Gli 11 sintomi della demenza che possono comparire fino a 14 anni prima della malattia

Demenza: ci sono 11 fattori di rischio che possono presentarsi anche 14 anni prima di sviluppare questa terribile patologia.

Uno studio recente identifica tutta una serie di fattori, in gran parte modificabili, che possono annunciare l’insorgenza della demenza. Ecco quali sono e perché è una bella notizia quanto scoperto dai ricercatori.

11 sintomi precoci di demenza
Ci sono 11 fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare la demenza – grantennistoscana.it

Un test per la diagnosi precoce della demenza. Lo hanno messo a punto i ricercatori dell’Università di Oxford, nel Regno Unito, che hanno scoperto 11 fattori di rischio che possono manifestarsi nei pazienti fino a 14 anni prima che ricevano la diagnosi ufficiale della malattia.

C’è da ricordare che demenza è un termine generico. Lo si utilizza per indicare un insieme di malattie come l’Alzheimer – che rappresenta circa i due terzi dei casi – caratterizzate da alterazioni cognitive spesso associate alla perdita della memoria, a disturbi del linguaggio e al disorientamento nel tempo o nello spazio.

Secondo le stime dell’OMS, nel mondo circa 47,5 milioni persone sono affette da demenza. Si prevede che entro il 2030 questo numero possa aumentare fino a raggiungere i 75,6 milioni di pazienti e perfino quasi triplicare entro il 2050, toccando quota 135,5 milioni.

Un punteggio per prevedere chi rischia di ammalarsi di demenza

Il nuovo test si chiama UK Biobank Dementia Risk Score (UKBDRS). Ha dimostrata maggiore affidabilità rispetto agli altri tre test oggi largamente impiegati e sviluppati in Australia (ANU-ADRI), Finlandia (CAIDE) e Regno Unito (DRS).

punteggio del rischio di demenza
Il nuovo test promette grandi cose nella previsione del rischio di ammalarsi di demenza – grantennistoscana.it

Gli 11 fattori di rischio, perlopiù modificabili, hanno portato anche a elaborare un nuovo “risk score”, cioè un punteggio di rischio che permetterà di prevedere la probabilità di sviluppare la demenza entro i prossimi 14 anni.

L’importante studio, pubblicato sulla rivista BMJ Mental Health, ha analizzato complessivamente i dati di due grandi gruppi di persone di età compresa tra i 50 e i 73 anni, inseriti nella Biobank del Regno Unito, un database biomedico di documentazione e ricerca che contiene informazioni genetiche e sanitarie dettagliate su circa mezzo milione di partecipanti provenienti dal Regno Unito.

Da anni i ricercatori sono al lavoro per cercare di prevedere la probabilità che una persona sviluppi la demenza. A questo infatti mirano infatti i diversi punteggi di rischio, creati allo scopo di mettere in campo una serie di misure di prevenzione. Quasi tutti i precedenti punteggi di rischio però non si sono rivelati sufficientemente affidabili in diversi gruppi di età e zone geografiche. In più alcuni di loro presuppongono test invasivi e costosi, un fatto che ne preclude l’utilizzo nelle cure primarie.

Come si è svolto lo studio britannico sui fattori di rischio della demenza

Per superare tutti questi limiti i ricercatori hanno preso in esame, come detto, due grandi gruppi di persone (50-73 anni) che hanno preso parte a due studi a lungo termine. Un primo gruppo è servito per lo sviluppo del nuovo “risk score”, del nuovo punteggio di rischio (studio UK Biobank). Invece il secondo gruppo è servito a validare questo stesso punteggio (Whitehall II).

come si è svolto lo studio sul rischio di demenza
Ecco come gli scienziati hanno sviluppato il nuovo test per prevedere una possibile demenza – grantennistoscana.it

In totale l’analisi finale ha visto coinvolte nel primo studio 220.2762 persone (età media di poco sotto i 60 anni), mentre altri 2.934 partecipanti (57 anni l’età media) sono stati inclusi nel secondo studio. Successivamente gli autori della ricerca hanno stilato un elenco di 28 fattori scientificamente accertati associati a un rischio allo o ridotto di sviluppare la demenza.

A questa lista di fattori gli esperti hanno poi applicato un metodo statistico elaborato per individuare e selezionare i fattori più “forti”, scartando quelli meno rilevanti. Infine hanno concentrato il punteggio sui predittori risultati più forti. Ne è uscita fuori la lista di 11 fattori che appaiono validi per prevedere qualunque tipo di demenza.

11 fattori di rischio della demenza, ecco quali sono

Oltre ai fattori di rischio gli scienziati si sono concentrati anche sulla presenza o meno del gene APOE, comunemente associato allo sviluppo della demenza. Questo gene – un noto fattore di rischio per la demenza coinvolto nella produzione di una proteina utile al trasporto del colesterolo e di altri grassi all’interno del flusso sanguigno – è stato aggiunto al punteggio di rischio UKBDRS. Nel primo studio (UK Biobank) i portatori del gene sono risultati 157.090, mentre nel secondo studio (Whitehall II) erano 2.315.

quali sono gli 11 fattori del rischio di demenza
Undici. Tanti sono i fattori di rischio di demenza – grantennistoscana.it

Ma quali sono allora questi 11 fattori di rischio finiti nel punteggio per prevedere l’insorgenza della demenza? Eccoli:

  1. Età;
  2. Scarsa istruzione;
  3. Storia di diabete;
  4. Depressione (attuale o passata);
  5. Ictus;
  6. Storia genitoriale di demenza;
  7. Vulnerabilità sociale;
  8. Pressione alta;
  9. Colesterolo alto;
  10. Vivere da soli;
  11. Sesso maschile.

Entro 14 anni il 2% dei partecipanti del gruppo UK Biobank (3.813 persone) e poco più del 3% del gruppo Whitehall II (93 persone) si sono ammalati di demenza. I ricercatori hanno confrontato i valori predittivi del punteggio UKBDRS – con e senza gene APOE – con quelli della sola età è con quelli degli altri punteggi di rischio utilizzati attualmente. Il punteggio predittivo migliore lo ha prodotto proprio UKBDRS-APOE, subito dopo si sono classificati UKBDRS, l’età da sola, DRS, CAIDE e infine ANU-ADRI.

Ecco perché il test potrebbe anche essere migliorato

L’accuratezza del test, suggeriscono i ricercatori, potrebbe essere ulteriormente migliorata. Il livello di predittività potrebbe essere innalzato con l’aggiunta di test cognitivi, di una scansione del cervello e di un esame del sangue in modo da rintracciare gli indicatori di neurodegenerazione. Il problema è che questi esami, richiedendo parecchio tempo e denaro, non sempre potrebbero essere disponibili.

possibile miglioramento del punteggio di rischio di demenza
Il test sul rischio di demenza ha anche dei margini di miglioramento – grantennistoscana.it

Raihaan Patel (Dipartimento di Psichiatria di Oxford), autore principale della ricerca, sottolinea che UKBDRS potrebbe essere usato al meglio come «strumento iniziale di screening per stratificare le persone all’interno di classi di rischio, e coloro identificati come ad altro rischio potrebbero poi beneficiare di valutazioni di follow-up più approfondite».

Punteggio di rischio della demenza: come potrebbe cambiare le cose

Attenzione però, specifica la dottoressa Sana Suri, coautrice dello studio: il punteggio di rischio indica «solo la nostra possibilità di sviluppare la demenza; non rappresenta un risultato definitivo». L’importanza di ciascun fattore di rischio è variabile e alcuni fattori inclusi nel punteggio UKBDRS sono suscettibili di essere «modificati o trattati». Il che significa che «ci sono cose che tutti possiamo fare per contribuire a ridurre il rischio di demenza».

demenza perché il nuovo test sarebbe una svolta
Riuscire a stimare il rischio di sviluppare la demenza rappresenterebbe una vera svolta nella cura di questa malattia – grantennistoscana.it

Così se da un lato fattori immodificabili come «l’età avanzata, 60 anni e oltre, e l’APOE conferiscono il rischio maggiore», dall’altro anche «fattori modificabili come il diabete, la depressione e l’ipertensione, giocano un ruolo chiave» nello sviluppo della malattia, ha aggiunto la professoressa Suri.

Per esempio «il rischio stimato per una persona con tutte queste caratteristiche sarà circa tre volte superiore rispetto a quello di una persona della stessa età che non ne ha alcuna».

Demenza, da destino ineluttabile a rischio calcolabile?

Naturalmente serviranno ancora molti passi – commenta di nuovo il dottor Patel – prima di arrivare a applicare il nuovo punteggio di rischio nella pratica clinica. «È ben noto – aggiunge ancora Patel – che il rischio, l’insorgenza e la prevalenza della demenza variano in base alla razza, all’etnia e allo status socioeconomico».

Perciò la «prestazione uniforme dell’UKBDRS all’interno di questi due gruppi indipendenti rafforza la nostra fiducia nelle sue possibilità di applicazione». Adesso resta da valutare la tenuta del nuovo test «in gruppi più differenziati di persone sia all’intero che all’esterno del Regno Unito», conclude lo scienziato.

Si tratta di un importante passo in avanti che lancia un messaggio chiaro: trattando precocemente i fattori di rischio (diabete, ipertensione, depressione) avremo modo di abbassare significativamente il rischio di ammalarci più avanti di demenza. E così finalmente un giorno questa terribile malattia potrebbe non apparire non più come una sorte ineludibile ma come un rischio che è possibile diminuire.

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