Acquistare un’auto nuova con ecobonus in questo periodo potrebbe non convenire: se la consegnano in ritardo rischi di perdere l’incentivo.
Tra i vari dettami dell’Unione Europea in periodo pandemico, quando cioè Giuseppe Conte ha parlamentato per l’ottenimento dei fondi utili alla ripartenza dell’Italia, c’era quello di spendere parte del denaro concesso per ammodernare il Paese, sia dal punto di vista tecnologico che da quello ecologico. Sono seguiti a quest’ultimo dettame una serie di bonus e incentivi volti a spingere le aziende e i privati a ristrutturare e ammodernare gli immobili, ma anche a cambiare auto in favore di una ad emissioni zero.
In ogni aspetto della “transizione ecologica”, l’Italia in questo momento si trova indietro rispetto al resto d’Europa ed il rischio concreto è che non si riesca a rispettare le dead line che sono state imposte dall’UE. In realtà si tratta di un problema ben più esteso, visto che nessuno dei punti stabili nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al momento è stato rispettato.
In parte è a causa della mancanza di organizzazione (vedi il piano assunzione docenti), in parte è per via di una burocrazia ancora troppo farraginosa ed in parte è a causa di fondi o incentivi insufficienti ad aiutare realmente le persone nella transizione. Basti pensare al bonus mobili o a quello ristrutturazione per come pensato oggi: quante persone possono permettersi di mettere davanti migliaia di euro?
Il tutto dunque si lega a quello che è il problema principale del Paese, l’assenza di occupazione stabile e di retribuzione adatta a soddisfare il regime di vita attuale. Ecco dunque che l’alzare per legge il minimo salariale, fare politiche che incentivino l’assunzione a tempo indeterminato e concedere degli incentivi che aiutino davvero il cittadino nella transizione può fare la differenza.
Chi ha delle finanze più solide ha pensato in questi mesi che usufruire dell’Ecobonus e dunque dei 5.000 euro messi a disposizione dal governo per l’acquisto di un auto elettrica o ibrida potesse essere una buona idea. Il costo di questi veicoli ad emissione zero è piuttosto elevato, dunque la possibilità di risparmiare grazie all’incentivo, magari unita ad un ulteriore sgravio concesso per la rottamazione del precedente mezzo può fare la differenza.
Il problema è che al giorno d’oggi acquistare un’auto è meno semplice di quanto fosse in passato. Le case automobilistiche hanno subito una crisi rilevante durante la pandemia, non solo perché la catena di produzione si è dovuta arrestare, ma anche e soprattutto perché si è verificata una carenza di materie prime e di chip utili all’elettronica dei nuovi modelli che ha reso impossibile evadere per tempo tutte le richieste.
Chiunque voglia acquistare un’auto, infatti, è consapevole che il tempo medio di attesa dalla firma del contratto alla ricezione delle chiavi è almeno di 3-4 mesi. In base al modello e alle richieste ricevute da alcune case automobilistiche, i mesi di attesa potrebbero essere addirittura sei se non di più (per una BMW i tempi d’attesa possono anche essere di un anno). Senza considerare che non sempre le tempistiche prospettate vengono poi effettivamente rispettate.
Il paradosso è che per usufruire dell’ecobonus messo a disposizione dal governo per questo 2023, è necessario che dalla firma del contratto alla ricezione delle chiavi dell’auto non vengano superati i 6 mesi d’attesa. Nel caso contrario il bonus non viene erogato e gli acquirenti si trovano dinnanzi alla beffa di non poter fare conto su quei 5mila euro di sconto che avevano considerato in sede d’acquisto.
A sollevare il problema sono state varie associazioni consumatori che adesso chiedono al governo una proroga dell’ecobonus che porti i termini di scadenza dai 180 giorni attuali ai 270. Nella maggior parte dei casi, infatti, 9 mesi sono sufficienti a consegnare all’acquirente il mezzo acquistato e il rischio di vedere scadere l’incentivo è molto più basso. Tra le richieste avanzate da Anfia, Unrae e Federauto c’è anche quella di rendere la proroga retroattiva, così da non penalizzare quegli acquirenti che hanno già visto scadere il bonus.
Per quanto riguarda le ragioni di questi ritardi, il motivo principale è sempre lo stesso: la mancanza dei microchip necessari per le vetture di questo tipo (ma in realtà per tutte quelle moderne, comprese quelle con i motori termici). Sebbene dal periodo pandemico la catena di approvvigionamento di microchip e materie prime si sia velocizzata, la disponibilità non è ancora sufficiente a far tornare la produzione alle tempistiche precedenti alla pandemia.
Questo perché prima di tutto bisogna smaltire le liste d’attesa generate dalla crisi, in secondo luogo c’è da far fronte ai problemi logistici che sono emersi più di recente. In tale settore si tratta di una carenza di autisti disposti a trasportare i camion a due piani che solitamente si occupano della consegna delle automobili alle concessionarie.
In totale per il 2023 sono stati stanziati 630 milioni per tre diversi incentivi. Il primo era rivolto all’acquisto di auto a benzina a bassa emissione ed era collegato alla rottamazione del veicolo precedente non più conforme alle regole antiinquinamento (benzina da Euro 0 e Euro 4). Questo bonus prevedeva uno sconto di 2mila euro sull’acquisto, ma l’incentivo è scaduto già da due mesi.
Sono ancora attivi invece quelli per l’acquisto di auto elettriche e auto ibride. Per quanto riguarda l’acquisto di auto elettriche sono stati sfruttati solamente 37 milioni sui 180 messi a disposizione dal governo. I fondi utilizzati per l’acquisto delle ibride plug-in sono stati ancora meno, visto che attualmente sono stati erogati solo 15 milioni sui 223 a disposizione.
Ci sono regioni che hanno messo a disposizione ulteriori incentivi per invogliare i cittadini a compiere questo passo. In Sicilia, ad esempio, sono stati rinnovati da poco gli ecobonus per la rottamazione delle vecchie auto che vanno sommati a quelli nazionali. Per l’acquisto di un’auto elettrica ad esempio, verranno offerti 5.000 euro che si sommeranno ai 5mila previsti dal bonus nazionale e consentiranno un risparmio di 10mila euro sull’acquisto. Solo 2.500 quelli previsti per l’acquisto di un’ibrida plug-in.
Va comunque risolto il problema delle tempistiche di consegna. Inutile offrire bonus se poi l’industria automobilistica non è in grado di rispettare i tempi di scadenza imposti dal governo o dalle regioni. Necessario dunque offrire una proroga, così da assicurare ai cittadini che vogliono acquistare un’auto sostenibile che lo sconto promesso sia effettivo e non uno specchietto per allodole.
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