e saprà dare i consigli migliori su come procedere.