Roberto Mancini fa commuovere il mondo intero con delle bellissime parole rivolte all’amico scomparso di recente, Gianluca Vialli.
Quello tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli è stato un rapporto esemplare, di quelli che servono da spot per il mondo del calcio e per quelli che dovrebbero essere i suoi valori. Sì, perché al di là delle possibili ricchezze, della gloria e della fama, del ricordo nell’almanacco e nella storia, della popolarità e delle veline e modelle che potrebbero interessarsi a voi durante la carriera, ciò che il calcio dovrebbe aiutare a creare sono rapporti di amicizia stabili.
Si dice infatti che il calcio, esattamente come ogni altro sport, ha il compito di veicolare i valori della fratellanza, della solidarietà, della tolleranza, della socialità e dell’accettazione, oltre ovviamente a quelli del fair play e della sportività. Insomma questo meraviglioso sport dovrebbe avere un compito pedagogico, insegnarci ad essere esseri umani migliori, a relazionarci con tutti e a creare dei legami stabili.
In tal senso la storia di Roberto Mancini e Gianluca Vialli è esemplare. Il “Mancio”, attuale commissario tecnico della Nazionale, ha cominciato la propria carriera da giovanissimo con la maglia del Bologna. Aveva appena 17 anni ed il suo debutto in massima serie nel 1981 ha fatto immediatamente capire di essere di fronte ad un possibile fenomeno del calcio italiano e mondiale. L’anno dopo è stato acquistato dalla Sampdoria, squadra ambiziosa che puntava al titolo e che voleva costruire una squadra da scudetto proprio attorno al talento di Roberto Mancini.
Coetaneo di Mancini, Gianluca Vialli ha cominciato la sua carriera professionistica un anno prima, però in C1 con la Cremonese. A Cremona avevano già intuito il suo talento e la stagione successiva, nonostante fosse la prima in Serie B, l’attacco è stato affidato al 17enne riccioluto. Giocherà tre stagioni come leader dell’attacco della Cremonese in B e nell’ultima (’83/’84) dimostra di avere il potenziale per sfondare anche in A.
Gianluca Vialli e Roberto Mancini: i gemelli del gol
Nell’estate del 1984, la Sampdoria acquista Vialli e lo affianca a Mancini. I due ventenni terribili ci mettono qualche anno prima di ingranare, ma sin dalla prima stagione insieme mostrano di avere una connessione speciale. Il Mancio ha visione di gioco, tecnica sopraffina e riesce a vedere il movimento di Gianluca senza nemmeno alzare la testa, Vialli è un attaccate rapido e tecnico, capace di mettere in difficoltà qualsiasi difensore e di vedere la porta come pochi altri.
In quella prima stagione insieme Vialli e Mancini riescono a trascinare la Samp alla vittoria della Coppa Italia, vittoria che si ripeterà anche nell’88 e nell’89 (anno in cui arriva anche la Coppa delle Coppe). In campionato la squadra ligure è sempre tra le prime, ma per 5 stagioni non arriverà nemmeno vicino alla conquista del titolo. Sono gli anni del Milan degli Olandesi e del Napoli di Maradona, nonché quelli dell’Inter dei tedeschi. Insomma la concorrenza è agguerrita e nessuno o quasi si aspetta che prima o poi quello scudetto arrivi davvero.
Nella stagione 1990-1991, Vialli e Mancini sono al massimo della loro crescita e della forza fisica, hanno 27 anni e sono considerati insieme a Roberto Baggio, Paolo Maldini, Demetrio Albertini e Franco Baresi, le stelle della Nazionale. Si tratta per altro della stagione post Mondiale italiano, quella in cui abbiamo coltivato il sogno di vincere proprio grazie alle prestazioni di questi talenti (a cui si è aggiunto un sorprendente Schillaci).
Lo scudetto vinto a sorpresa e la Coppa dei Campioni sfiorata
Ai nastri di partenza le favorite sono il Napoli campione d’Italia in carica e il Milan di Arrigo Sacchi, fresco campione d’Europa per il secondo anno consecutivo. Tuttavia la Sampdoria quell’anno è in stato di grazia e la connessione tra i gemelli del gol più forte che mai. Il fantasista mette a segno 12 reti e regala un’infinità di assist, il centravanti ne segna 19 (il massimo in carriera in Serie A) ed insieme trascinano la Samp al suo primo storico ( e finora unico) scudetto.
L’anno successivo la Sampdoria di Vialli e Mancini va alla caccia della Coppa dei Campioni. Alla società ligure e alla coppia di attaccanti manca solo questo trofeo internazionale per vincere tutto e proprio in quella stagione ci vanno vicinissimo. I doriani arrivano in finale contro il Barcellona, altra squadra che in quegli anni aveva costruito per vincere campionato e coppe e che era alla ricerca della prima affermazione internazionale.
Le due formazioni giocano alla pari nonostante i catalani abbiano sulla carta una squadra molto più forte. Il match sembra bloccato e basterebbe un episodio favorevole per sbloccarlo in proprio favore. Purtroppo per Vialli e Mancini questo capita sui piedi di Ronald Koeman: il calciatore olandese trova infatti un gol sensazionale su calcio da fermo durante i tempi supplementari e permette ai catalani di sollevare la prima Coppa Campioni.
Un’amicizia durata nel tempo: la malattia di Vialli e la vittoria con la Nazionale
Dopo quella delusione la strada professionale di Vialli e Mancini si è separata. Il Mancio è rimasto bandiera della Samp per qualche anno prima di trasferirsi alla Lazio, mentre Vialli si è trasferito alla Juventus con il sogno di alzare quella coppa che gli era sfuggita alla Samp. Insieme hanno partecipato allo sfortunato Mondiale del ’94, quello perso ai rigori contro uno dei Brasile meno forte della storia.
Alla Juve Vialli ha vinto un altro scudetto e la tanto agognata Coppa dei Campioni (per altro l’ultima sollevata dai bianconeri), quindi si è trasferito al Chelsea per concludere la sua carriera in Premier League. Mancini invece si è trasferito alla Lazio nel 1997 ed a Roma ha vinto un altro scudetto, una seconda Coppa delle Coppe (terza coppa europea per importanza) ancora qualche Coppa Italia e una Supercoppa Uefa.
Entrambi hanno provato la carriera da allenatori, ma con fortune alterne. Roberto Mancini si è rivelato un ottimo allenatore, uno dei migliori al mondo, ed ha vinto tanti trofei con l’Inter e con il Manchester City. Meno fortunato Vialli che dopo aver allenato il Chelsea ed il Watford ha deciso di dedicarsi alla carriera televisiva a Sky.
Nonostante le loro strade professionali si siano diversificate con il passare del tempo ed i rispettivi impegni li abbiano allontanati, il Mancio e Vialli sono rimasti grandi amici. Proprio Mancini è stato colui che gli è stato più vicino quando Gianluca ha scoperto di essere malato. Sempre Mancini lo ha voluto al suo fianco in Nazionale quando gli è stato offerto il ruolo di Commissario Tecnico.
Nell’estate del 2021 i due sono riusciti a raggiungere un sogno comune, quello di alzare un trofeo internazionale con la Nazionale. L’Europeo vinto dall’Italia due anni fa è stato inatteso ed ha regalato loro un momento di grandissima emozione e gioia. L’abbraccio dopo il fischio finale tra Vialli e Mancini è stato ripreso in diretta ed ha fatto commuovere il mondo intero, poiché in quella stretta c’erano mille significati, in quelle lacrime anni di sacrifici, delusioni e speranze finalmente ripagati.
Roberto Mancini ricorda in questo modo Gianluca Vialli: tutti commossi
Alla fine dello scorso anno le condizioni di salute di Gianluca Vialli sono improvvisamente peggiorate. Il male che lo aveva colpito era già tornato da tempo, ma tutti avevano la speranza che lui sarebbe stato in grado di sconfiggerlo nuovamente. Le cose sono andate in modo diverso e il 6 gennaio 2023 l’ex calciatore è morto a 58 anni.
Una tragedia umana e sportiva che ha lasciato un solco indelebile nel cuore di tanti appassionati di calcio ed ovviamente in quello di familiari, amici e parenti. Tra questi c’è ovviamente Roberto Mancini, il quale è stato scelto per portare la bara dell’amico insieme ai fratelli di Gianluca e a Massimo Mauro.
Lo scorso 9 luglio, in occasione di quello che sarebbe stato il 59° compleanno dell’amico, un Mancini ancora afflitto per la sua scomparsa ha deciso di ricordarlo con queste parole sui social: “Tanti auguri Luca❤ Manchi immensamente❤ Se hai tempo, passa ad abbracciarmi in un sogno. Io, come sempre, ti mando un bacio nel vento sperando ti arrivi, ovunque tu sia”.
Parole bellissime che hanno commosso tutti i loro fan e anche chi ha conosciuto la loro storia solo marginalmente. Delle frasi che fanno capire quanto sia ancora forte il dolore per l’assenza dell’amico e quanto fosse profondo e stretto il loro legame. Un rapporto che nel calcio senza bandiere di oggi, probabilmente, non si potrebbe più creare.