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Donne ad alto potenziale intellettivo: queste sono le loro caratteristiche

Le chiamano donne API: una sigla che sta per «Alto Potenziale Intellettivo». Donne più intelligenti della norma: ecco le loro caratteristiche.

Spesso il loro potenziale dà fastidio e viene sottovalutato. Eppure sarebbe preziosissimo per trovare soluzioni innovative alle sfide di oggi.

Donne API, ovvero ad Alto Potenziale Intellettivo: sono identificate da caratteristiche ben precise – grantennistoscana.it

Donne API, ad alto potenziale intellettivo. Di loro parla la Harvard Business Review France, che ricorda come questi profili cognitivi siano stati studiati a fondo da Kazimierz Dabrowski, psichiatra polacco dello scorso secolo.

Una di queste donne super-intelligenti è Sylvie, 60 anni. Il suo tipo di approccio ai problemi è sintetizzato da questo pensiero: «Non posso fare a meno di pensare in maniera differente, non do mai per scontato quanto mi viene detto. Quando una problematica mi interpella, devo approfondirla fino a quando non riesco a risolverla».

Dabrowski ha identificato almeno 5 grandi aree di ipereccitabilità (intellettuale, emotiva, sensibile, creativa e psicomotoria) dove alcune persone reagirebbero in maniera molto più intensa della media. L’eccitabilità fuori dall’ordinario di questi soggetti produrrebbe in loro un effetto particolare: una maggiore sensibilità agli stimoli interni o esterni, ai quali rispondono in maniera amplificata.

Donne ad alto potenziale intellettivo: il rovescio della medaglia

Insomma, intelligenze ad alta intensità che rispondono con grande entusiasmo e maggiore forza di volontà alle sfide. C’è anche il rovescio della medaglia, ovvero la sofferenza e la difficoltà a gestire un livello così elevato di energia. È a questo livello del resto che si pone la sfida di trovare un equilibrio per le donne API: riuscire a incanalare la propria energia indirizzandola in maniera efficace.

Donne API: non è sempre facile per loro gestire il proprio potenziale intellettivo – grantennistoscana.it

Questa ipereccitabilità intellettuale, se non disciplinata, può anche spingere a girare a vuoto, scavando all’infinito su un argomento. Un lavorio logorante che rischia di dissipare le proprie energie. Come spiega sempre Sylvie, spesso tentata di investire ogni energia in un interminabile lavoro di “scavo” su un dato soggetto. Come se non riuscisse a trovare un pulsante interiore da premere per scrivere la parola “fine” sul suo lavoro.

«È estenuante, non riesco a impedire al mio cervello di girare», spiega a Harvard Business Review France. E la «cosa peggiore – prosegue – è che stanco gli altri perché non riesco a mollare la presa su un argomento irrisolto».

Donne API: perché a volte danno fastidio

Questa sorta di esaurimento mentale colpisce più spesso le donne, più coinvolte nelle loro attività. In campo professionale questa sovrastimolazione intellettuale può rivelarsi anche irritante, fa osservare sempre la 60enne Sylvie.

Spesso le donne API scompigliano schemi e abitudini consolidate: una dote non sempre gradita – grantennistoscana.it

Sylvie ricorda di trovarsi sostanzialmente davanti a due tipi di reazione quando trova la soluzione a un problema. Se un lato c’è infatti chi si irrita perché ha sollevato la polvere nascosta sotto al tappeto, dall’altro c’è chi invece è felice che il problema finalmente sia stato portato alla luce. La sensazione che si prova, spiega, è un po’ quella di essere una sorta di macchina per scovare gli impostori che però così, tutto d’un colpo, cominciano a prenderti in antipatia.

Insomma, da magico risolutore dei problemi si passa facilmente a parafulmine, diventando il capro espiatorio delle frustrazioni altrui. Come capita quando si infastidisce chi preferisce adagiarsi nel quieto vivere garantito dallo status quo.

Le donne API non esitano infatti a mettere in discussione lo status quo e a sfidare le norme vigenti, se sembra loro opportuno e doveroso farlo. Sempre alla ricerca di una più profonda comprensione delle cose, le donne super-intelligenti cercano di capire con obiettività, convinte come sono che questa ricerca della verità legittimi la loro voglia di andare avanti e più a fondo.

Il problema è che così facendo finiscono loro malgrado per imbattersi – e spesso impigliarsi – nelle tele di ragno degli interessi politici. Brutti incontri che spesso si traducono in danni per loro, sfiancate fino ad arrivare sull’orlo dell’esaurimento intellettuale e emotivo.

Perché la sensibilità delle donne API è fuori dalla norma

Diversi studi ormai hanno portato alla luce le differenze tra uomini e donne API, prevalentemente in campo sensitivo e emotivo. La personalità delle donne API sarebbe meno impermeabile alle emozioni circostanti. Oltre alla maggiore “porosità” emozionale, le donne API inconsciamente integrano nella loro grigia di analisi segnali deboli e poco visibili.

La straordinaria sensibilità delle donne API le rende capaci di vedere quello che altri non vedono – grantennistoscana.it

In altre parole hanno una sensibilità maggiore per l’elemento umano, una maggiore attenzione per la persona in carne e ossa. E questa loro grande considerazione del vivente nel prendere le proprie decisioni le porta a essere profondamente empatiche, dotandole di una grande capacità di ascolto e di accompagnamento delle persone.

Quando riescono a imporsi nelle imprese, le donne API diventano manager apprezzate per come riescono a comprendere e a far crescere i team di lavoro. In alcuni casi la loro sollecitudine per gli altri le porta quasi a dimenticare se stesse. Ad esempio spendendosi con più vigore per difendere gli interessi dei collaboratori delle loro squadre di lavoro che non i propri.

I rischi di un potenziale intellettivo superiore

Questo eccessivo coinvolgimento spiega anche perché le donne API sono più soggette al burnout. La messa in discussione permanente e l’ipersensibilità possono abbinarsi in loro  in maniera letale, scatenando una vera e propria macchina infernale. Scatta così un meccanismo che le spinge a elaborare alla massima velocità tutti i dossier, a assimilare sempre più informazioni e a trovare un numero sempre maggiore di soluzioni. Il tutto con un’intensità e un investimento di energie importanti. Col rischio di arrivare a esaurirsi se le priorità non sono state stabilite in maniera chiara.

Anne-Lisa, una donna API che ha sofferto di un pesante burnout, spiega come il suo «motore interno» funzioni senza aver bisogno di alcuno stimolo esterno, come in una sorta di sfiancante moto perpetuo. Il suo capo, avendo percepito la sua sete di apprendere, non filtrava però il suo impegno instancabile. Anzi le dava sempre più lavoro per soddisfare il suo desiderio di imparare. E quando la criticava, lei reagiva moltiplicando ancor più gli sforzi e il lavoro. Alla fine l’accumulo di lavoro l’ha schiacciata. «Non ne potevo più ma non sapevo come fermarmi».

Capita spesso infatti che dirigenti e manager siano poco formati a individuare i profili di lavoratori API e in grado di prevenire la loro tendenza al burnout. Dare troppi stimoli a questi lavoratori è un autogol. Meglio sarebbe stare attenti a dosare con equilibrio le quantità di lavoro, mostrandosi gentili e stabilendo una gerarchia di priorità nelle richieste.

Un potenziale creativo spesso sottoutilizzato

Spesso si sottovaluta la loro creatività delle donne API. Eppure alcuni studi – tra i quali la ricerca di Candace Gross e Kelly Jamieson pubblicata nel 2007 – mostrano che sono più creative dei loro colleghi uomini. L’ipotesi degli studiosi è che queste donne, essendosi troppo adattate alle aspettative di una società che hanno compreso molto bene, possano essere portate a sacrificare la loro immaginazione e la capacità di pensare fuori dagli schemi.

La grande creatività delle donne più intelligenti spesso viene sottostimata – grantennistoscana.it

Spesso a frenarle non è la paura della novità (dalla quale anzi ricavano gioia e piacere), ma quella di essere giudicate dallo sguardo degli altri, che spesso affiora a smorzare il potenziale di chi è portatore di una differenza cognitiva. Un potenziale che a volte fa paura, soprattutto in ambienti poco abituati ad affrontare la sfida di nuove idee.

L’innovazione delle donne API infatti è sempre globale e sistemica. Curiosità e voglia di imparare le rendono capaci di trovare nuove soluzioni a problemi complessi. Quando un problema permette loro di esprimere in una volta sola queste qualità, si attivano tutti i loro talenti. È come se si mettesse in moto un potente motore analitico dai sensibilissimi recettori sensitivi e emotivi in grado di raccogliere ogni genere di informazione. Un motore capace anche di razionalizzare e migliorare le soluzioni trovate. Una “creatività pragmatica” che, unita a un intuito sviluppatissimo, permette loro di costruire visioni inedite.

Mad skills: il pezzo forte delle donne API

In pratica, le donne API eccellono nelle “mad skills: letteralmente “abilità pazze”, nel senso di competenze atipiche, inusuali, rivoluzionarie. Spesso però sacrificate alle più concrete e rassicuranti “hard skills”: le competenze del classico bagaglio tecnico.

Le donne API hanno competenze creative che permettono loro di trovare soluzioni innovative – grantennistoscana.it

Non c’è infatti solo un’etica delle cose, la retta amministrazione che richiede prudenza e calcolo. Per agire e creare qualcosa di nuovo bisogna mettersi in gioco, accettare il rischio dell’ignoto e dell’imprevedibile.

È qui che entra in gioco la creatività che aiuta a non ripetere le soluzioni buone magari ieri, ma non necessariamente per le sfide di oggi e quelle di domani. Non a caso la frase più temuta da Anne-Lise, una delle donne API di cui abbiamo parlato, è: «Abbiamo sempre fatto così».

Emiliano Fumaneri

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