Cresce la voglia di vacanza degli italiani, ma anche i trucchi anti crisi per andare in ferie senza spendere un patrimonio.
Dilaga così la tendenza delle ferie smart working. Scopriamo di cosa si tratta e perché tanti scelgono questa opzione per fare le loro vacanze.
C’è tanta voglia di viaggiare, in questo periodo estivo, per staccare dalla quotidianità. Una rinnovata voglia di mettersi in viaggio fotografata da un’indagine di Airbnb sulle preferenze dei viaggiatori per questa estate 2023. Fino a qui non ci sarebbe nulla di strano, anzi. Il problema è che il desiderio di spostarsi verso altre mete deve fare i conti con un crescente costo della vita. C’è da farsi venire il mal di testa tra caro alloggi e caro voli, con tariffe altissime per i viaggiare in aereo, per non parlare dei trasferimenti in genere.
Per spendere meno soldi molti perciò hanno pensato di muoversi in anticipo, come mostra il 70% di ricerche in più di soggiorni per l’estate nei primi tre mesi del 2023 su Airbnb, piattaforma statunitense guidata da Brian Chesky che mette in contatto persone che cercano un alloggio o una camera per qualche periodo non troppo lungo con persone (in genere privati) che hanno uno spazio extra da affittare.
Vacanze più lunghe grazie allo smart working
E non è tutto: nell’epoca del lavoro da remoto si diffonde sempre più la tendenza a allungare la durata della vacanza grazie alle possibilità offerte dallo smart working. Insomma, lo smart working non allungherà la vita, ma a quanto pare le ferie sì. Smart working sembra fare rima con low cost. Grazie al lavoro a distanza infatti sono cresciuti i soggiorni lunghi in località dove vivere costa meno, prenotando proprio sul noto portale Airbnb.
L’idea cavalca la nuova tendenza della workation, neologismo che abbina le parole inglesi work (lavoro) e vacation (vacanza). Si tratta di combinare lavoro e vacanza, lavorando da remoto (da casa o da qualunque altra location) mentre si è in vacanza. Una pratica diventata sempre più popolare grazie alla diffusione dello smart working, con la separazione sempre più marcata (resa possibile dalle nuove tecnologie digitali) tra luogo fisico e luogo di lavoro. È quello che alcuni hanno chiamato il placeless job, il lavoro senza luogo.
Workation, ecco chi lo preferisce
Questa modalità di lavoro è particolarmente apprezzata, a quanto sembra, dalla cosiddetta «classe creativa» composta da tutte quelle figure professionali «senza colletto» che svolgono mansioni più creative (basti pensare a quelle tipiche della new economy) dove incontrarsi fisicamente coi colleghi non sempre è necessario. Lavorare in vacanza per un «creativo» è sempre più spesso la prassi (ad esempio chi scrive, fa editing, crea video, ma anche chi fa traduzioni).
Tra le conseguenze della workation c’è appunto la crescita dei soggiorni più lunghi (che sfiorano o superano anche il mese di permanenza) in località più convenienti dal punto di vista delle spese, dove trasferirsi senza smettere di lavorare da remoto. Così molti prenotano periodi di vacanza più prolungati per combinare lavoro e ferie spendendo il tempo libero per fare nuove esperienze lontano da casa, visitando luoghi nuovi.
Le località italiane più gettonate per le ferie smart working
Le località che hanno visto crescere significativamente le prenotazioni sono situate soprattutto in Sud Italia e nelle isole. Probabilmente – ipotizza la ricerca di Aribnb – per la loro convenienza economica.
Attraverso la piattaforma è possibile prenotare e spendere meno di 100 dollari a notte (poco più di 90 euro al cambio attuale) in uno degli alloggi disponibili. Le località estive più gettonate vanno dalla Puglia (con Ugento, Brindisi e Carovigno) alla Sardegna (Tertenia, Sant’Antioco e Badesi) passando per la Campania (Salerno, Pompei, Vico Equense) per finire con Bergamo, in Lombardia, unica località nordica tra le 10 più di tendenza sul portale online.
Il boom delle ferie più lunghe col mix lavoro-vacanza
Come dicevamo, lo smart working allunga le ferie degli italiani. Anche se negli ultimi mesi diversi uffici hanno richiamato i loro dipendenti al lavoro in presenza almeno per qualche giorno alla settimana, chi può sceglie ancora di lavorare a distanza.
Nei primi tre mesi dell’anno le notti prenotate dai nostri connazionali per periodi di tempo superiori ai 28 giorni sono aumentate del 30% rispetto al 2022, come a testimoniare che gli italiani continuano a trovare di loro gradimento questo mix di vacanza e lavoro che consente di passare del tempo in posti nuovi, differenti da quelli abituali.
Quest’estate le destinazioni più ricercate per questo genere di viaggi spaziano tra le sponde del Mediterraneo e quelle dell’Oceano Atlantico: Cervia, Forte dei Marmi, San Felice Circeo, Milano, Riccione, Anzio, Viareggio, New York, Cesenatico e Barcellona. «È interessante osservare i flussi turistici degli italiani in questo momento: c’è sempre più voglia di viaggiare e di instaurare relazioni. Non solo, infatti, la richiesta di alloggi su Airbnb è in crescita, ma si nota che l’evoluzione nel modo di viaggiare iniziata gli anni scorsi non si è fermata. I nostri connazionali soggiornano più a lungo rispetto al passato, cercano opzioni convenienti ed esplorano nuove destinazioni», sottolinea Giacomo Trovato, Country Manager di Airbnb Italia.
Un’altra tendenza: alla riscoperta della natura
Non appare casuale, da questo punto di vista, un’altra tendenza emersa (o riemersa) in questo periodo: la scoperta del turismo diffuso. Gli italiani optano sempre più cioè per soluzioni e strutture che permettano loro di rifugiarsi nella natura. Distanti insomma dalla congestione di auto inquinanti e caldo afoso sempre più tipica dei grandi centri urbani. Ad esempio da gennaio a marzo 2023 oltre un quarto delle prenotazioni hanno avuto come destinazione dei soggiorni in aree rurali.
E rispetto allo stesso periodo dello scorso anno queste prenotazioni sono aumentate di quasi il 50%. Senza contare che le famiglie che scelgono Airbnb per i loro viaggi hanno l’opportunità di andare a visitare località con paesaggi inediti e panorami da far perdere il fiato. Col vantaggio non indifferente però di non essere affollati dalla presenza di centinaia o di migliaia di altri turisti.
Quanto si guadagna ospitando chi sceglie le ferie smart working
Un altro dato interessante riguarda gli host italiani. L’anno scorso, grazie all’ospitalità in casa, hanno guadagnato un reddito extra sicuramente utile e prezioso per il mantenimento delle proprie famiglie.
Nel 2022 il guadagno medio di un gestore o di un proprietario di alloggio o di una stanza privata si è aggirato intorno ai 1.300 euro. Invece il prezzo medio di una stanza sulla piattaforma in Italia è stato pari a 71 euro a notte.
La cosa interessante è che optando per un soggiorno come questo gli ospiti hanno la possibilità di conoscere la città da un punto di vista più vicino a quello di un residente del luogo che non a quello di un turista.
Quanto alla ricaduta economica sul territorio, gli ospiti che visitano la Penisola con Airbnb spendono circa 117 euro giornalieri a testa. Una buona percentuale di questo denaro speso in vacanza finisce per essere convogliato nei ristoranti del posto, nei prodotti enogastronomici e nello shopping. A quanto pare poi gli italiani hanno dimostrato di essere ottimi e ospitali padroni di casa, vista l’eccellenza delle valutazioni da parte dei loro ospiti. La valutazione media infatti è di 4,8 stelle (su 5 della valutazione massima) e ben l’80% delle recensioni e dei feedback sono a 5 stelle.