Il mese del Pride ha avuto inizio e anche quest’anno si celebrerà l’orgoglio della comunità Lgbtq+. Ma qual è la storia dietro tale ricorrenza?
Giugno è il mese del Pride, nel corso del quale si tengono le principali manifestazioni che hanno l’intento di celebrare l’orgoglio e la fierezza Lgbtq+. In tutto il mondo vengono organizzati eventi, parate, concerti ed iniziative volti ad aumentare la sensibilizzazione intorno a temi come i diritti delle persone che appartengono a tale comunità e la libertà di poter vivere esprimendo se stessi e amando chi si desidera.
Come da tradizione, anche quest’anno si terranno numerose manifestazioni. Ma a differenza di quanto accaduto in passato, i Pride di Roma e Milano non potranno contare sul patrocinio della Regione Lazio e della Regione Lombardia. Una decisione che ha scatenato non poche polemiche. Non solo da parte delle associazioni ed organizzazioni che combattono per i diritti Lgbtq+, ma anche di diversi artisti.
Elodie, negli scorsi giorni, ha espresso il suo disappunto verso il cambiamento di rotta della Regione Lazio dichiarando di sostenere pienamente la comunità gay, trans e queer. Allo stesso modo Paola e Chiara – che saranno le madrine dell’evento – in un’intervista a Vanity Fair hanno rimarcato la necessità di costruire un “mondo sicuro dove ciascuno si deve sentire libero di amare chi vuole”.
Una situazione sempre più tesa
Il dibattito intorno al Pride, quest’anno, è apparso fin da subito piuttosto acceso, con molti colpi di scena. A partire dalla polemica scoppiata per le parole della cantante Arisa, che lo scorso anno è stata la madrina della manifestazione. Nel corso di un’intervista a Peter Gomez, si è lasciata andare ad una serie di dichiarazioni sul governo e sui diritti Lgbtq+ che hanno scatenato l’ira di tantissimi utenti.
Le reazioni del pubblico hanno portato l’artista a rinunciare alla partecipazione alla manifestazione, per poi sfociare in uno scontro contro le già menzionate Paola e Chiara, le quali non hanno potuto fare a meno di puntare il dito contro le sue affermazioni. La situazione, in quest’ultimo periodo, si è fatta particolarmente critica per via della sempre più crescente tensione tra la comunità e il governo Meloni.
Questo è stato accusato di veri e propri “attacchi” nei confronti della popolazione Lgbtq+. In particolare per quanto riguarda argomenti come i diritti delle famiglie arcobaleno e dei loro figli, oltre che la maternità surrogata tanto osteggiata dallo Stato. In uno scenario simile, capire quali sono le origini del Pride e per quale motivo si tratta di una causa così importante si fa ancora più sentito.
Le origini del Pride
Non è un caso che il Pride Month cada proprio in questo periodo. Le manifestazioni e gli eventi organizzati oggi affondano le loro radici in una rivolta, scoppiata tra il 27 e il 28 giugno del 1969 negli Stati Uniti. All’epoca le discriminazioni contro cui le persone appartenenti alla comunità gay, trans e queer dovevano fare i conti erano ancora più sistematiche.
La violenza della polizia, in particolare, impediva loro di godersi anche una semplice serata fuori, nei locali frequentati dalla comunità, che rappresentavano una sorta di “porto sicuro“. La rabbia e il dolore della persone vittime di tali ingiustizie è esplosa in una ribellione quando, nella notte del 27 giugno, alcuni agenti hanno fatto una retata nel club Stonewall Inn di New York irrompendo nel posto e iniziando a prendere di mira i presenti.
Avvenimenti simili erano all’ordine del giorno. Eppure quanto accaduto quella sera è passato alla storia. Masha P. Johnson, drag queen e attivista che figura tra le principali partecipanti di quelli che vengono ricordati come i moti di Stonewall, ha deciso che non avrebbe più tollerato simili soprusi. Come lei, tante altre persone – anziché limitarsi a subire le violenze degli agenti – si sono ribellate.
In seguito al lancio di un bicchiere contro ad uno specchio da parte di Johnson, la rivolta è cominciata. L’attivista si trovava insieme alle sue amiche Sylvia Rivera (con la quale ha fondato il Gay Liberation Front e che è diventata celebre per aver scagliato uno dei suoi tacchi contro ad un poliziotto) e Stormé DeLarverie (artista performativa nota per essere stata un’icona della lotta Lgbtq+).
La prima manifestazione
Allo scontro hanno fatto seguito i moti di Stonewall, durante i quali le persone che fino a quel momento avevano patito le discriminazioni da parte delle forze dell’ordine e più in generale della società, hanno marciato fianco a fianco reclamando la loro libertà di esprimere la propria essenza. “We are the Sonewall girls, we wear our hair in curls, we show our public hair, we wear our dungarees above our nelly knees” si cantava in strada.
La traduzione dello slogan è la seguente: “Siamo le ragazze dello Stonewall, abbiamo i capelli corti, non indossiamo intimo, vi mostriamo i nostri peli pubici e mettiamo delle salopette corte sopra le nostre ginocchia ‘effemminate'”. Un anno più tardi, nella città di Ney Work, il 28 giugno si è tenuta la prima manifestazione ufficiale denominata Christopher Street Liberation Day Commettee.
Queste sono le origini di quella che ormai è una ricorrenza internazionale. Inizialmente conosciuta come Gay Pride, ma ora solamente Pride, la manifestazione è nata dal coraggio di tutte le persone che hanno deciso di ribellarsi alle discriminazioni. Ed è per questo motivo che oggi continua ad avere un’importanza fondamentale per la comunità Lgbtq+, vista la necessità di rimarcare quanto sia necessario lottare per la parità di diritti.