Una donna ha donato il corpo del marito defunto per la ricerca scientifica: quando ha scoperto cosa ne hanno fatto è rimasta scioccata.
Iscriversi nelle liste di donazione degli organi è un atto di amore e generosità nei confronti di chi ha bisogno. Non è facile infatti decidere di donare un organo mentre si è ancora in vita, ci vuole coraggio e altruismo. Decidere di donare i propri organi post portem è una scelta etica altrettanto importante che non comporta rischi per ovvie ragioni.
In linea teorica dovrebbe essere semplice prendere una decisione del genere, ma non è così diffusa come si potrebbe pensare. Molti semplicemente non ci pensano, altri temono che possa essere fatto un utilizzo improprio e non etico degli organi e del corpo. Un timore che cresce quando vengono a galla storie difficili come quella vissuta da Jill Hansen.
La donna nel 2014 ha esaudito il desiderio del marito defunto di donare il suo corpo alla ricerca scientifica. L’uomo, Steve Hansen, nel 2012 si era iscritto alla lista donatori ma era stato scartato poiché affetto dalla cirrosi epatica. Nonostante questo voleva rendersi utile in qualche modo e prima di morire ha chiesto alla moglie che il corpo venisse donato alla scienza.
Volendo rispettare la volontà del marito, Jill ha acconsentito a donare il suo corpo al Biological Research Center che si trovava in Arizona. La donna era convinta che i biologi potessero studiare i suoi organi per una ricerca sui danni del consumo costante di alcol, ma qualche tempo dopo ha fatto una scoperta che l’ha devastata.
Il centro aveva venduto il corpo del marito insieme a molti altri al Centro di Difesa nazionale. Qui hanno utilizzato il corpo di Steve come “Crash Test Dummy“. In pratica il corpo è stato utilizzato per capire gli effetti di una deflagrazione missilistica su un corpo umano. Appare chiaro che ciò che restava del corpo di Steve è stato devastato dalla potenza esplosiva delle bombe.
Jill è rimasta scioccata da quanto accaduto ed il pensiero che il corpo di suo marito fosse stato devastato in quel modo senza che nessuno le avesse chiesto il permesso l’ha traumatizzata. La donazione era stata fatta allo scopo di fare del bene e di poter aiutare la ricerca scientifica e le persone che soffrono della stessa malattia che ha portato alla morte il marito.
La donna ha denunciato il centro di ricerca e dalle successive indagini condotte dall’FBI si è scoperto che il responsabile della struttura, Stephen Gore, aveva venduto centinaia di corpi ad aziende di terze parti per esperimenti di vario genere senza chiedere il consenso ai familiari. Alla fine del procedimento a suo carico, Gore è stato condannato ad un anno di carcere più quattro di arresti domiciliari e al pagamento di 58 milioni di euro.
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