Fare lavaggi a caldo con la lavatrice? Non mancano insidie e controindicazioni, ma pochi ne sono al corrente: lo conferma uno studio tedesco.
Lavare ad alte temperature è considerato un sistema sicuro per combattere i batteri e trovarsi quindi con panni perfettamente puliti ed igienizzati. Ma è proprio così? Una nuova ricerca ha fatto una scoperta davvero inaspettata.
Fare il bucato è da sempre un’operazione delicata, dove insidie e difficoltà sono spesso dietro l’angolo, pronte a presentarsi in ogni momento. Il campionario dei possibili problemi è vasto e va dai capi che possono stingere e perdere colore al bucato uscito dalla lavatrice ancora non perfettamente lindo.
Un grande classico che cerchiamo di prevenire nella maniera che ci appare più ovvia: lavando i capi ad alte temperature, convinti come siamo, che oltre al buon risultato (indumenti e biancheria finalmente puliti come Dio comanda) otterremo anche una buona igienizzazione.
Lavare ad alta temperatura non è forse il sistema sicuro per eccellenza per abbattere la diffusione dei batteri e avere panni puliti e igienizzati alla perfezione? Così abbiamo sempre creduto più o meno tutti, a partire dalle nostre mamme.
Ma le cose stanno davvero così? Qualcuno ne dubita e la ricerca potrebbe cambiare le carte in tavola. A mettere in guardia contro il lavaggio dei panni ad alte temperature è stato uno studio dell’Università tedesca di Furtwangen, nel Land del Baden-Württemberg. Dall’indagine è emerso che lavare i panni a temperature alte faccia proliferare il numero dei batteri all’interno delle nostre lavatrici.
Una scoperta che mette in crisi la consolidata abitudine di fare i lavaggi a temperature alte, nella convinzione di combattere con maggiore efficacia contro sporco e batteri. Tutto al contrario, i ricercatori tedeschi si sono accorti che proprio le temperature calde di questi lavaggi contribuiscono a creare un ambiente propizio per i batteri, che così trovano un habitat ideale per crescere e prosperare con più facilità all’interno della lavatrice.
A conclusioni come queste è giunto il team di ricerca tedesco, che ha pubblicato il suo studio sulla rivista “Microorganisms”. Il gruppo di ricercatori dell’Università di Furtwangen, in collaborazione con l’Università di Gießen e Henkel AG & Co. KgaA, ha portato avanti una ricerca che si proponeva di studiare la colonizzazione batterica presente nelle lavatrici di casa.
Il fatto è che l’ambiente interno di una lavatrice domestica non solo non è mai del tutto pulito, ma sembra essere un autentico covo di batteri. Per studiare il comportamento delle colonie batteriche all’interno degli elettrodomestici casalinghi per eccellenza, gli studiosi hanno prelevato 50 campioni da 13 lavatrici.
Dopodiché i ricercatori hanno analizzato, servendosi a questo scopo di metodi biologici molecolari, varie parti della lavatrice e del bucato: cassetto del detersivo, guarnizione dell’oblò, pozzetto e fibre di bucato. Ma anche i proprietari delle lavatrici – e in particolare le loro abitudini di lavaggio – sono stati oggetto della ricerca, con delle interviste attraverso le quali gli scienziati hanno cercato di capire come lavassero di solito i loro panni.
Gli autori della ricerca hanno esaminato con particolare attenzione alcuni aspetti specifici: che tipo di batteri fossero presenti all’interno della lavatrice, in quali punti proliferano meglio e i fattori che ne influenzano la composizione.
I risultati dello studio hanno messo in luce che il batterio “Moraxella osloensis”, responsabile del cattivo odore dei nostri panni, ha una particolare predilezione per le guarnizioni dell’oblò. La sua presenza è stata rintracciata in 9 lavatrici su 13.
«La Moraxella osloensis è tosta e resiste molto bene ai forti cambiamenti delle condizioni ambientali nella guarnizione dell’oblò. Per evitare odori di bucato e lavatrice, la guarnizione dovrebbe dunque essere pulita con regolarità e la macchina dovrebbe essere spesso lasciata aperta ad asciugare», spiega il professor Markus Egert, coordinatore dello studio.
Tuttavia i ricercatori tedeschi hanno rilevato nel cassetto per i detersivi la più elevata diversità batterica. All’interno delle 13 lavatrici sono stati riscontrati ben 229 tipi di batteri. E non è tutto: una percentuale compresa tra il 30 e il 60% delle specie batteriche rilevate con maggior frequenza durante i campionamenti sono state classificate come potenzialmente nocive. In generale a prevalere sono i batteri dell’acqua, mentre tra le fibre del bucato sono stati individuati anche tipici batteri della pelle.
Il paradosso però, per dire la vera e propria sorpresa per i ricercatori è stato scoprire che più le persone facevano lavaggi a caldo, più crescevano la quantità e la diversità dei batteri nella vaschetta. Con buona pace del consiglio di lavare ad alta temperatura come un efficace rimedio anti germi.
Come spiegare questo paradosso? Una spiegazione l’ha fornita sempre il dottor Egert, secondo il quale «il lavaggio a 60 gradi e più è ancora la soluzione migliore per l’igiene del bucato». «Tuttavia – aggiunge poi il luminare teutonico – le radiazioni di calore ad altre parti della macchina possono favorire la crescita di germi».
In sostanza, l’uso frequente di programmi ad alte temperature per il lavaggio dei panni favorisce il proliferare dei batteri creando un microclima caldo e umido, ideale per i batteri. Altri studi dovranno valutare la rilevanza di questa scoperta per l’igiene del bucato.
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