Se hai difficoltà a concentrarti o a prendere sonno, probabilmente devi “domare” qualcosa che si è insediato dentro di te. Ecco di cosa parliamo.
È stata una lunga giornata e sei esausto/a. Ma non appena la tua testa si appoggia sul cuscino, la tua mente inizia a vagare in ogni dove: fatichi addirittura a rincorrerla. Se sei già stato sorpreso (in positivo o in negativo) da quanto lontano i tuoi pensieri possano andare quando ti lascia andare, sai già benissimo cos’è il “cervello della scimmia”.
“Il cervello della scimmia è un’esperienza mentale in cui ci sentiamo distratti, dispersi e sopraffatti“, dice Susan Chen, ex manager di Wall Street che ha lasciato il mondo aziendale 10 anni fa per diventare un’insegnante di meditazione. “La mente si sente come se fosse in ‘overdrive di pensiero’ e spesso manca di completezza di azione”. Il termine è comunemente usato nella meditazione buddista e vedica per indicare una mente inquieta. Come impatta tutto ciò sulla nostra vita quotidiana?
Le origini del termine “cervello della scimmia” risalgono all’antico folklore cinese. “L’espressione allude alla mente inconscia”, afferma Jenna Ji Min Lee, life coach ed esperta di meditazione, “una mente guidato dal passato, dai modelli familiari o dal dolore piuttosto che dalla consapevolezza”. Il cervello della scimmia può involontariamente far emergere tutti quei pensieri legati a problemi psicologici passati e a ferite irrisolte, senza che si riesce ad avere alcun controllo su di esso. Ecco perché questo stato mentale può essere così problematico.
Le insidie del “cervello della scimmia”
“Non avere accesso al momento presente a causa della sindrome del cervello della scimmia può privarci della gioia che si trova nelle esperienze di vita quotidiana”, dice Chen, “come essere presenti per amici e familiari, godersi un momento di pace durante il giorno o persino essere concentrati sul lavoro”. Vediamo allora se e come si può correre ai ripari.
Saltando da un pensiero all’altro, il cervello della scimmia può bombardarci di fastidiose distrazioni dal compito a portata di mano, sia che stiamo cercando di sonnecchiare o di metterci al lavoro. Se lo lasciamo correre senza freni durante la giornata lavorativa, può facilmente minare la produttività, avverte lo psicologo clinico Michele Leno. Stress e perdita di sonno possono esserne la causa o l’effetto, in quello che è spesso un circolo vizioso.
Se il fenomeno diventa particolarmente invasivo, tuttavia, potrebbe anche riflettere uno stato d’ansia o di depressione sottostante, e vale la pena di rivolgersi a un medico o a un terapeuta. Detto questo, la manifestazione occasionale del cervello della scimmia capita prima o poi a tutti, chiarisce Chen. La buona notizia è che può esserci un valido antidoto.
La strategia per tornare al momento presente
1. Scopri e accetta i modelli che regolano il tuo pensiero
Può sembrare un’idea contorta, ma il modo migliore per iniziare a comprendere la sindrome della scimmia è pensare a come pensi. Vedi se riesci a notare quando esattamente i tuoi pensieri iniziano ad andare fuori dai binari, o quali eventi stimolano la loro divagazione. “Mentre riposi, fai qualche scavo analitico”, consiglia Lee. Chiediti da dove potrebbe venire questo o quel modello di pensiero, se ha a che fare con un genitore o un’esperienza passata, e vedi se riesci a venire a patti con quel problema.
2. Fai amicizia con la tua scimmia interiore
Se il cervello della scimmia ti sta ricordando quella cosa imbarazzante che hai detto anni fa, per esempio, il tuo istinto potrebbe essere quello di rimproverarti per non essere in grado di controllarti. Secondo gli esperti, tuttavia, questo è esattamente l’opposto di ciò che dovresti fare, ovvero solidarizzare con la tua mente (anziché demonizzarla).
“Le tecniche di meditazione buddista danno valore all’essere un alleato compassionevole del pensiero e fare amicizia con la mente attraverso le pratiche di consapevolezza”, afferma Chen. Fai alcuni respiri profondi e cerca di accettare la tendenza naturale della tua mente per quello che è, invece di opporle resistenza.
3. Resisti alla tentazione del multitasking
Le nostre menti non sono state progettate per il multitasking. Più cose cerchi di fare contemporaneamente, più è probabile che la tua mente inizi a virare nel territorio del cervello della scimmia. Se continui a farti carico di mille compiti tutti insieme, non solo il risultato di ciascuno ne risentirà, ma anche le connessioni della tua mente ti renderanno molto più suscettibile alla distrazione. Al contrario, più sei in grado di esercitarti costantemente facendo solo una cosa alla volta, più facile sarà per la tua mente rimanere funzionale.
4. Adotta un mantra
Se ti ritrovi travolto dal caos della vita quotidiana, darti un mantra può essere un modo utile per rimanere “centrato”, spiega Chen. Nella meditazione vedica, “assegniamo ad ogni meditatore un mantra personalizzato, o vibrazione sonora, che spezza naturalmente il pensiero ronzante, scimmiesco e favorisce quello strato profondo e tranquillo che sta alla base di ogni pensiero”. Un mantra può essere una semplice frase: ad esempio, “Possa io stare bene, possa essere sano, possa essere felice”. Oppure una o due parole confortanti che non devono avere senso per nessuno tranne te. O anche solo un suono.
Provare per credere!