Sempre più libere le donne. Ma è una libertà che sembra avere un prezzo molto caro soprattutto per le giovani e le giovanissime della Gen Z.
Un prezzo di certo più alto di quello del previsto. Ma cosa sta succedendo alle ragazze di oggi? Una recente ricerca mette in risalto gli aspetti problematici – e forse troppo trascurati – del costume attuale.
È un quadro paradossale quello emerso dal sondaggio condotto da Yoodata/Polytech Italia, che ha “fotografato” le donne del primo ventennio del XXI secolo coinvolgendo oltre mille persone.
Il sondaggio – presentato in videoconferenza a fine agosto – è stato condotto tra la primavera e l’estate di quest’anno su un campione di oltre 1.000 italiani di età compresa tra i 15 e i 70 anni di età e di entrambi i sessi. A completare lo studio c’è stata anche ricerca di tipo qualitativo. Si è svolta attraverso colloqui in profondità e ha visto coinvolto un panel di persone rappresentative, uomini e donne tra i 20 e i 60 anni.
Cosa sta succedendo alle ragazze della Gen Z
Il sondaggio ha fornito una fotografia delle donne di oggi, mostrando come siano più libere di mostrarsi, ma anche più fragili e insicure di sé, con una sempre maggiore propensione a fare ricorso alla chirurgia estetica per modificare il proprio aspetto. È emerso in particolare, come uno degli ennesimi paradossi del nostro tempo, il fenomeno della crescente oggettivazione del corpo femminile.
Dalle domande rivolte al campione è risultato che per la stragrande maggioranza degli italiani (86%) il corpo delle donne è sempre più esposto su mass media e social network. Sempre secondo l’indagine il 79% della popolazione italiana si dice convinto che le donne di oggi siano più libere di mettersi in mostra rispetto a un tempo. Anche sui social, per promuovere se stesse in maniera autonoma. Ma il 78% degli intervistati ritiene anche che si rappresentino sempre più come “oggetti sessuali”.
Al tempo stesso i partecipanti alla ricerca percepiscono le donne come soggetti sempre più consapevoli del proprio corpo. È così per il 79% delle persone, mentre per il 76% le donne per prime vogliono usare il proprio corpo come strumento e arma di seduzione. Per il 73% degli adulti e l’80% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 26 anni le donne sono ritenute anche “vittime dell’esposizione sui social”. La fragilità caratterizza in maniera particolare la Gen Z.
Chi paga il prezzo più alto ai giudizi sul proprio aspetto fisico
Neo-femminismo e movimenti come il #MeToo non sono stati sufficienti a cambiare la prospettiva. Lo dichiarano il 63% delle donne e il 57% degli uomini, mentre l’aspetto femminile continua a catalizzare l’attenzione, che si tratti di apprezzamenti o di critiche, anche all’esterno del mondo dei social.
I commenti sgraditi e inappropriati si verificano innanzitutto in famiglia (col 43% delle donne che si sono viste giudicare per il proprio aspetto), ma anche per strada (35%), sul lavoro e a scuola/università (nel 16% dei casi), tra amici (16%) e sui social network (12%).
Il picco dell’insicurezza lo raggiungono le giovanissime. Le più fragili sono risultate le ragazze della Gen Z. Circa la metà dichiara infatti che «alle volte sono così insicura del mio aspetto che non vorrei uscire di casa». Condivide questo pensiero il 48% delle ragazze di età compresa tra i 15 e i 26 anni. Più serene e libere dalla rigidità dei canoni estetici per sé stesse sono invece le donne di età più matura. In questo senso si esprime il 70% delle donne tra i 59 e i 70 anni, rispetto al 49% delle ragazze tra i 15 e i 26 anni.
Ammonta al 79% invece la percentuale delle donne che si dichiara libera di decidere se mostrare o modificare qualcosa del proprio corpo. Una quota che aumenta fino all’83% per le over 59. Il 54% delle 27-42enni della Gen Y (che comprende appunto le donne dai 27 ai 42 anni di età) non si piace allo specchio. Per cui modificherebbe qualcosa del proprio aspetto facendo ricorso al chirurgo estetico.
Il giudizio sull’aspetto? Tocca le donne a ogni età
La gran parte delle donne ha detto di essersi vista giudicare per il proprio aspetto negli ultimi due o tre anni. Lo ha dichiarato il 69% delle donne di età compresa tra i 15 e i 26 anni, il 59% della fascia di età 27-42 anni, il 39% delle 43-58enni e il 19% delle donne dai 59 ai 70 anni. Il giudizio sulla propria estetica ha colpito di più le donne che vivono nel Nord del Paese (46%). A seguire il Sud-Isole (44%) e il Centro Italia (35%).
Dalla “rassegna” dei giudizi non è stata risparmiata nessuna parte del corpo. Il 39% si è vista definire “grassa”, il 13% ha ricevuto apprezzamenti o complimenti, un 12% invece è stata giudicata sul peso (troppo magra). Ma c’è anche il 12% che ha subito body shaming per il suo aspetto fisico e un 5% di donne giudicate per la loro età. Ma non mancano nel “campionario” i giudizi discriminatori, sessisti e anche episodi di bullismo (4%).
Non è finita: un 2-3% delle donne ha riferito di essersi vista definire brutta, alta o bassa, di aver ricevuto critiche per i capelli oppure per il naso, il viso o gli occhi. E ancora critiche per difetti fisici, per i denti o il seno. Un 4% invece non ha specificato che genere di giudizio ha dovuto subire.
Dove sono i luoghi del giudizio
Quali sono invece i luoghi in cui fiocca il maggior numero di critiche sull’aspetto delle donne? Un po’ a sorpresa, i luoghi preferiti dai “giudicatori” di professione non sono, come ci si poteva attendere, i social.
No, i giudizi più aspri, affermano le 523 donne coinvolte nella ricerca, arrivano in famiglia, l’ambiente più giudicante in assoluto per il 43% delle donne del campione. Al secondo posto c’è la strada (35%) e a seguire il luogo di lavoro (24%) e di studio (scuola/università, per il 16%), gli amici (16%). A sorpresa chiudono la “classifica” dei luoghi del giudizio i social network e il web col 12%.
Alessandro Amadori, partner e direttore scientifico Yoodata che ha curato la ricerca, ha commentato così i risultati del sondaggio: «La sensibilità alle critiche e ai giudizi altrui da parte delle donne cala con l’invecchiamento. Sono soprattutto i ragazzi e le ragazze della Gen Z, che hanno dai 15 ai 26 anni di età, ossia gli stessi protagonisti della nuova relazione ‘utilitaristica’ con il corpo e la sua esibizione, a ritenere che le donne che espongono il proprio corpo sui media tradizionali e sui social corrano oggi un rischio elevato di essere vittime e oggetto sessuale; e sono anche la generazione che mostra una maggiore accettazione e confidenza col bisturi estetico che ritengono un modo come un altro per modificare il proprio aspetto, alla pari dei tatuaggi».
L’ascesa di una nuova concezione del corpo
Dalla ricerca è emerso anche l’atteggiamento prevalente nei confronti della chirurgia estetica. La maggioranza dei giovani (oltre la metà nella fascia 15-26 anni) guarda con favore alla chirurgia estetica e giudica la scelta di una donna di rifarsi il seno prima di tutto una scelta di libertà “per piacere di più a se stessa”.
Invece il 70% delle boomer, il 58% della Gen X e il 51% della Gen Y dichiara di non avere alcun interesse per i canoni estetici, considerati “una gabbia creata per noi donne”. Pur sentendoli come una gabbia, manifesta invece la sua preoccupazione per i canoni estetici la maggioranza (il 51%) delle giovani e giovanissime della Gen Z.
Sempre Alessandro Amadori osserva che «per la prima volta questa indagine fotografa in modo accurato la percezione del corpo e ci fa capire meglio le valenze che il corpo ha nella post-modernità». Nel mondo di oggi, sottolinea l’esperto, il corpo è passato attraverso una sorta di rivoluzione copernicana. Di conseguenza, spiega Amadori, «il corpo non è più qualcosa di sacro da accettare per com’è: con lo sviluppo tecnologico e della medicina il corpo è diventato uno strumento, un mezzo con cui noi realizziamo il nostro progetto di vita. Il corpo oggi è solo un contenitore. un oggetto di cui siamo proprietari e liberi organizzatori».
Si tratta di un trend, avverte l’esperto, che non si fermerà qui. «E questo è solo l’inizio: di qui a qualche decennio lo stesso concetto di corpo verrà ibridato». Non mancano però i paradossi all’interno di questa nuova concezione del corpo, in particolare quello femminile. «Oggi il corpo femminile viene gestito dalla donna in modo molto più consapevole rispetto al passato», osserva Amadori che aggiunge: «Ma proprio la generazione che ha sdoganato l’uso e l’esibizione del corpo, afferma di essere sempre più esposta a rischi e a soffrire di pressioni sociali».
Chi va oggi dal chirurgo estetico e cosa pensano gli italiani del bisturi
L’agenzia Dire riporta il commento di Roy de Vita, primario U.O.C chirurgia plastica Istituto Tumori di Roma Regina Elena. «Nel corso degli anni la chirurgia plastica è cambiata», fa notare il chirurgo. Così se «negli anni 80 la paziente tipo era una donna over 50 non bella, oggi è una fresca 30enne che è anche bella. Ma vuole migliorare il suo asset di bellezza. Anche l’approccio al mestiere è cambiato: oggi c’è molto più interesse al guadagno economico e molta più superficialità».
Ma qual è l’atteggiamento degli italiani verso la chirurgia estetica? Dal sondaggio emerge un quadro fatto di tinte e emozioni contrastanti, al tempo stesso positive e negative. L’atteggiamento verso una donna “rifatta” è diverso tra uomini e donne e tra le differenti generazioni.
Tra gli uomini, dice di “dispiacersi” per la scelta di ricorrere al bisturi il 43% degli intervistati e un 29% si sente perfino infastidito. Ma c’è anche un 27% che dice di approvare la scelta e di sentirsi sereno. Un 27% degli uomini dice di avere delle aspettative, il 24% si confessa sorpreso, il 12% allegro e un 11% perfino euforico. La reazione del 17% è invece ansia o paura, mentre il 12% manifesta addirittura rabbia e nervosismo.
Tra le donne, il 35% approva la decisione di rivolgersi alla chirurgia estetica, mentre un 32% manifesta dispiacere per una scelta come questa. Un 30% dichiara di provare paura o ansia e il 22% una sensazione di fastidio. Dichiara la sua sorpresa il 19% delle donne, mentre il 15% si dice allegra, l’8% afferma di provare rabbia e, all’opposto, un 8% sperimenta euforia.
Chirurgia estetica: come la vedono le diverse generazioni
Sul piano generazionale emergono le differenze tra le generazioni più giovani e quelle più attempate. In particolare è la Gen Z quella che mostra di avere una maggiore confidenza con ritocchi e ritocchini. Il 53% della Gen Z valuta in maniera positiva la chirurgia estetica femminile. Lo stesso vale per il 51% dei membri della Gen Y. Un rapporto che si inverte già con la Gen X, dove il 58% giudica negativamente la decisione di sottoporsi alle cure del chirurgo estetico. La percentuale sale ulteriormente al 60% tra i boomer fino ai 70 anni di età.
Quanto alla conoscenza degli interventi nel campo della chirurgia estetica, il 59% degli italiani afferma di conoscere l’intervento per il “rifacimento del seno”, così come dichiarato da tutte le generazioni (in una percentuale superiore al 90%, tanto tra gli uomini che tra le donne). A seguire ci sono la rinoplastica (24%), i ritocchi alle labbra (17%), al viso (17%), la liposuzione (9%), gli ‘”iniettabili” in chiave antirughe (7%), per i glutei (7%) e infine la blefaroplastica (2%).
Intervento al seno: il giudizio degli italiani
Cosa dicono invece gli italiani a riguardo dell’intervento estetico più conosciuto, quello di una donna che si rifà il seno? Anche in questo caso i più favorevoli sono i giovani, i più critici gli anziani. La metà delle donne (50%) non giudica né in positivo né in negativo. Sulla stessa falsariga il 45% degli uomini.
C’è anche però un 65% del campione che reputa un intervento come questo “un lusso per pochi”, un 58% convinto che si tratti di “donne insicure” e un 50% che le considera “superficiali”. Sempre un 50% valuta come una scelta di “libertà” quella di rifarsi il seno e per il 29% questa decisione esprime “fiducia in sé”. Per il 25% il rifacimento del seno indica invece “sottomissione”, mentre il 21% lo considera “democratico e per tutti”. Per il 21% volersi rifare il seno è invece sintomo di serietà.
Anche tra i sessi emergono delle differenze di giudizio. Se il 60% degli uomini reputa “‘un lusso per pochi” l’intervento al seno, questa percentuale sale al 70% tra le donne. Per il 54% degli uomini indica “superficialità” e lo stesso pensa il 47% delle donne. Il 52% degli uomini giudica questa scelta come una manifestazione di “libertà” mentre per il 57% delle donne esprime “insicurezza”.
Per tornare sul piano delle differenze tra le generazioni, la Gen Z si conferma più benevola. Il 64% dei 15-26enni considera l’operazione al seno come un “marker” di libertà. Un giudizio condiviso dal 53% della Gen X e dal 51% della Gen Y. Decisamente più critici invece i boomer: solo il 35% di loro crede che rifarsi il seno sia una scelta di libertà.