Svolta epocale per quanto riguarda le fotografie in alcuni luoghi privati: la decisione ha già fatto scattare più di qualche polemica.
Immortalare i propri ricordi in foto è diventata negli anni una delle attività più diffuse in assoluto. Con il passare il del tempo la possibilità di scattare immagini uniche, grazie all’avanzare della tecnologia, si è trasformata in una cosa sempre più comune. Prima ciò che sembrava ad appannaggio dei professionisti adesso è qualcosa davvero semplice da realizzare. Basta avere una macchina fotografica di un certo tipo oppure uno smartphone moderno per ottenere dei risultati assolutamente soddisfacenti.
Tuttavia, è anche bene ricordare che ci sono dei luoghi e delle situazioni severamente soggette a privacy dove è impossibile scattare foto e soprattutto renderle pubbliche. In caso contrario si rischia di andare incontro a delle pesantissime sanzioni. Fare foto senza problemi è assolutamente possibile, soprattutto quando si tratta di luoghi pubblici come strade o piazze, a patto però che si faccia attenzione nel riprendere i volti delle persone intorno a noi.
Discorso decisamente diverso quando si tratta invece di immortalare immagini provenienti da luoghi privati come ad esempio negozi, supermercati e centri commerciali . In quel caso il titolare dell’attività ha la possibilità di imporre dei divieti. Basti pensare anche ai musei dove spesso è esplicitamente dichiarato che non si possono scattare foto. Anche se in quel caso molto dipende anche dal flash che potrebbe in qualche modo rovinare l’opera d’arte. Nel frattempo, delle nuove direttive sono state diramate in queste ore. Mossa giusta o ennesimo passo verso la censura?
Polemiche in Svizzera, severi divieti sulle foto in ambito sportivo: cosa sta succedendo
Si tratta di una questione di interesse internazionale sollevata in tempi recenti soprattutto dalla Svizzera: l’ambito è quello sportivo, più precisamente quello relativo alla ginnastica. La Federazione elvetica ha da poco deciso di adottare delle severe normative nei confronti di scatterà foto equivoche alle ginnaste. Chi entrerà negli impianti in qualità fotografo autorizzato, dovrà perciò stare molto attento alla posizione in cui da ora in poi immortalerà le atlete.
Niente più foto a gambe divaricate per le ginnaste in Svizzera. Il motivo è molto semplice, secondo la federazione scatti di questo genere tendono a sessualizzare eccessivamente la loro figura. Niente più immagini di ginnaste intente a realizzare una spaccata che per essere fatta alla perfezione richiede ore e ore di allenamento. Il rischio, da parte di chi divulga questi scatti, è quello di veder il proprio accredito ritirato e di essere persino estromesso dalle varie competizioni.
Insomma, chi vorrà tenersi stretto il proprio lavoro di fotografo ma continuando a fare informazione attraverso le immagini, dovrà stare ben attento a cosa immortalerà. La Federazione svizzera non ha dubbi, secondo i maggiori esponenti la strategia è quella di smetterla di strumentalizzare, spesso sfociando in riferimenti sessuali, la figura della donna. Chissà quale sarà la prossima Federazione che deciderà di adottare la stessa politica del Paese transalpino.
I precedenti che hanno portato a questa storica scelta
Ad aver detto la sua nei confronti di questi cambiamenti che secondo alcuni appaio già epocali, è stata Naomi Kempter. Figura di spicco del mondo dell’atletica svizzera che si è dichiarata soddisfatta della scelta: “Volevamo dare un segnale forte, era ora di fare qualcosa. Gli atleti dovrebbero praticare i loro sport senza badare a come appaiono o a come vengono fotografati“.
Una scelta che ha già fatto discutere, specialmente in seguito a quanto successo ai giochi olimpici di Tokyo nel 2020. A fare giurisprudenza ci hanno pensato alcune ginnaste tedesche (Elizabeth Seiz, Pauline Schaefer-Betz e Kim Bui) che si rifiutarono di indossare il classico body sostituendolo con una tuta lunga fino alle caviglia. Questo, in certo senso, ha spinto la Svizzera ad essere la prima nazione ad adottare questo tanto discusso quanto allo stesso tempo legittimo cambiamento.