Un nuovo studio ha individuato un livello del sangue che predice la comparsa di Alzheimer in un soggetto, addirittura anni prima che questo si sviluppi effettivamente.
La medicina sta facendo passi da gigante e questo permette di ottenere risposte importanti in termini di prevenzione. La ricerca permette di fornire una diagnosi precoce della malattia e quindi di poter anche lavorare a cure migliori e più appropriate.
I ricercatori hanno individuato questo campanello d’allarme che sembra avere una diretta correlazione con la comparsa dell’Alzheimer. Una ricerca senza precedenti che porterà sicuramente a dei risvolti fondamentali per gli sviluppi della patologia.
Alzheimer, uno studio rivoluzionario permetterà lo screening
Gli scienziati hanno rilevato una molecola specifica che, associata a elevati livelli di una proteina, permette di prevedere il rischio di sviluppare l’Alzheimer. I livelli degli zuccheri nel sangue vengono ampiamente studiati perché sono spesso oggetto di attenzione per la comparsa di malattie.
Nel caso della demenza precoce sono i glicani ad essere interpellati. Questi sono degli zuccheri che si trovano sulla superficie delle cellule, quando ci sono patologie come l’Alzheimer che non permette alle cellule nervose di funzionare correttamente, si generano dei grovigli di una proteina chiamata tau che si occupa proprio del funzionamento dei neuroni. Glicani e tau lavorano insieme quindi analizzando i livelli di sangue nei soggetti è possibile comprendere con un certo anticipo quello che può accadere.
Al momento non ci sono delle vere e proprie cure per l’Alzheimer, tuttavia le terapie possono mitigare i sintomi e soprattutto laddove sia possibile intervenire precocemente sicuramente c’è la possibilità di cambiare le sorti dei futuri pazienti e quindi intervenire prima che la proteina tau inizi ad essere compromessa coinvolgendo poi le beta amiloidi e quindi portando all’insorgenza della malattia vera e propria. Si potrebbe pertanto bloccare la morte delle cellule nervose.
Questo è un passo avanti importante, già in passato altri studi avevano dimostrato che c’erano dei collegamenti tra questi elementi ma la questione era stata analizzata grazie a degli approfondimenti medici invasivi e complessi che non potevano certo essere esami di routine. Ora cambia proprio questo, l’approccio diventa più semplice e quindi potenzialmente applicabile a tutti come forma di screening sulla popolazione.
L’esame prende in considerazione i valori di glicani nel sangue e di tau e in questo modo può portare a definire il rischio genetico di sviluppare l’Alzheimer, predicendo la malattia con un’attendibilità dell’80% circa 10 anni prima dalla sua comparsa.